Cronaca
Continuerò nonostante le difficoltà

Miriam, una giovane arbitra di 16 anni di Roma, ha recentemente vissuto un episodio spiacevole durante una partita di calcio. Lo scorso 23 febbraio, mentre dirigeva l’incontro tra l’Achillea e il Grifone Gialloverde, è stata bersagliata da insulti sessisti da parte di un padre dei giocatori ospiti. «Ma come fa una femmina ad arbitrare?», «Non capisce un c…, è donna», «Vai a fare gli gnocchi?» sono solo alcune delle frasi riportate da il Corriere della Sera.
Riflessioni su un trattamento iniquo
Miriam ha espresso la sua preoccupazione riguardo al trattamento riservato agli arbitri, dichiarando: «Purtroppo non è stato un caso isolato. Gli arbitri, indipendentemente dall’età e la categoria, sono spesso oggetto tutte le settimane di commenti volgari e spiacevoli». Ha già affrontato situazioni simili in passato e ha notato che tali eventi rendono le persone più consapevoli. Tuttavia, ha affermato di non avere ritirato la sua candidatura ad arbitrare: «Assolutamente no, anzi. Se fossero bastati i commenti di persone che nemmeno conosco avrei smesso molto tempo fa».
Motivazioni e empatia
La passione per il calcio è ciò che spinge Miriam a proseguire nonostante le difficoltà. «La felicità, l’adrenalina e tutte le sensazioni che mi pervadono quando scendo in campo» sono le sue motivazioni principali. A chi insulta e manca di rispetto agli arbitri, Miriam invierebbe un messaggio: «Di provare ad avere un po’ di empatia. Siamo anche noi delle persone che, come i giocatori, sbagliano e abbiamo giornate no».
Supporto e interesse
Miriam si confronta con altre arbitre donne durante riunioni tecniche e allenamenti, un’opportunità per ricevere supporto. Inoltre, è sempre accompagnata da un familiare alle partite: «Sì, praticamente sempre o mio padre o mia madre». A scuola, i suoi compagni sono curiosi e interessati alla sua passione per l’arbitraggio, dimostrandosi divertiti e pronti a porre domande.
Cronaca
Incatenato dalle conversazioni con la fidanzata incinta

Un anno dopo l’incidente che costò la vita allo chef Roberto Brancaccio, le indagini hanno portato all’arresto di Arjan L., un 31enne di origini albanesi. La tragedia avvenne la notte del 14 dicembre 2023 quando Brancaccio, 41 anni, venne travolto mentre era in scooter lungo la via Nomentana. Dopo lo scontro mortale, il conducente dell’Alfa Romeo, che viaggiava con la compagna incinta, si allontanò facendo perdere le proprie tracce. L’auto coinvolta fu rinvenuta pochi giorni dopo ma ripulita di ogni indizio. Gli investigatori, attraverso intercettazioni e pedinamenti, sono riusciti a identificarlo e fermarlo sulla via Cristoforo Colombo. L’arrestato è accusato di omicidio stradale e omissione di soccorso.
LA LATITANZA
Un testimone fornì informazioni cruciali per rintracciare il fuggitivo, portando gli agenti a scoprire che il proprietario dell’auto aveva venduto il veicolo senza formalizzare il passaggio di proprietà. Per settimane, la compagna del pirata della strada fu sotto sorveglianza, ma di lui non c’era traccia. Dopo ripetuti tentativi di intercettazione, gli investigatori superarono le difficoltà grazie a un cambio di intestazione delle schede telefoniche.
I NODI
Le indagini continuano e gli agenti stanno valutando di indagare il proprietario dell’auto per favoreggiamento. Inoltre, si sta cercando di mappare la rete di contatti del fuggitivo, contribuendo a definire il quadro dell’incidente che portò alla morte di Brancaccio, il quale rientrava a casa dai suoi due figli dopo il turno di lavoro all’Osteria di Agrippa, vicino al Pantheon.
Cronaca
Insulti sessisti all’arbitra sedicenne: «Sei donna, non capisci»

Insulti sessisti a un’arbitra di 16 anni sono stati registrati durante una partita di calcio a Talenti, sul campo dell’Achillea. La giovane stava dirigendo il match contro la Grifone Gialloverde quando ha ricevuto aggressioni verbali da parte del padre di un calciatore ospite, il quale ha affermato: «Questa è femmina, non capisce un c…».
L’uomo ha iniziato una diretta YouTube sulla partita, approfittando del contesto per inveire contro l’arbitra. Il padre di un giocatore dell’Achillea, testimone degli insulti, ha deciso di registrare l’accaduto e ha pubblicato una clip sui social, sottolineando l’importanza di mostrare tali atteggiamenti: «Non ho pensato alle conseguenze, ho solo pensato che certi atteggiamenti vanno mostrati… Io ho una figlia, e non posso non pensare che se lei ascoltasse certi insulti ne uscirebbe devastata».
Le scuse in un post
Successivamente, il padre colpevole degli insulti ha chiesto scusa attraverso un post, come riportato dal Corriere della Sera. L’arbitra ha commentato l’accaduto in un’intervista, esprimendo la sua rabbia e delusione: «Ho provato rabbia, amarezza e delusione… Tuttavia non ne sono rimasta sorpresa. Nei campi capita di tutto a me e ai miei colleghi maschi… Questa volta gli insulti hanno colpito maggiormente perché espliciti e di natura sessista, soprattutto provenendo da un signore che potrebbe essere mio padre».
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