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Superperizia sulla droga richiesta dopo la morte di Camilla Sanvoisin nella casa del compagno
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Le indagini sulla morte di Camilla Sanvoisin, venticinquenne trovata senza vita a casa del compagno, proseguono intensamente. Identificato il pusher che le ha venduto la droga, le autorità attendono una superperizia per accertare la potenziale letalità della sostanza.
Camilla Sanvoisin è stata trovata priva di sensi nella sua abitazione sulla Giustiniana, dopo aver consumato sostanze stupefacenti. Gli agenti del commissariato Flaminio Nuovo stanno seguendo le tracce del pusher. Attualmente, rappresenta un sospetto, ma la sua posizione potrebbe aggravarsi se si confermasse la potenzialità letale dell’eroina, in quanto vi è il sospetto che possa essere stata tagliata con il fentanyl, un oppioide noto per aumentare il rischio di overdose.
Il fidanzato della giovane, consumatore abituale di eroina, ha raccontato agli inquirenti che i due hanno assunto insieme le sostanze in quella tragica sera. “Io sono crollato subito, dopo la prima botta. Lei è rimasta ancora un po’ sveglia”, ha dichiarato. Questo resoconto ha destato sospetti tra gli agenti, rendendo necessaria un’analisi approfondita per rilevare la presenza del fentanyl, una sostanza inodore e incolore. Le informazioni derivanti dalla superperizia sono considerate fondamentali per la Procura.
Le indagini in corso sulla morte di Camilla Sanvoisin
Le indagini continuano, con particolare attenzione sull’orario esatto del decesso della giovane, poiché il compagno ha notato l’accaduto solo al suo risveglio. È emerso che Camilla avrebbe accusato un malore, confermato dalla testimonianza di una vicina di casa che la descriveva barcollante il giorno prima. Oltre alla droga, sono stati rinvenuti flaconi di antidepressivo e metadone, oltre a 2000 euro in contante che sarebbero di proprietà della ragazza. Per questa ragione, il compagno, Giacomo Cellurpica, era stato inizialmente arrestato con l’accusa di detenzione e spaccio, per essere poi rilasciato. Rimane da chiarire se un intervento tempestivo dei soccorritori avrebbe potuto salvare la giovane.
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Perizia sui telefonini di Camilla Sanvoisin: la verità negli ultimi messaggi con il fidanzato riguardo alla sua morte
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La Procura della Repubblica di Roma ha avviato una perizia sugli smartphone di Camilla Sanvoisin e del fidanzato Giacomo Celluprica, nella speranza di ottenere informazioni rilevanti sui messaggi scambiati, per ricostruire le ultime ore di vita della giovane, trovata morta nella sua abitazione il mattino di venerdì 13 febbraio. Gli esiti della perizia sono attesi entro un mese, mentre l’indagine prosegue per stabilire le cause della morte, che è attualmente considerata come conseguenza di un altro reato.
Dettagli sulla sera della morte
Il fidanzato di Camilla ha riferito agli inquirenti che entrambi avrebbero assunto eroina la sera prima del tragico evento. Ha raccontato di essersi addormentato dopo aver consumato la sostanza e di essersi svegliato senza rendersi conto che Camilla non respirava più, portandolo a contattare i soccorsi. Nella loro abitazione è stato trovato del metadone.
Testimonianze e sviluppi delle indagini
La proprietaria del consorzio in cui viveva la coppia ha dichiarato che una collaboratrice domestica avrebbe notato che Camilla stava male già nel pomeriggio, prima dell’assunzione della sostanza. Inoltre, grazie ai tabulati telefonici, è stato rintracciato un presunto spacciatore che avrebbe venduto droga al fidanzato, risiedente a Tor Bella Monaca. Le indagini continueranno con gli esami istologici e tossicologici sulla salma di Camilla, per individuare con precisione le cause dell’arresto cardiaco che ha portato alla sua morte.
Senza segni di violenza
I primi accertamenti non hanno rivelato segni di violenza né fori da iniezione. Tra le ipotesi formulate, si sospetta che l’eroina potesse essere stata contaminata con benzodiazepine o fentanyl. Le indagini sono ancora in corso e restano in attesa dei risultati degli esami.
Attualità
Minacciata di morte dalla moglie: “Ti do ai miei amici e ti faccio prostituire”
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Un uomo di 47 anni è stato condannato a tre anni e tre mesi di carcere dal Tribunale di Roma per maltrattamenti e stalking nei confronti della moglie. L’uomo è stato ritenuto responsabile di una serie di violenze fisiche e psicologiche, minacce di morte e comportamenti ossessivi.
Tra le azioni più gravi, l’imputato minacciava la donna dicendole: “Ti do gratis ai miei amici, che ti fanno prostituire”. La vittima, come riportato dal Corriere della Sera, ha subito una spirale di violenze che includevano aggressioni fisiche, umiliazioni e pedinamenti. Numerosi episodi di violenza sono stati documentati in sede processuale.
Minacce di morte e aggressioni
L’imputato, accusando la moglie di tradimenti, l’ha minacciata con frasi come: “Se mi lasci ti ammazzo”. Le aggressioni comprendevano pugni e schiaffi, oltre a tentativi di controllo sulla sua vita, come il clonare il telefonino della donna. La situazione é degenerata quando lui stesso ha contattato i carabinieri, affermando: “Venite, altrimenti ammazzo mia moglie o la faccio ammazzare da qualcun altro”. L’intervento delle forze dell’ordine, seguito dalla denuncia della vittima, ha avviato le indagini che hanno portato al processo e alla conseguente condanna dell’uomo.
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