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Cronaca

L’opera ispirata al romanzo di Robert Louis Stevenson

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L’opera ispirata al romanzo di Robert Louis Stevenson

Un viaggio nella Londra del 1886 attende gli spettatori al Teatro Ghione di Roma, dove dal 6 al 9 marzo va in scena “Dr. Jekyll & Mr. Hyde”. Questo spettacolo, ispirato al celebre romanzo di Robert Louis Stevenson, è una produzione del Teatro della luce e dell’Ombra e vede la direzione di Gennaro Duccilli. Il cast include nomi di spicco come Eleonora Mancini, Maria Angelica Duccilli, Paolo Ricchi, Natale Russo e Giordano Rucci. Le scenografie sono di Sergio Gotti, mentre Antonio Accardo si occupa delle luci e Giulio Duccilli del sound design.

Temi dello Spettacolo

Al centro della pièce si esplora la continua lotta tra bene e male, il lato oscuro e quello luminoso dell’anima umana. L’intento non è solo quello di presentare una interpretazione teatrale, ma piuttosto di indurre lo spettatore a riflettere sulla dualità della personalità presente in ciascun individuo, portando a momenti di inquietudine e solitudine.

Commento degli Autori

«Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde – annotano gli autori – è considerata la più importante opera di Stevenson, ed è uno dei più grandi classici della letteratura fantastica di tutti i tempi. La trama del racconto trae origine da un incubo dell’autore. Fortemente impressionato dallo ‘spirito malvagio’ che aveva abitato la sua notte, lo scrittore si mise immediatamente al lavoro su quel che diventerà il suo capolavoro. “Quel forte senso della doppiezza che si annida nell’uomo è qualcosa che a tratti cattura e sovrasta la mente di ogni creatura pensante”.»

Dettagli dello Spettacolo

Gli orari delle rappresentazioni sono dal giovedì al sabato alle 20.30 e la domenica alle 17. L’evento si svolge in via delle Fornaci, 37. Info e biglietti sono disponibili qui.

Cronaca

Lino Banfi smarrisce telefono e documenti, l’appello social del quartiere: “Aiutiamolo, che sfortuna”

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Lino Banfi smarrisce telefono e documenti, l’appello social del quartiere: “Aiutiamolo, che sfortuna”

Lino Banfi, l’eterno comico pugliese che a 88 anni ancora ci fa sbellicarci dalle risate, ha perso tutto tranne il suo inimitabile fascino: documenti, carte di credito, telefono e quella foto della moglie Lucia che lui adora come una reliquia. Figuriamoci se un’icona come lui, sempre circondato da fan appiccicosi, non possa sbadatamente lasciare in giro i suoi tesori mentre scappa da autografi e selfie – ora sta implorando aiuto online, e chissà se è l’età o solo la vita da celebrità a giocare brutti scherzi! #LinoBanfi #DisavventuraDaStar #PerseLeCoseMaNonLoSguardo #RomaPazza #AiutoPerLinoBanfi (278 caratteri)

L’incidente del comico pugliese

L’attore Lino Banfi, noto per le sue battute irriverenti e il suo amore per la Puglia, ha vissuto una Pasqua da incubo. Questa mattina, nei pressi di via Lorenzo il Magnifico a Roma – dove abita e dove i fan lo assalgono per foto e autografi – ha smarrito i suoi beni più preziosi: documenti, carte di credito, il telefono e una foto della moglie Lucia, che lui descrive come la sua “roccia”. Invece di firmare autografi, stavolta è lui a mendicare aiuto, dimostrando che anche le star invecchiano e diventano distratte come noi comuni mortali.

L’appello virale su Facebook

L’annuncio è partito dal gruppo Facebook “Quelli di piazza Bologna”, un ritrovo virtuale per i residenti romani. L’amministratore, Amos Tesciuba, ha preso in mano la situazione perché Lino non è nemmeno iscritto al gruppo – forse troppo impegnato a recitare o a chiacchierare con i fantasmi di Totò. “Buon pomeriggio a tutti”, ha scritto Tesciuba, “Purtroppo il nostro amico Pasquale Zagaria (Lino Banfi) ha smarrito il telefono, documenti e carte stamattina vicino a via Lorenzo il Magnifico. Se qualcuno lo trova, fatevi avanti!”. È un richiamo che sa di comunità, ma con un tocco di ironia: chissà se Lino si è perso anche un po’ di dignità nel processo.

Reazioni dei fan e consigli improvvisati

I commenti sotto il post sono un misto di simpatia e battute al vetriolo, proprio come le commedie di Lino. Una fan ha scritto: “Mannaggia! Spero lo ritrovi presto, Forza Lino”, mentre altri citano le sue storiche frasi tipo “madonna dell’ingoronèta!”. C’è chi consiglia trucchi pratici, come “Noi usiamo i tag nel portafoglio, perché capita a tutti, vecchi o no”, insinuando che l’età di Lino – 88 anni suonati – potrebbe essere il vero colpevole. Insomma, i residenti si sono scatenati, trasformando una semplice perdita in un evento social da condividere e deridere bonariamente, perché in Italia, anche le disgrazie diventano uno spettacolo.

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Suicidio di un detenuto a Rebibbia: il 29esimo in quattro mesi.

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Suicidio di un detenuto a Rebibbia: il 29esimo in quattro mesi.

Un uomo di 56 anni si è tolto la vita nella prigione di Rebibbia, un ennesimo schiaffo al sistema penitenziario italiano che barcolla tra sovraffollamento, agenti esausti e cure psichiatriche da Terzo Mondo. Mentre i politici blaterano e il Papa fa le sue gite, i detenuti marciscono in celle infernali e gli operatori rischiano la pelle. #SuicidioCarcere #SistemaPenitenziarioFallito #ItaliaSenzaGiustizia #RebibbiaInferno #DirittiInCarcere

Tragedia a Rebibbia

Nella Casa di reclusione di Rebibbia, un detenuto di 56 anni ha deciso di farla finita, mettendo in luce il fallimento cronico del nostro sistema carcerario. Stefano Anastasia, Garante delle persone private della libertà per la Regione Lazio, non ha peli sulla lingua: “È l’ennesima prova che il sistema non funziona, nonostante gli sforzi degli operatori, e viene sovraccaricato da problemi che non può gestire”.

Le dichiarazioni del Garante

Anastasia spiega che il 56enne era in carcere da tempo, con una pena lontana dalla fine, e si trovava in una sezione per detenuti con problemi psichici. Non era in una Rems perché giudicato responsabile delle sue azioni, ma secondo lui avrebbe potuto accedere a alternative alla detenzione per motivi di salute. Peccato che, in questo Paese ossessionato dalla “caccia alle streghe” contro ex carcerati, le risorse per l’assistenza psichiatrica scarseggino, rendendo tutto più complicato del dovuto.

Caos e contraddizioni nelle carceri

Intanto, il segretario generale di Uilpa, Gennarino De Fazio, denuncia altri disastri: a Bologna, sei minorenni hanno scatenato disordini in un istituto penitenziario, fortunatamente placati. E a Terni, un detenuto ha avuto il suo primo colloquio intimo “ufficiale”, mentre altrove si combatte per sopravvivere. Le carceri italiane sono un paradosso: tra amori rubati e rivolte, con oltre 16mila reclusi in eccesso rispetto ai posti disponibili, 18mila agenti mancanti e aggressioni a non finire – ben 3.500 nel 2024 contro la polizia penitenziaria. I burocrati al Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria gonfiano i loro uffici, ma le prigioni affondano, lasciando agenti e detenuti a marcire in un inferno reale.

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