Cronaca
Iniziative per la scuola: visite agli impianti Acea, contest e campus

Entra nel vivo in questi giorni la nuova edizione del progetto di sensibilizzazione Acea Scuola, quest’anno dedicato all’educazione idrica e destinato agli studenti delle scuole primarie e secondarie di primo grado di Lazio, Campania, Umbria, Toscana, Molise e Valle d’Aosta.
L’iniziativa fa parte del protocollo triennale firmato qualche mese fa dall’amministratore delegato di Acea, Fabrizio Palermo, e dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, per promuovere nel mondo scolastico attività di informazione e formazione sul ciclo idrico integrato e sull’uso consapevole dell’acqua. In una prima fase, già 11mila studenti hanno potuto approfondire questi temi con un percorso formativo fruibile online, attraverso una piattaforma dedicata. Gli educational, con un approccio ludico-scientifico, hanno consentito un vero e proprio viaggio nel mondo dell’acqua, partendo dall’analisi del contesto mondiale fino ad arrivare ai consigli e alle buone pratiche per un uso consapevole della risorsa e per risparmiare e riciclare l’acqua nella vita quotidiana.
Visite delle Scuole e Attività Pratiche
Oggi è la volta della Capitale: qui i ragazzi, accompagnati dai tecnici di Acea Ato 2, hanno visitato la camera di manovra della Fontana di Trevi, una delle monumentali fontane di Roma gestite da Acea, e hanno potuto scoprire un antico acquedotto romano, l’acquedotto Vergine, in funzione ininterrottamente dal 19 a.C., le cui acque sono oggi utilizzate per l’irrigazione di alcuni parchi di Roma. Qualche giorno fa, invece, i ragazzi avevano visitato il depuratore di Fregene (Fiumicino).
Contest Nazionale e Premi
Nelle prossime settimane, Acea Scuola farà tappa nelle altre regioni coinvolte nel progetto. È in corso in queste settimane, infine, sempre rivolto agli studenti, il contest nazionale ‘Alla ricerca della goccia perduta: riuso e risparmio dell’acqua’, che prevede la realizzazione, da parte dei ragazzi, di un cortometraggio sulla risorsa idrica. In palio ci sono voucher per l’acquisto di materiale didattico e la partecipazione dei ragazzi al campus ‘Acea Acqua Edu-Camp’, pensato per coniugare educazione idrica e sport acquatici, che si svolgerà nella regione della classe vincitrice.
Cronaca
Volevo fare la bella vita: in giro con un cane e aria da puttanella timida

In una tranquilla periferia di Roma, una nonnina di 60 anni con un barboncino al guinzaglio è stata arrestata per spaccio di droga. S. S. nascondeva in casa quasi 700 grammi di crack e cocaina, vivendo con un reddito di inclusione di 500 euro al mese. #NonnaSpacciatrice #RedditoDiInclusione #Roma
L’abbigliamento sobrio da signora un po’ attempata e quell’aria timida con lo sguardo sempre basso, quando portava a spasso il suo barboncino, non sono bastati a fermare i poliziotti. S. S. di 60 anni, è finita in manette con l’accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti. La donna, insospettabile, nascondeva in casa quasi 700 grammi di droga, tra crack e cocaina. Ufficialmente viveva solo grazie al reddito di inclusione: 500 euro al mese che evidentemente non bastavano a farle sbarcare il lunario. Gli agenti del commissariato Flaminio Nuovo non sarebbero mai arrivati a lei se non ci fosse stata un’indicazione precisa nel corso di un’indagine su un traffico di stupefacenti in zona La Rustica, periferia Est della Capitale. La sessantenne, incensurata, "teneva la retta" per conto di qualche spacciatore della zona. In altre parole custodiva la droga, che di volta in volta veniva prelevata dai venditori al dettaglio, già divisa in dosi per rifornire i consumatori in strada. Per fare questo percepiva uno "stipendio" mensile di mille euro. Quando gli agenti hanno bussato alla sua porta, in un appartamento popolare tra via Naide e via Pescomaggiore, la signora è crollata immediatamente. Ha indicato loro dove era nascosta la droga: 425 grammi di cocaina e 230 grammi di crack, oltre a 2.000 euro in contanti.
Boss della coca di Roma detenuto
Boss della coca di Roma detenuto, così Alessio Capogna percepiva il reddito Inps. Nei guai anche la moglie: ricevuti 35mila euro.
Lo stupefacente era già sistemato negli involucri, pronto per la vendita in dettaglio. Stando a quello che la sessantenne ha spiegato, non poteva né sapeva come maneggiare coca e crack, né era autorizzata a toccare il denaro ritrovato in casa. Quei soldi erano frutto della vendita che gli spacciatori di strada le facevano tenere nell’appartamento per non girare con troppi contanti in caso di controlli della polizia. Ad accollarsi tutti i rischi era la lei. «Lo sapevo che prima o poi sarebbe andata a finire così. Ma con 500 euro al mese non ce la facevo a cambiare vita. E a 60 anni trovare un lavoro non è mica semplice». La signora, che vive sola con il suo cane, mesi fa ha accettato la proposta di un uomo del quale non ha voluto fare il nome. Ha lasciato intendere che la galera era preferibile a una confessione completa. Come già si è visto in altre occasioni, la criminalità ha offerto il suo scellerato modello di welfare a una persona in difficoltà: mille euro al mese per aiutare qualche sodalizio locale a mandare avanti i suoi affari illeciti, in cambio del silenzio se si finisce in carcere. Il contesto non è di quelli facili: la zona, spiegano gli investigatori, è oramai diventata una piazza di spaccio con un discreto numero di acquirenti e "sorvegliata" dalle solite vedette. C’è da scommettere che chi ha chiesto alla signora di tenere la retta non avrà difficoltà a trovare un rimpiazzo. Intanto per S. S. si sono aperte le porte della sezione femminile di Rebibbia, dopo la convalida dell’arresto. La donna non aveva nessuno, a parte il suo cagnolino e un fratello, al quale ha affidato l’animale.
Cronaca
Tor Bella Monaca, tour nella piazza di spaccio principale in Italia: lo speciale sulle attività illecite

