Cronaca
Inaugurato il nuovo percorso per i giocatori e l’ambulatorio di medicina dello sport alla AS Roma e policlinico Campus Bio-Medico

Un nuovo percorso dedicato ai calciatori e alle calciatrici dell’AS Roma è stato inaugurato oggi presso il Policlinico Universitario Campus Bio-Medico. Il progetto, caratterizzato dai colori giallo e rosso e dal logo romanista, include un ambulatorio di medicina dello sport dotato di tecnologie avanzate. Questo spazio permetterà ai giocatori di sottoporsi a visite, idoneità ed esami specifici, come ecocardiogramma, test da sforzo e test cardiopolmonare.
Dettagli dell’inaugurazione
All’evento hanno partecipato i vertici dell’AS Roma e rappresentanti del Policlinico. Tra i presenti c’erano il giocatore della prima squadra Niccolò Pisilli, la calciatrice Elena Linari e il primavera Mattia Mannini. Il Presidente del Policlinico Carlo Tosti, l’Amministratore Delegato Paolo Sormani e il Responsabile dell’Area Tecnica dell’AS Roma Florent Ghisolfi hanno sottolineato l’importanza della collaborazione tra le due istituzioni.
Partnership strategica
Questa iniziativa fa parte di una partnership triennale tra l’AS Roma e il Policlinico, che sarà Official Medical Partner per le stagioni 2024-2025, 2025-2026 e 2026-2027. Paolo Sormani ha dichiarato: «Si tratta di una partnership strategica, che ci riempie di soddisfazione, ma anche di voglia di fare», enfatizzando l’impegno in settori come medicina dello sport e diagnostica per immagini. Lorenzo Vitali, Chief Administrative Officer dell’AS Roma, ha aggiunto: «Siamo onorati di poter affidare i nostri calciatori a un centro d’eccellenza come il Policlinico Campus Bio-Medico».
La collaborazione include anche il supporto della diagnosi con intelligenza artificiale e le attività terapeutiche per il recupero degli atleti. Inoltre, sono previsti servizi di emergenza allo stadio per calciatori, spettatori e staff.
Cronaca
Inaugurazione di un murale dedicato ai fratelli Mattei per la strage di Primavalle. La Russa: “Memoria per pacificare”

A Roma, i fantasmi degli anni di Piombo tornano a infuocare le strade: un murale celebra Stefano e Virgilio Mattei, quei due poveretti bruciati vivi nel ’73 da un gruppo di zelanti rivoluzionari di sinistra, mentre il presidente del Senato La Russa blabla di “pacificazione” tra saluti romani e politici in posa. Intanto, Giorgia Meloni spara tweet contro l’odio ideologico, e qualcuno si chiede se la memoria serva davvero o sia solo un pretesto per vecchie ruggini. #PrimavalleBruciaAncora #AnniDiPiomboVergogna #OdioSinistra #FratelliMattei #RomaNonDimentica #FattiNonFandonie (278 caratteri)
L’inaugurazione tra memoria e polemiche
A Primavalle, nel 52º anniversario della tragedia, è stato svelato un murale dedicato a Stefano e Virgilio Mattei, i due fratelli di 8 e 22 anni morti in un incendio doloso appiccato da estremisti di sinistra. L’opera, su un muro di via Bernardo da Bibbiena, ritrae i loro volti sorridenti come un pugno nello stomaco al politically correct. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha definito tutto “per pacificare”, deponendo fiori e inginocchiandosi, ma non ha nascosto che certi ricordi bruciano più del fuoco stesso.Discorsi dalle istituzioni: pacificazione o rivincita?
La Russa, con il presidente del Lazio Francesco Rocca al fianco, ha parlato di memoria condivisa: “Questo murale è per tutti, non solo per noi, per un sentimento che unisce contro l’odio, che ha strappato la vita a ragazzi innocenti”. Ma tra la folla, non sono mancati i soliti saluti romani, che fanno storcere il naso ai benpensanti. Presenti anche il ministro della cultura Alessandro Giuli e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che ha tuonato: “Stefano e Virgilio non ebbero giustizia, con indagini depistate da chi voleva insabbiare tutto. Dobbiamo scoprirla, costi quel che costi”.
Il messaggio social di Giorgia Meloni
Anche la premier Giorgia Meloni ha voluto dire la sua, postando sui social: “Stefano e Virgilio Mattei furono bruciati vivi dall’odio ideologico e politico. Ricordarli è un atto di giustizia, perché nulla si costruisce sull’odio e certi orrori non devono ripetersi”. Un tweet che, come al solito, ha fatto il botto online, alimentando dibattiti su chi è davvero il mostro nella storia d’Italia.
La cerimonia con familiari e politici
All’evento c’erano esponenti di Fratelli d’Italia, l’assessore Giancarlo Righini, il questore della Camera Paolo Trancassini e la sorella dei fratelli Mattei. Rampelli ha aggiunto: “È una giornata importante, dopo 52 anni di dolore, con questo murale che riporta Stefano e Virgilio a casa, come se avessero una seconda chance”. L’artista Massimiliano Carli, in arte Negus, ha dato forma a quest’opera che, diciamolo, è un bel calcio nei denti al revisionismo storico.
Cronaca
Nel 2022, quel tizio ha ammazzato quattro donne alla riunione di condominio.

Oggi a Roma, i giudici stanno per sbattere il coperchio sulla follia di Claudio Campiti, quel tizio che due anni fa ha deciso di trasformare una noiosa riunione di condominio in un massacro, ammazzando quattro donne per motivi che sembrano usciti da un film trash. #StrageFidene #ErgastoloSubito #RomaPazza
La Sentenza Imminente
Nell’aula bunker di Rebibbia, c’è un’atmosfera da Far West: presenti i sopravvissuti, i parenti delle vittime e lo stesso Campiti, che si è presentato come se fosse una gita scolastica. I giudici della Prima Corte di Assise devono decidere in fretta, con la sentenza attesa intorno alle 18. La procura non ha mezze misure: ergastolo con due anni e mezzo di isolamento diurno per questo squilibrato.
Le Accuse Pesanti
I pm non ci sono andati leggeri: Campiti è accusato di omicidio aggravato da premeditazione e motivi futili – sì, avete letto bene, futili, come se sparare in una riunione fosse una lite per il parcheggio. Oltre a quello, tentato omicidio di altre cinque persone al tavolo e lesioni personali per il trauma psicologico dei sopravvissuti. Un bel casino, no?
La Difesa da Circo
Dall’altra parte, l’avvocato di Campiti gioca la carta della follia: chiede la non punibilità per vizio totale di mente o, in alternativa, attenuanti per vizio parziale. Come se essere un po’ pazzi rendesse tutto okay. Intanto, nel processo finiscono anche il presidente della Sezione Tiro a Segno Nazionale di Roma e un dipendente del poligono di Tor di Quinto, accusati di aver chiuso un occhio sulle armi. Per loro, la procura chiede 4 anni e un mese al primo, e 2 anni al secondo – perché, dai, chi controlla davvero un’arma in questo Paese?
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