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Incidente sull’Ardeatina: Didina Toma, 56enne travolta e uccisa, è sotto indagine l’automobilista 20enne

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Incidente sull’Ardeatina: Didina Toma, 56enne travolta e uccisa, è sotto indagine l’automobilista 20enne

Didina Toma, 56 anni, è stata travolta e uccisa da un’auto mentre attraversava via Ardeatina a Roma. Il soggetto alla guida, un ventenne, è sotto indagine per omicidio stradale.

Originaria della Romania ma residente in Italia, Didina è stata vittima dell’incidente avvenuto lunedì 17 marzo. L’automobilista, che ha effettuato test per verificare la presenza di alcol e droga, dovrà rispondere delle accuse a suo carico. La polizia locale di Roma Capitale sta indagando sull’accaduto e ha svolto rilievi per ricostruire la dinamica dell’incidente, avvenuto intorno alle 6:30. La salma della vittima è stata trasferita all’obitorio di Tor Vergata, a disposizione dell’Autorità giudiziaria per l’autopsia. Didina rappresenta la diciottesima vittima della strada a Roma dall’inizio del 2025.

La dinamica dell’incidente

Secondo le informazioni raccolte, mentre stava attraversando via Ardeatina, Didina è stata investita da una Ford Fiesta. L’impatto, avvenuto all’altezza di via di Santa Felicola, è stato così violento che per la donna non c’è stato nulla da fare; è deceduta sul colpo a causa delle gravi ferite subite.

Indagini in corso

Il conducente dell’auto è stato accompagnato al Campus Biomedico per gli accertamenti di rito, mentre gli agenti del IX gruppo Eur della polizia locale hanno effettuato rilievi scientifici e stanno esaminando le immagini delle telecamere di sorveglianza della zona. Questo tratto di strada era già stato segnalato dai cittadini come pericoloso.

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Ex carabiniere arrestato per aver appiccato incendi mentre la sua associazione riceveva soldi per spegnerli

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Ex carabiniere arrestato per aver appiccato incendi mentre la sua associazione riceveva soldi per spegnerli

Enzo Cestra, ex carabiniere e responsabile dell’associazione di Protezione Civile “Anc”, è stato arrestato con l’accusa di incendio boschivo e truffa aggravata. L’operazione è stata condotta dai militari del NIPAAF del Gruppo Carabinieri Forestale di Latina.

Le accuse e i dettagli degli incendi

Secondo le accuse, il 70enne sarebbe il mandante di due incendi divampati ad agosto 2024 nel comune di Sabaudia, con l’intento di attrarre finanziamenti per la sua associazione, la quale aveva il compito di spegnere gli incendi stessi. Cestra si trova attualmente agli arresti domiciliari, sottoposto a braccialetto elettronico. Anche colui che avrebbe materialmente appiccato le fiamme è stato denunciato per incendio boschivo.

Finanziamenti e situazioni ambientali

L’associazione “Anc” riceveva finanziamenti dalla Regione Lazio, con la convinzione di preparare i volontari per fronteggiare gli incendi. Tuttavia, non si immaginava che il suo responsabile sarebbe stato arrestato per aver provocato tali incendi. I roghi, appiccati in località Sorresca e in via degli Artiglieri il 28 agosto 2024, hanno investito aree boschive di alto pregio ambientale e hanno comportato pericoli per l’incolumità pubblica, particolarmente durante la stagione balneare a Sabaudia. Cestra sarà sentito dal giudice nei prossimi giorni, dove avrà la possibilità di esporre la sua versione dei fatti.

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Il padre del killer di Yirelis Santana racconta: “Mentalmente instabile da anni, nessuno ci ha aiutato”

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Il padre del killer di Yirelis Santana racconta: “Mentalmente instabile da anni, nessuno ci ha aiutato”

Si è svolta ieri una nuova udienza del processo per il femminicidio di Yirelis Pena Santana, la donna di 34 anni uccisa il 28 maggio 2023 dal 27enne Sandro Di Carlo. Durante l’udienza, il padre dell’imputato ha testimoniato, sottolineando i problemi mentali del figlio.

Sandro Di Carlo è accusato di omicidio volontario dopo aver inferto quattro coltellate a Santana nel suo appartamento a Cassino. Dopo l’atto, l’imputato ha tentato di fuggire, venendo arrestato con le scarpe ancora sporche di sangue. Nel corso dell’udienza, tre testimoni hanno difeso Di Carlo, tra cui il padre adottivo, che ha descritto il figlio come mentalmente instabile e bisognoso di aiuto sin dall’infanzia. Secondo il padre, Di Carlo, adottato da piccolo, era stato soggetto a maltrattamenti da parte dei genitori biologici, il che avrebbe contribuito a sviluppare un comportamento violento e problematico, accentuato dalla dipendenza dall’alcol.

Il padre dell’imputato ha dichiarato: “Usciva e molte volte tornava strappato, con il naso rotto, ma non diceva mai la verità. In ospedale credevano che fossimo noi a picchiarlo”. Ha anche menzionato un episodio in cui Di Carlo fu arrestato a scuola, il che ha fatto comprendere la gravità della situazione. Il padre ha evidenziato come Sandro soffrisse di allucinazioni, raccontando: “Spesso mi diceva che aveva lottato con un drago. Lui beveva e si trasformava”.

Sandro Di Carlo era già noto per il suo temperamento violento, con diverse segnalazioni da parte delle forze dell’ordine per risse. Il padre ha riferito che esistevano due sentenze del tribunale di Cassino che prevedevano assistenza giornaliera per le sue cure, ma che nessuno sarebbe intervenuto, aggravando la sua situazione psicologica. Di Carlo avrebbe anche aggredito più volte il padre e il padrino, con cui manteneneva un apparente buon rapporto.

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