I resti rinvenuti il 25 febbraio nel pozzo di Castel Sant’Angelo, durante lavori di manutenzione, hanno suscitato un forte interesse pubblico e una serie di speculazioni. I frammenti di ossa, trovati in una zona inaccessibile al pubblico e a pochi passi dal Vaticano, hanno immediatamente allertato i carabinieri e la Soprintendenza, che ha incaricato un antropologo di analizzare i reperti.
Dopo attente analisi, l’antropologo ha chiarito che i resti non appartengono a un essere umano. Le ossa, come confermato dal dirigente del museo di Castel Sant’Angelo, Luca Mercuri, risalgono ad almeno 400 anni fa e sono “ossa animali e non umane”. Il materiale è stato associato al XVI-XVII secolo, dissipando le fantasie di un possibile collegamento con casi di cronaca come la scomparsa di Emanuela Orlandi nel 1983, che erano state inizialmente avanzate. “Le ossa sono state rinvenute casualmente durante lo svolgimento di attività di manutenzione in un pozzo all’interno dell’area delle Prigioni”, ha specificato Mercuri.