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Cronaca

La trasformazione della nuova infrastruttura post-incendio del 2021

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La trasformazione della nuova infrastruttura post-incendio del 2021

Costruito tra l’Ottocento e il Novecento, il Ponte di ferro riaprirà il 17 marzo dopo un lungo periodo di lavori di ristrutturazione. Questo storico ponte, che ha attraversato dodici papi e due guerre mondiali, fu gravemente danneggiato da un incendio la notte prima delle elezioni amministrative del 2 ottobre 2021, portando a una chiusura totale e una riduzione della capacità di carico da sette a tre tonnellate. Il sindaco Gualtieri ha sottolineato: «Avremmo dovuto chiuderlo e invece abbiamo fatto un nuovo ponte molto più capiente da 30 tonnellate».

Ponte di Ferro: come sarà la nuova infrastruttura dopo i lavori e l’incendio del 2021

La riapertura del ponte rappresenta un importante risultato poiché l’opera avrebbe dovuto chiudere definitivamente dopo il 2026. L’infrastruttura ristrutturata manterrà la storicità dell’originale, con il restauro dei capitelli, della ringhiera e degli arconi, mentre la nuova struttura sarà una trave reticolata che ne riprende la geometria. L’assessora ai lavori pubblici, Ornella Segnalini, ha dichiarato: «Sarà un ponte che dialoga con l’antico e con il nuovo». Saranno inoltre assicurate due passerelle protette per la sicurezza di pedoni e ciclisti.

Gli autobus transiteranno attraverso il ponte, facilitando il nuovo collegamento delle linee 96 e 780. Gualtieri ha evidenziato l’impegno nella realizzazione del progetto: «I lavori sono partiti a luglio 2023. Ci sono pochi casi in cui in meno di due anni si fa un ponte di quella complessità». L’intervento ha un costo di 18 milioni di euro, provenienti in parte dai fondi del Giubileo.

La costruzione del ponte ha coinvolto competenze internazionali, con tecnici norvegesi specializzati in pozzi petroliferi. Sono stati utilizzati 54mila bulloni per assemblare un’infrastruttura in acciaio di 876 tonnellate. Attualmente, il ponte si trova in una fase delicata di abbassamento dopo il varo a spinta e il mantenimento della struttura originale è una priorità.

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Assegni circolari come veicolo per presunte tangenti

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Assegni circolari come veicolo per presunte tangenti

A seguito di un lungo processo legato a presunti illeciti nella società Axsoa, Raffaella Bigozzi, conosciuta come Raffaella Bergè, è stata condannata a cinque anni di reclusione per riciclaggio. Le accuse riguardano l’utilizzo di assegni circolari per occultare denaro proveniente da un presunto giro di tangenti, collegate alla società di certificazione in cui operava il marito, che rilasciava attestazioni d’idoneità per gare d’appalto pubbliche.

IL PROCESSO

Le indagini della procura e del Nucleo speciale tutela mercati della Finanza su Axsoa hanno fatto emergere un sistema illecito in cui, secondo la Procura, l’azienda avrebbe offerto autentiche attestazioni per oltre 700mila euro, consentendo la partecipazione a gare pubbliche senza i requisiti legali. Nel 2013, Raffaella Bergé e il marito, Mario Calcagni, furono tra i nove arrestati. La gip Simonetta D’Alessandro ha descritto un “collaudato e organizzato sistema” all’interno di Axsoa, mentre la maggior parte degli imputati ha visto le accuse cadere in prescrizione. Alla fine, solo Bergé è stata condannata per riciclaggio, mentre quattro altre persone sono state assolte.

L’ASSEGNO

Secondo i documenti processuali, Raffaella Bergè, “risultando beneficiaria di un assegno circolare di 200mila euro, compiva operazioni atte ad ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa”. L’attrice, nata a Roma 55 anni fa, ha guadagnato notorietà con il ruolo di Marina Kroger nella soap opera CentoVetrine e ha continuato a lavorare in diverse produzioni televisive. Insieme a Calcagni, è stata tra gli assolti della vicenda, ma il caso potrebbe riaprirsi per bancarotta fraudolenta, dato il fallimento della Axsoa.

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Scoperti 20mila euro falsificati in un solo giorno

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Scoperti 20mila euro falsificati in un solo giorno

Un fenomeno preoccupante sta emergendo nelle strade di Roma, dove l’uso di banconote false è spesso collegato al traffico di droga. Il colonnello Fabio Imbratta del Nucleo Antifalsificazione monetaria dell’Arma ha evidenziato che il taglio di banconote più diffuso è quello da cinquanta euro, utilizzato anche in associazione a sostanze stupefacenti. Dopo diversi sequestri, i carabinieri hanno recentemente arrestato sei individui trovati in possesso di denaro contraffatto, spesso insieme a droga. “La droga e le banconote contraffatte sono ‘affari’ speculari”, ha spiegato Imbratta, sottolineando come Roma rappresenti un centro di smercio per queste attività illecite.

LE OPERAZIONI

Le forze dell’ordine continuano a combattere contro la produzione e la distribuzione di banconote false. L’ultima operazione significativa ha visto l’arresto di un padre e un figlio a Torvajanica, i quali nascondevano oltre 20.500 euro in banconote false da 100 euro. Alla luce dei progressi, il colonnello ha dichiarato che “l’80 per cento della contraffazione era italiana” una decina di anni fa, mentre oggi questo valore è sceso a meno del 30 per cento.

Recenti arresti sul territorio romano hanno portato alla luce ulteriori casi di falsificazione. A Primavalle, un uomo è stato trovato con 12 grammi di hashish e 215 euro in contante, di cui 17 banconote da 50 euro risultate false. In un altro intervento, due ragazzi romani sono stati trovati con 63 banconote da 50 euro completamente false vicino a un hotel, mentre un 19enne avuto con una banconota da 50 euro falsa ha portato a una perquisizione che ha rivelato 4.800 euro di altre banconote contraffatte.

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