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Suicidio di un detenuto nel carcere di Frosinone, il Garante sottolinea la necessità di un intervento da parte del Governo

Un nuovo suicidio si è verificato nel carcere di Frosinone, sollevando gravi preoccupazioni sulla situazione nei penitenziari italiani. Stefano Anastasia, Garante dei detenuti del Lazio, evidenzia l’urgenza di affrontare questa crisi nazionale, sottolineando l’inadeguatezza delle risposte politiche.

“C’è un’emergenza nazionale che non può essere ignorata. Il ritmo di quest’anno è uguale a quello del 2024, se non ancora più sostenuto. I numeri non sono bassi: da gennaio abbiamo avuto già tredici suicidi, rischiamo che a dicembre ci sia un’ecatombe. E i politici continuano a fare dichiarazioni generiche e superficiali,” ha affermato Anastasia. L’ultimo caso è quello di Andrea, un uomo di 51 anni che si è tolto la vita dopo aver trascorso un lungo periodo senza colloqui.

“Era una persona molto sola, le relazioni con i membri della sua famiglia erano logorate e almeno nell’ultimo anno non aveva fatto nessun colloquio,” ha aggiunto il Garante. Il sovraffollamento e la carenza di personale complicano ulteriormente la situazione, con una relazione operativa di uno a tre che limita la capacità di monitorare i detenuti. “Non sappiamo perché si sia ucciso, ma sicuramente il fatto che non facesse colloqui avrebbe dovuto destare un campanello di allarme.”

Andrea si è suicidato mentre i compagni di cella non erano presenti. “Gli uomini in stanza con lui hanno detto che la sera precedente al suicidio avevano visto insieme la televisione,” ha raccontato Anastasia. Benedetto a un trattamento di metadone, era prevista una sua possibile trasferimento in comunità a seguito di accertamenti amministrativi.

La presidente Meloni ha annunciato l’aumento dei posti disponibili nei penitenziari, ma Anastasia sottolinea: “La presidente Meloni in conferenza stampa ha dichiarato che i posti saranno aumentati di 7mila unità in tre anni. Ce ne mancano 15mila ora. Intanto che facciamo? Credo che il Governo dovrà prendere atto della situazione, non solo per la salvezza dei detenuti, ma anche di quella degli operatori penitenziari.”

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