Attualità
Sospensione dell’affidamento ai servizi sociali per Massimo Carminati

Massimo Carminati dovrà tornare in carcere per scontare tre anni e quattro mesi di pena residua, in seguito alla sospensione della misura alternativa al carcere. Questa decisione è stata presa a causa del ricorso presentato in Cassazione dalla Procura generale della Corte d’Appello di Roma.
Dettagli sulla pena e sul ricorso
Carminati, condannato a dieci anni per il caso ‘Mondo di Mezzo’, era stato inizialmente affidato ai servizi sociali. Tuttavia, l’avvocato Veronica Paturzo ha riferito che “era stato concesso l’affidamento in prova ai servizi sociali che aveva iniziato. Affidamento che gli è stato poi sospeso, senza nessuna violazione commessa, a seguito del ricorso presentato in Cassazione”, che ha rinviato il caso al Tribunale di Sorveglianza, il quale ha negato l’affidamento, ritenendolo privo di un percorso risocializzante.
Contesto della condanna
Nel 2018, la Corte d’Appello di Roma aveva ridimensionato l’accusa di associazione mafiosa nei confronti di Carminati e Buzzi, stabilendo che ‘Mafia Capitale’ non presentava i tratti tipici dell’associazione mafiosa. Le pene erano state ridotte a 14 anni per Carminati e 12 anni per Buzzi. In appello, la Cassazione ha confermato la tesi del sistema corruttivo, escludendo nuovamente l’associazione mafiosa, con Carminati condannato a 10 anni.
Obblighi di lavoro sociale
Nel programma di penalità, Carminati avrebbe dovuto lavorare per l’accoglienza agli stranieri, occupandosi di attività di ospitalità per 18 ore a settimana. La liberazione condizionata prevedeva il rientro a casa alle 21 e il divieto di uscita prima delle 7 del mattino. Tuttavia, ora, questa opportunità è stata revocata.
Attualità
Giuseppe Pignatone convocato in commissione per indagare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi: chi è e quali sono i suoi legami

C’è grande attesa per l’audizione di Giuseppe Pignatone, convocato da Don Vergari e dalla vedova di De Pedis, che lo ha definito ‘procuratore nostro’. Questa audizione si inserisce nell’ambito della commissione bicamerale d’inchiesta sui casi di scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Pignatone, che dieci anni fa ha chiesto e ottenuto l’archiviazione delle indagini sul caso Orlandi per mancanza di prove, risulta al centro delle indagini attuali.
Legami e indagini chiuse
Tra gli indagati all’epoca figuravano esponenti della banda della Magliana e monsignor Pietro Vergari. Le affermazioni di Don Vergari, che ha definito Pignatone ‘procuratore nostro’, sollevano interrogativi sul possibile legame tra i due. Il dottore Pignatone, presidente del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano fino alla fine del 2024, ha avuto una carriera segnata da indagini significative, inclusa Mafia Capitale. È importante sottolineare che, nonostante la mancanza di prove consistenti, le motivazioni per la chiusura delle indagini sul caso Orlandi rimangono oggetto di discussione.
Il ruolo di Sabrina Minardi
La riapertura delle indagini sul caso di Emanuela Orlandi è stata innescata dalle dichiarazioni di Sabrina Minardi nel 2006, partner di Enrico De Pedis. Minardi ha affermato che Emanuela sarebbe stata rapita per ordine di figure religiose e sarebbe stata nascosta prima di essere lasciata ad un prete. Queste rivelazioni hanno portato a nuove inchieste, coinvolgendo diversi indagati.
Le parole di Pietro Orlandi
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha commentato la situazione attuale, sottolineando quanto sia complessa la vicenda legata alla scomparsa della sorella e come le indagini siano state influenzate nel tempo. Il suo coinvolgimento, insieme all’auspicio di maggiore chiarezza, rappresenta il desiderio di giustizia e verità per una storia che dura da decenni. La commissione d’inchiesta ha ascoltato vari testimoni, e l’audizione di Pignatone è vista come un passo cruciale nel riaccendere l’attenzione su un caso irrisolto.
Attualità
Un uomo viene accoltellato durante una lite ai tavoli di un ristorante: tre anni di reclusione per il condannato

Un 44enne è stato condannato a tre anni di reclusione per aver accoltellato un uomo. L’aggressione è avvenuta l’estate scorsa all’esterno di un ristorante di Isola del Liri.
Dettagli dell’aggressione
Il giudice del Tribunale di Cassino ha emesso la condanna alcuni giorni fa. L’aggressione risale al 25 luglio del 2024 ed è avvenuta intorno alle 2 di notte, quando sette persone erano sedute all’esterno di un ristorante. Durante una discussione per motivi non chiariti, l’imputato ha accoltellato la vittima a un fianco, la quale ha dovuto ricevere cure mediche ed è stata trasportata in ospedale.
Indagini e arresto
Le indagini condotte dai carabinieri hanno portato all’arresto dell’uomo. Gli agenti, intervenuti sul luogo dell’aggressione, hanno raccolto testimonianze e analizzato le immagini delle telecamere di zona. Queste ultime hanno documentato l’accoltellamento, fornendo elementi cruciali per l’inchiesta e confermando l’operato dell’aggressore. Una volta inviata l’informativa in Procura, è scattato l’arresto.
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