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Le molestie sul lavoro raccontate da una poliziotta: “Ho parlato e il trasferimento mi è stato proposto dai superiori”

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Le molestie sul lavoro raccontate da una poliziotta: “Ho parlato e il trasferimento mi è stato proposto dai superiori”

In un’intervista rilasciata a Fanpage.it, Lucia, una poliziotta (nome di fantasia), racconta le discriminazioni e le molestie che subiscono le donne all’interno della Polizia di Stato. “È mortificante – esordisce Lucia – Ma è proprio la polizia che dovrebbe tutelare la società che non supporta le colleghe. Qui l’uguaglianza è solo formale”. La sua denuncia si intensifica in occasione della Giornata Internazionale della Donna dell’8 marzo, quando decide di condividere le esperienze che accomunano molte colleghe.

Discriminazioni quotidiane

Lucia spiega che le molestie sessuali sono un fenomeno comune: “Non è normale nel 2025. Sembra che i loro corpi vivevano in quest’anno, le loro menti sono rimaste chiuse al secolo scorso.” Le microaggressioni avvengono regolarmente e includono battute sessualmente esplicite e invadenti. “Oggi te la sei rasata?” è solo un esempio di come i colleghi interagiscono con le donne, aumentando il malessere quotidiano. Lucia menziona anche che le molestie provengono, talvolta, anche dai superiori, creando un clima di paura e isolamento.

Il silenzio dell’amministrazione

Nonostante le gravi situazioni, Lucia osserva che denunciare comporterebbe conseguenze sul lavoro: “Denunciare la situazione porterebbe all’apertura di un procedimento disciplinare.” A volte, piccole forme di violenza psicologica vengono minimizzate: “Forse stai esagerando,” è la risposta che riceve quando cerca di segnalare l’accaduto. Lucia descrive come questi eventi non solo danneggiano la fiducia nelle istituzioni ma creano un contesto in cui le poliziotte si sentono spesso sole e senza supporto.

Disparità nel trattamento

Le differenze non si fermano alle molestie ma iniziano già durante il concorso di ammissione, dove le donne affrontano controlli specifici sui tatuaggi e sull’abbigliamento. “Dopo oltre quarant’anni, infatti, la divisa di rappresentanza per le poliziotte resta quella con la gonna al ginocchio.” Inoltre, racconta come più volte si è sentita relegata a determinati compiti proprio a causa del suo genere. La sua esperienza mette in luce una cultura lavorativa che non considera le capacità delle donne in modo equo rispetto ai colleghi maschi.

La testimonianza di Lucia evidenzia un problema sistemico che non solo danneggia le donne all’interno della Polizia ma solleva interrogativi sulle misure di supporto offerte dall’amministrazione. Conclude con una nota di determinazione: “Tutti devono sapere. Nessuna deve più sentirsi sola.”

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Un uomo tenta di dare fuoco alla casa della sua compagna che si è barr icata all’interno.

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Un uomo tenta di dare fuoco alla casa della sua compagna che si è barr icata all’interno.

Sul posto, dopo la richiesta di aiuto arrivata al Numero unico per le emergenze 112 da parte della vittima, una donna italiana di 24 anni, sono intervenuti i carabinieri della stazione di Tor Bella Monaca.

Tentativo di incendio e aggressione

La donna si era barricato in casa per sfuggire al suo ex, il quale ha insistito nella sua azione sferzando calci e pugni contro il portone. Prima di questo, il 32enne aveva tentato di incendiare l’appartamento. L’incidente è avvenuto in via Panzera a Tor Bella Monaca, Roma.

Arresto del 32enne

I militari hanno arrestato in flagranza di reato un uomo di 32 anni, originario della Repubblica Dominicana e già noto alle forze dell’ordine. Dovrà rispondere dell’accusa di maltrattamenti nei confronti della compagna. I carabinieri lo hanno sorpreso mentre cercava di farsi aprire dall’interno, colpendo la porta d’ingresso. Identificato e arrestato, è stato portato nel carcere romano di Regina Coeli dopo che il gip del tribunale di Roma ha convalidato sia l’arresto che la custodia cautelare in carcere.

Storia di violenze e minacce

Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, la 24enne, spaventata dal comportamento aggressivo dell’uomo, si era barricata in casa. Prima dell’intervento, il 32enne aveva tentato di appiccare un incendio nell’appartamento, un episodio che la ragazza era riuscita fortunatamente a spegnere. Ai carabinieri ha riferito di aver subito violenze fisiche e minacce verbali per mesi, in gran parte a causa della gelosia morbosa del suo fidanzato, deteriorata anche dall’uso di droghe.

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Le motivazioni dell’ergastolo nel femminicidio di Martina Scialdone: “Sfogo di un impulso violento”

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Le motivazioni dell’ergastolo nel femminicidio di Martina Scialdone: “Sfogo di un impulso violento”

Sono state pubblicate le motivazioni della sentenza di ergastolo nei confronti di Costantino Bonaiuti, accusato di aver ucciso Martina Scialdone. I giudici della Corte d’Assise hanno ritenuto sussistenti gli estremi per contestare l’aggravante dei motivi futili e abietti. Come sottolineato dalla corte, “la circostanza aggravante dei futili motivi sussiste ove la determinazione criminosa sia stata indotta da uno stimolo esterno di tale levità, banalità e sproporzione, da apparire secondo il comune modo di sentire assolutamente insufficiente a provocare l’azione criminosa tanto da potersi considerare un mero pretesto per lo sfogo di un impulso violento”.

Il femminicidio di Martina Scialdone

I fatti risalgono alla sera del 13 gennaio 2023, quando Martina Scialdone, avvocata di 35 anni, e il suo ex Costantino Bonaiuti, sessantaduenne ingegnere di Enav e sindacalista di Assivolo, si sono incontrati in un locale del Tuscolano. Durante la loro discussione, Bonaiuti ha seguito Martina fino in bagno e, nonostante l’intervento del proprietario del ristorante e del responsabile di sala, la lite è proseguita nell’anticamera del bagno, dove l’uomo ha tentato di strappare il telefono dalla mano della donna.

Gli spari e le minacce

Al termine della serata, Bonaiuti ha estratto una pistola e ha sparato contro Martina, pronunciando secondo alcuni testimoni: “Dove vai, tanto sei morta”. Prima di questa drammatica conclusione, sarebbe emerso che l’uomo non accettava la fine della relazione e avrebbe addirittura assoldato un investigatore privato per seguire gli spostamenti della sua ex.

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