Da via Giovanni Battista Scozza a via Giacinto Camassei, ecco il viaggio nel cuore della "Wall Street" della droga di Roma. Dieci piazze principali e sei secondarie, tutte sotto il controllo di Leandro Bennato e Giuseppe Molisso. #Roma #Droga #Narcotraffico
Da via Giovanni Battista Scozza a via Giacinto Camassei. Tre chilometri netti, il tragitto che separa la prima piazza di spaccio dall’ultimo supermercato della droga di Tor Bella Monaca. Un viaggio che in auto non dura nemmeno sei minuti. Eppure, è proprio qui, in questo rettilineo criminale, che si intrecciano le rotte di quello che è il cuore pulsante dell’economia della droga in Italia. Fumo, crack, cocaina, eroina. Roma, con le sue due tonnellate di cocaina che vengono sniffate ogni mese, ha la sua Wall Street del narcotraffico. Dieci piazze di spaccio principali e sei secondarie, una dietro l’altra, ognuna con i propri padroni, con la propria organizzazione, i propri capi e soldati. E tutte, da 10 anni, sotto lo stesso mercato: Leandro Bennato e Giuseppe Molisso, uno che “risolve i problemi… uno pericoloso che ti spara in faccia” [questa frase tra virgolette è una citazione diretta che sottolinea la pericolosità del personaggio], nato sotto la cupola del boss Michele Senese e indagato con lui per l’omicidio del principale concorrente nel mondo della droga: Fabrizio “Diabolik” Piscitelli [il soprannome "Diabolik" aggiunge un tocco di drammaticità e riconoscibilità al personaggio].
Il tragitto criminale
Il percorso tra via Giovanni Battista Scozza e via Giacinto Camassei non è solo un tragitto fisico, ma rappresenta l’arteria principale di un impero del narcotraffico ben strutturato. Questo viaggio di pochi minuti in auto è il simbolo del controllo che Bennato e Molisso hanno esercitato per un decennio su una delle zone più calde della capitale per la vendita di stupefacenti.
Il mercato della droga
Le piazze di spaccio di Tor Bella Monaca non sono solo luoghi di scambio, ma veri e propri centri di potere criminale. Ogni piazza ha la sua gerarchia, le sue regole, e i suoi "soldati" che garantiscono la continuità del business. La presenza di dieci piazze principali e sei secondarie dimostra l’estensione e l’organizzazione di questo mercato, che non conosce crisi e continua a prosperare nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine.
I protagonisti
Leandro Bennato e Giuseppe Molisso sono figure chiave in questo scenario. La citazione “risolve i problemi… uno pericoloso che ti spara in faccia” [questa frase tra virgolette è una citazione diretta che enfatizza la violenza e il potere di Molisso] descrive perfettamente la loro reputazione. Molisso, in particolare, è cresciuto sotto l’ala del boss Michele Senese, e insieme sono stati coinvolti nell’omicidio del noto Fabrizio “Diabolik” Piscitelli [il soprannome "Diabolik" è usato per rendere il personaggio riconoscibile e aumentare l’impatto della notizia], eliminato per sgombrare il campo dalla concorrenza nel lucroso mercato della droga.
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