Attualità
La collana negata a Sanremo da Tony Effe: la passione per i gioielli ereditata dal padre orafo a Monti

L’arrabbiatura di Tony Effe per la collana censurata al Festival di Sanremo ha suscitato discussioni, sollevando interrogativi sulla natura del suo disappunto. Prima di salire sul palco, il trapper ha dichiarato che la collana, una prestigiosa creazione in oro giallo della collezione HardWear by Tiffany del valore di 71mila euro, gli è stata tolta dalla Rai per motivi di ‘censura’, legati alla volontà di non mostrare marchi e oggetti riconoscibili. In diretta su Radio Due, ha detto con toni infuocati: “Non puoi togliere la collana a Tony Effe, è come se togli l’abbronzatura a Carlo, è come se tagli i capelli a Sansone”. Successivamente, ha scherzato: “Se stasera mi levano i gioielli sali tu (Carlo Conti ndr.) a cantare”.
La passione di Tony Effe per i gioielli è supportata dalla sua formazione familiare. Suo padre, Salvatore Rapisarda, possiede un’oreficeria nel rione Monti a Roma, chiamata Esserre Preziosi. Anche la bisnonna era nel settore, come conferma Tony Effe: “Conosco le pietre buone, dove stanno, mio padre le prende allo stesso posto”. Questa eredità familiare ha alimentato il suo interesse per i gioielli, che per lui non sono solo simbolo di ricchezza, ma anche una vera e propria passione.
Dopo il diploma, Tony Effe ha mosso i primi passi nel mondo dell’oreficeria lavorando con il padre, dove ha imparato diverse tecniche, pur ammettendo di avere poca pazienza per l’incastonatura, un lavoro di alta precisione. La sua dedizione lo ha portato a frequentare un corso per certificare le pietre, vincendo un viaggio ad Anversa per visitare il Banco dei diamanti. Quando si tratta di acquistare gioielli, la sua risposta rimane: “Sempre” chiedo consiglio a mio padre.
Attualità
Minacciata di morte dalla moglie: “Ti do ai miei amici e ti faccio prostituire”

Un uomo di 47 anni è stato condannato a tre anni e tre mesi di carcere dal Tribunale di Roma per maltrattamenti e stalking nei confronti della moglie. L’uomo è stato ritenuto responsabile di una serie di violenze fisiche e psicologiche, minacce di morte e comportamenti ossessivi.
Tra le azioni più gravi, l’imputato minacciava la donna dicendole: “Ti do gratis ai miei amici, che ti fanno prostituire”. La vittima, come riportato dal Corriere della Sera, ha subito una spirale di violenze che includevano aggressioni fisiche, umiliazioni e pedinamenti. Numerosi episodi di violenza sono stati documentati in sede processuale.
Minacce di morte e aggressioni
L’imputato, accusando la moglie di tradimenti, l’ha minacciata con frasi come: “Se mi lasci ti ammazzo”. Le aggressioni comprendevano pugni e schiaffi, oltre a tentativi di controllo sulla sua vita, come il clonare il telefonino della donna. La situazione é degenerata quando lui stesso ha contattato i carabinieri, affermando: “Venite, altrimenti ammazzo mia moglie o la faccio ammazzare da qualcun altro”. L’intervento delle forze dell’ordine, seguito dalla denuncia della vittima, ha avviato le indagini che hanno portato al processo e alla conseguente condanna dell’uomo.
Attualità
Vandalismo al liceo Manara con striscione contro gli anti-fascisti e stella di David sul muro

Nella notte, è stato affisso uno striscione sul muro del liceo Manara di Roma, contenente la scritta: “Collettivo manariota antifascista? Hai reso la scuola ‘Judenfrei”, accompagnata da una stella di David. I vandali hanno inoltre ostacolato l’apertura dei cancelli della scuola, inserendo della schiuma nelle serrature. I carabinieri sono stati chiamati dalla preside per indagare sull’accaduto e identificare i responsabili.
L’Osa: “Attacco sionista”
L’Opposizione studentesca d’alternativa (Osa) ha descritto l’azione come un “attacco sionista”. In un comunicato, hanno affermato: “Usare stelle di David fatte sui muri per rivendicare questa azione squadrista è un’infamia. Tutta la nostra solidarietà agli studenti del Manara”. L’Osa ha denunciato precedenti minacce e intimidazioni contro gli studenti in solidarietà al popolo palestinese, definendo gli aggressori “veri estremisti e violenti”.
Il ministro Giuli: “Atto inverecondo”
Il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, ha commentato la situazione dicendo: “Chiunque utilizzi qualsiasi simbolo per esercitare forme di violenza e sopraffazione compie un atto inverecondo. Nel caso della Stella di Davide, rappresenta una identità profonda e indiscutibilmente lontano da qualsiasi forma di sopraffazione”. Giuli ha sottolineato l’importanza di educare i giovani sulla verità storica e scoraggiare qualsiasi forma di strumentalizzazione.
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