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Grave operaio di 20 anni dopo il crollo dell’ascensore a Termini: “Vertebra fratturata, quadro complesso”

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Grave operaio di 20 anni dopo il crollo dell’ascensore a Termini: “Vertebra fratturata, quadro complesso”

Un giovane di vent’anni è caduto oggi nell’ascensore della stazione Termini di Roma, riportando gravi fratture, tra cui quella a una vertebra, che richiederà un’operazione. È stato sottoposto a TAC e attenderà di effettuare una risonanza magnetica.

L’incidente è avvenuto mentre il ragazzo, impegnato con una ditta, manovrava un carrello elettrico e ha precipitato per due piani. Oltre alla frattura della vertebra, ha subito lesioni a omero e femore. L’ospedale ha descritto il quadro clinico come complesso, con prognosi riservata.

Un collega ha dichiarato: “Ci serviva un martello, ed è andato lui a prenderlo. Guidava il carrello, è una macchina fatta appositamente per entrare nell’ascensore. Non sappiamo che è successo, se ha avuto un malore, se non ha trovato l’impianto al piano: quello che possiamo dire è che è un gran lavoratore, un ragazzo intelligente e con la testa sulle spalle, che sciocchezze non ne fa.”

La famiglia del giovane, recuperato intubato dai Vigili del Fuoco, è giunta da Acerra e si è riunita davanti al Policlinico Umberto I in attesa di notizie. Sono tutti preoccupati e colpiti dall’accaduto.

Indagini in corso

Al momento, le circostanze dell’incidente sono oggetto di indagini. Si apprende che il ragazzo è precipitato dal piano 0 al piano -2 della stazione poco dopo le 13. Si è ipotizzato che potesse sentirsi male da alcune ore, avendo riferito ai colleghi un mal di testa. Le forze dell’ordine stanno cercando di determinare se la cabina fosse in posizione corretta o se il crollo sia avvenuto per cause diverse.

Soccorso tempestivo

Immediatamente dopo l’incidente, sono intervenuti i Vigili del Fuoco, la Polfer e gli operatori sanitari del 118, che hanno intubato il giovane e lo hanno trasportato al Policlinico Umberto I, dove ora è ricoverato in condizioni gravi, ma non in pericolo di vita.

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Inizia il processo per l’avvocato accusato di aver rubato mezzo milione di euro a Paolo Calissano

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Inizia il processo per l’avvocato accusato di aver rubato mezzo milione di euro a Paolo Calissano

È iniziato il processo relativo alla morte di Paolo Calissano, l’attore genovese deceduto a Roma il 29 dicembre 2021. A essere imputato è l’avvocato Matteo Minna, storico amministratore di sostegno di Calissano, accusato di peculato, circonvenzione di incapace e falso. L’accusa sostiene che Minna abbia sottratto alla vittima circa mezzo milione di euro approfittando della sua vulnerabilità. Il fratello di Calissano, Roberto, ha sporto denuncia dopo aver notato anomalie nei conti e nei bonifici dell’attore.

Il ruolo dell’avvocato Minna

Il fratello di Paolo Calissano ha descritto la situazione come un “duplice dolore, perché ci fidavamo di lui”. Minna e Calissano si conoscevano da tredici anni, durante i quali l’avvocato ha gestito le finanze dell’attore. Dall’inizio del procedimento, Minna si trova agli arresti domiciliari e sono emerse circa 143 operazioni irregolari effettuate nell’arco di tredici anni. Nell’ultimo periodo della sua vita, Paolo Calissano era in uno stato di fragilità, afflitto da depressione e debiti.

Altre presunte vittime e sequestro di beni

Oltre a Calissano, Minna sarebbe accusato di aver ingannato altre persone, sottraendo denaro in modo “spregiudicato”. Per queste motivazioni, è stato disposto un sequestro di beni per un valore di 800mila euro nei suoi confronti.

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte

La Procura della Repubblica di Roma ha avviato una perizia sugli smartphone di Camilla Sanvoisin e del fidanzato Giacomo Celluprica, nella speranza di ottenere informazioni rilevanti sui messaggi scambiati, per ricostruire le ultime ore di vita della giovane, trovata morta nella sua abitazione il mattino di venerdì 13 febbraio. Gli esiti della perizia sono attesi entro un mese, mentre l’indagine prosegue per stabilire le cause della morte, che è attualmente considerata come conseguenza di un altro reato.

Dettagli sulla sera della morte

Il fidanzato di Camilla ha riferito agli inquirenti che entrambi avrebbero assunto eroina la sera prima del tragico evento. Ha raccontato di essersi addormentato dopo aver consumato la sostanza e di essersi svegliato senza rendersi conto che Camilla non respirava più, portandolo a contattare i soccorsi. Nella loro abitazione è stato trovato del metadone.

Testimonianze e sviluppi delle indagini

La proprietaria del consorzio in cui viveva la coppia ha dichiarato che una collaboratrice domestica avrebbe notato che Camilla stava male già nel pomeriggio, prima dell’assunzione della sostanza. Inoltre, grazie ai tabulati telefonici, è stato rintracciato un presunto spacciatore che avrebbe venduto droga al fidanzato, risiedente a Tor Bella Monaca. Le indagini continueranno con gli esami istologici e tossicologici sulla salma di Camilla, per individuare con precisione le cause dell’arresto cardiaco che ha portato alla sua morte.

Senza segni di violenza

I primi accertamenti non hanno rivelato segni di violenza né fori da iniezione. Tra le ipotesi formulate, si sospetta che l’eroina potesse essere stata contaminata con benzodiazepine o fentanyl. Le indagini sono ancora in corso e restano in attesa dei risultati degli esami.

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