Si è concluso il corteo di Non una di Meno a Roma, in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle donne. “Siamo belle, potenti e più di 20mila”, hanno annunciato le attiviste dal megafono.
Il corteo ha visto una marea transfemminista colorare Roma di fucsia, partendo da piazza Vittorio fino al Circo Massimo, passando per il Colosseo. “Marea sei bellissima – hanno affermato le attiviste – Vogliamo essere libere, vogliamo tutt’altro. Siamo belle. Siamo potenti. Siamo 20mila”.
Durante la manifestazione, decine di migliaia di persone hanno sfilato nel cuore della capitale indossando piume, parrucche e abiti fucsia. I partecipanti hanno preso parte a balli, musica e flash mob, incluso un momento significativo in via Manzoni, dove le manifestanti hanno tintinnato le chiavi di casa, sottolineando che neppure le abitazioni sono luoghi sicuri.
“Non ci fermeremo finché non sarà distrutto il patriarcato”, hanno ripetuto le attiviste, accompagnate da un fragoroso tumulto di voci.
Una lotta intersezionale
Numerosi sono stati i momenti dedicati a questioni intersezionali, in special modo contro il genocidio a Gaza e in supporto alle donne palestinesi. Quest’anno, il corteo si è focalizzato su “la violenza patriarcale, la guerra e la povertà”.
Sono stati riaffermati i valori di contrasto all’omotransfobia. “Siamo tutte antifasciste, siamo tutte transfemministe”, hanno gridato le manifestanti, enfatizzando la necessità di una lotta comune. “Più trans meno Trump”, recitava un manifesto. Le attiviste hanno anche diretto critiche a personaggi pubblici, annunciando che “la vostra transfobia la pagherete cara”, prima di lanciare il grido “contro ogni fascismo”.
Il pensiero per le vittime di violenza
Un pensiero è andato alle donne vittime di violenza assenti alla manifestazione. “Giulia è viva e lotta insieme a noi, le nostre idee non moriranno mai”, hanno dichiarato, riferendosi a Cecchettin. Sono state espresse critiche nei confronti del decreto Caivano, con i manifestanti a favore del modello di Quarticciolo: “Ai problemi non si può rispondere con la polizia; insieme possiamo sconfiggere la violenza”.
È stato anche ricordato l’appuntamento pomeridiano a Largo Argentina. “Nel giorno dello sciopero transfemminista, il Teatro Argentina ospita uno dei simboli del patriarcato italiota”, hanno denunciato le attiviste, criticando il ruolo di Luca Barbareschi e il suo atteggiamento nei confronti delle attrici che denunciano abusi.