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Cronaca

Modifiche al Regolamento sui Tavolini di Bar e Ristoranti a Roma

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Modifiche al Regolamento sui Tavolini di Bar e Ristoranti a Roma

La regolarizzazione dei tavolini all’aperto a Roma sta per cambiare in modo significativo l’assetto degli spazi pubblici della capitale. La nuova normativa, che dovrebbe essere votata nei prossimi giorni, promette di abolire il precedente sistema basato sul “fronte vetrina”, in vigore da oltre un decennio. Entro il 31 dicembre, scadrà anche la lunga proroga dei “dehors” stabilita per sostenere le attività di ristorazione durante la pandemia Covid.

Roma, Regolamento per i tavolini di bar e ristoranti: ecco cosa cambia

Questo Regolamento è il risultato di oltre un anno di discussioni e mira a riportare qualità e decoro nelle strade, spesso sature di tavolini e ombrelloni privi di un’armonia architettonica. La nuova regola cambierà il metodo di calcolo per l’occupazione del suolo pubblico, che ora sarà proporzionale alla superficie interna dei locali, escludendo i magazzini. La città sarà divisa in tre macro aree, e anche gli alberghi al piano terra potranno avere plateatici.

Il texto del Regolamento è stato oggetto di intense discussioni, come dimostrano i 160 emendamenti presentati in Assemblea Capitolina. Una modifica significativa prevede che nelle aree pedonali UNESCO l’occupazione di suolo pubblico possa richiedere fino al 40% degli spazi, rispetto al 50% inizialmente previsto.

Roma, le concessioni Osp e il catalogo degli arredi

Accolto con favore anche la creazione di un “Catalogo degli arredi”, sviluppato in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina. Questo elenco stabilisce i materiali e i colori per tavoli e sedie, a cui tutti i ristoratori dovranno attenersi, con la possibilità di deroghe per progetti collettivi. La necessità di regole più chiare è stata sottolineata anche dal presidente di Fipe, Sergio Paolantoni, che ha evidenziato quanto sia essenziale per i visitatori sperimentare la “cucina romana” in un contesto decoroso.

L’assessore Monica Lucarelli ha ribadito l’importanza di fornire regole chiare, mentre Giordano Rapaccioni della Cna Roma ha chiesto maggiore attenzione anche per altri settori, come panifici e gelaterie, evidenziando la volontà di esercitare anche con strutture amovibili.

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Cronaca

Il caos in strada richiede un riordino urgente

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Il caos in strada richiede un riordino urgente

Il nuovo regolamento sulle concessioni per i tavolini all’aperto, in discussione nell’Aula Giulio Cesare, è accolto con favore da molti ristoratori, tra cui Giorgio Catalano, operante da dieci anni in piazza Cola di Rienzo. Catalano sottolinea che “un regolamento è sempre positivo” perché fornisce norme chiare e stimola la partecipazione. Prima dell’introduzione di questa disciplina, la situazione era caratterizzata da “un coacervo di cavilli e lacci burocratici complicati” che creavano ambiguità e danneggiavano gli operatori.

Critiche agli abusivi

Catalano esprime chiaramente la sua posizione: “Gli abusivi sbagliano e danneggiano noi e la città”. Riguardo alla partecipazione alla stesura del regolamento, afferma di aver avuto dialoghi con l’assessorato alle Attività produttive e riconosce le preoccupazioni dei residenti. Il ristoratore evidenzia la necessità di considerare la città nel suo complesso, specialmente in quartieri delicati come Monti, dove “in alcuni punti le strade sono senza marciapiedi”.

Una visione positiva per la città

Sottolinea l’importanza di una “città viva” che attragga turisti, ponendo la domanda: “Si vuole una città morta?”. Catalano crede che il nuovo regolamento, sebbene potrebbe comportare una perdita economica per la sua attività, sia necessario per migliorare l’ospitalità di Roma e riordinare le concessioni.

Infine, chiarisce che esiste un criterio oggettivo per la gestione delle concessioni basato sul valore commerciale dei locali e del pagamento degli affitti, considerato un aspetto fondamentale per il calcolo dell’area destinata ai tavolini esterni.

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Crescita delle fattorie sociali: l’iniziativa di giovani autistici a Roma Sud

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Crescita delle fattorie sociali: l’iniziativa di giovani autistici a Roma Sud

C’è un’Ape a tre ruote che percorre Roma Sud, vendendo frutta e ortaggi coltivati da ragazzi speciali. «Non siamo noi “normali” ad aiutarli, ma è il contrario: respirando insieme ci insegnano l’io plurale». Nei 3 ettari di verde tra via di Vigna Murata e via Grotte D’Arcaccio, 25 ragazzi autistici hanno creato la fattoria sociale Cooperativa Garibaldi, un’iniziativa frutto di anni di impegno.

L’Iniziativa della Cooperativa Garibaldi

Maurizio Ferraro, 73 anni, papà di Chiara, affetta da autismo, è il presidente della cooperativa, attiva dal 2010. «Siamo una onlus che gestisce un’azienda agricola, i soci fondatori sono i nostri ragazzi», afferma Ferraro. La cooperativa rappresenta un esempio di fattoria sociale, un tipo di realtà che aiuta persone svantaggiate. Secondo Coldiretti Lazio, negli ultimi anni c’è stato un aumento del 30% di queste forme di collaborazione.

Marco Berardo Di Stefano, di Confagricoltura e presidente nazionale della Rete Fattori Sociali, segnala il lancio di un master multidisciplinare in agricoltura sociale, previsto dall’Università di Tor Vergata, con docenti in vari ambiti tra cui psicologia e diritto del lavoro. «In Italia ci sono circa 3 mila fattorie sociali, con un fatturato da 200 milioni di euro», aggiunge Di Stefano.

Un Esempio di Inclusione e Solidarietà

La Cooperativa Garibaldi offre «percorsi di autonomia, agricoltura sociale e attività educative all’aperto». Ogni mercoledì, venerdì e domenica mattina è attivo un mercatino dove vengono venduti i prodotti freschi, molto frequentato dai residenti del quartiere. Grazie a fondi della Regione Lazio, sono stati anche realizzati due appartamenti «dove i nostri ragazzi possono dormire con l’assistenza h24 di un operatore, abituandosi così al distacco dalle famiglie».

L’esperienza della cooperativa ha attirato l’interesse internazionale, con una delegazione di sindaci della regione agricola “Junin” del Perù che l’ha visitata nel 2019 nell’ambito di un progetto europeo. Maurizio Ferraro e gli altri genitori sperano che l’esperienza della cooperativa «possa essere realizzata in tanti altri luoghi» per continuare a promuovere l’idea di un villaggio della solidarietà.

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