Attualità
Barche dall’Albania e pullman di linea fino a Roma trasportavano tonnellate di droga
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L’operazione Tibus ha svelato un complesso sistema di traffico e spaccio di droga in Italia, con connessioni significative tra diversi gruppi criminali. La droga proveniva dall’Albania, raggiungendo le coste pugliesi su barche e successivamente trasportata a Roma con veicoli a intestazione fittizia, inclusi pullman di compagnie private ignare delle attività illecite. “La stazione Tibus, vicino alla Tiburtina, fungeva da centro di smistamento nazionale e internazionale”.
I carabinieri hanno arrestato 147 persone in flagranza di reato per spaccio e detenzione di stupefacenti, sequestrando circa 900 chili di marijuana, 10 chili di hashish e diverse dosi di eroina, oltre a 90mila euro in contanti. Le indagini, avviate nel 2018 e condotte tra il 2019 e il 2021, hanno rivelato un’organizzazione transnazionale, con i nigeriani incaricati di reperire e distribuire la marijuana in Italia e in Europa.
Reclutamento nei centri migranti
I soggetti coinvolti nel traffico erano per lo più giovani incensurati reclutati nei centri di prima accoglienza. In particolare, il centro Sprar di via della Riserva Nuova al Villaggio Prenestino è emerso come un punto di stoccaggio e reclutamento per migranti nigeriani. Gli albanesi, dal canto loro, si occupavano dell’importazione della droga in Italia, compiendo anche estorsioni nei confronti dei clienti nigeriani per ritardi nei pagamenti, con il sospetto che utilizzassero armi da guerra.
Operazione internazionale
Grazie all’operato dei carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Roma Parioli, coordinati dalla Direzione Centrale Servizi Antidroga, sono state svolte operazioni in Italia, Spagna e Albania. Queste azioni giuridiche hanno portato all’esecuzione di un’ordinanza emessa dal giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma, con 27 arresti, di cui 20 in carcere e 7 agli arresti domiciliari.
Attualità
Du botti sono stati sparati da lui: Manuela Petrangeli uccisa con un fucile, no all’abbreviato per Molinaro
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La Corte d’Assise di Roma aprirà il processo il 1° aprile 2024 nei confronti di Gianluca Molinaro, accusato di aver ucciso la sua ex compagna Manuela Petrangeli il 4 luglio 2023. La richiesta di rito abbreviato presentata dalla difesa è stata respinta, e l’uomo rischia l’ergastolo.
I Dettagli del Delitto
Il femminicidio si è verificato in via Orseolo, nei pressi della clinica dove lavorava Petrangeli. Mentre la donna si trovava con un’amica e si dirigeva verso la sua auto, Molinaro, in evidente stato di ebbrezza, è uscito dalla sua vettura armato di un fucile e ha aperto il fuoco. Il delitto è stato pianificato, come dimostrano messaggi inviati a un amico poco prima dell’azione fatale.
Comportamento Precedente e Confessione
Molinaro era noto per il suo comportamento violento e per aver maltrattato precedentemente altre relazioni. Poco prima di compiere l’omicidio, aveva scritto a un amico: ‘oggi forse prendo due piccioni con una fava’. Dopo il delitto, in un altro messaggio aveva affermato: ‘gli ho sparato du botti’. Nonostante il suo gesto, Molinaro non ha mai mostrato segni di pentimento. Dopo l’omicidio, ha contattato la sua ex compagna confessando l’accaduto e seguendo la sua indicazione di costituirsi ai carabinieri.
Attualità
Il processo scatta per la figlia piccola del compagno obbligata a pulire casa e a vivere isolata dai coetanei
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Un caso di maltrattamenti familiari ha portato a un processo per la compagna di un padre, accusata di costringere la figlia del compagno a vivere in condizioni di isolamento e privazione. La vittima, che ha subito abusi psicologici e fisici, ha denunciato la situazione non appena ha compiuto 18 anni.
Maltrattamenti ed isolamento
La vicenda è iniziata nel 2014, quando la ragazzina aveva circa nove anni. Dopo la morte della madre, il comportamento del padre e della sua compagna è diventato sempre più oppressivo. La giovane era costretta a chiamare la matrigna “mamma” e non le era permesso di contattare i parenti materni. Una volta trasferitasi definitivamente a casa del padre, la situazione è ulteriormente peggiorata. Divenuta un’esclusa tra gli amici e coetanei, era costretta a svolgere tutte le faccende domestiche, e qualsiasi inadempienza era segnata da insulti e violenze.
Minacce e aggressioni
La giovane poteva incontrare amici e compagni di scuola solo durante le ore scolastiche e le era vietato avere relazioni al di fuori di quelle. La situazione è degenerata ulteriormente quando la matrigna ha scoperto la sua relazione con un compagno di classe, costringendola a chiudere il rapporto. Un’aggressione fisica è avvenuta nel febbraio del 2022, quando la matrigna l’ha attaccata per aver ripreso contatti con il fidanzato, rubandole il cellulare e colpendola.
La denuncia e il processo
Nonostante i numerosi tentativi di aiuto da parte di amici e compagni di scuola, la giovane ha dovuto attendere di compiere 18 anni per denunciare i maltrattamenti. Dopo la denuncia, la matrigna e il padre hanno continuato a esercitare pressioni su di lei, chiudendo ogni rapporto. Il processo per la matrigna è ora in corso, accusata di maltrattamenti aggravati nei confronti della minorenne.
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