La nazionale italiana non è più quella di una volta. Sotto tutti i punti di vista. La nostra scuola calcistica si è omologata agli altri perdendo la sua identità fatta di “Catenaccio e contropiede”. Non ci sono più bambini che giocano per strada o negli oratori. Ora si va alle scuole calcio che, forse disciplinando tatticamente il futuro atleta, gli tolgono quell’estro e quel talento, che invece sono le qualità fondamentali per creare un talento. Il crollo delle nascite e gli immigrati che non si sentono italiani fanno il resto.
Lo share quando gioca la nazionale rispetto agli anni ’90
I tempi cambiano per carità, però passare dal 87% di share durante il Mondiale Italia 90 nella semifinale contro l’Argentina di Diego Armando Maradona, al 38% della gara valida di due giorni fa per la National League contro la Germania è un divario più del doppio.
La Nazionale Italiana non si qualifica ai Mondiali di Calcio dal 2014. L’ultima apparizione dell’Italia ai Mondiali di calcio risale ormai al 2014 dove la Nazionale partecipò alla Coppa del Mondo giocata in Brasile, senza però riuscire a superare la fase a gironi, come già accaduto nel 2010. L’ultima volta che siamo arrivati agli ottavi di finale di un Mondiale, dunque, è nel 2006, quando poi abbiamo trionfato in Germania, con una squadra a dir poco insuperabile. Buffon, Zambrotta, Cannavaro, Materazzi, Grosso, Gattuso, Pirlo, Camoranesi (Del Piero), Perrotta (De Rossi), Totti (Iaquinta), Toni, guidati da Marcello Lippi. Se mai la Nazionale dovesse qualificarsi ai Mondiali del 2026 negli Stati Uniti, allora la squadra realizzerà un totale di 12 anni d’assenza dal torneo di calcio più importante e seguito di sempre.
Prima, quando giocava la Nazionale Italiana, si fermava la nazione. A Roma si chiudevano i negozi. ora non più. Il problema che il ricambio generazionale dovuto dalla globalizzazione, non ha creato nuovi cittadini italiani, ma solo abitanti/consumatori. Un conto è essere italiani e sposare i valori della patria, un conto è vivere in Italia mantenendo usi e costumi del paese d’origine, tipo i maranza di Milano. Prima i giovani giocavano tutti a pallone, ora no e per certi aspetti questa è anche una fortuna, da un punto di vista di multidisciplinarità, però “Il pesce puzza sempre dalla testa”. L’Italia era forte quando c’era il limite agli stranieri: tre per squadra. Otto undicesimi della formazione titolare dovevano essere obbligatoriamente italiani. Il campionato prima era a sedici squadre, poi a diciotto. Ora desolatamente a venti. Con le ultime due squadre della classifica veramente troppo scarse. Senza dimenticare che togliere due squadre dalla Serie A, darebbe più tempo alla cura della Nazionale Italiana.