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Omicidio di Serena Mollicone: l’assoluzione dei Mottola è stata annullata dalla Cassazione

Ci sarà un nuovo appello bis per l’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto 24 anni fa ad Arce. La questione centrale rimane la presenza della ragazza nella caserma.

La Corte di Cassazione ha disposto un nuovo processo di appello bis riguardante l’omicidio di Serena Mollicone, trovata morta nel giugno 2001 nel bosco di Fontecupa, in provincia di Frosinone. Questo sviluppo segue l’assoluzione della famiglia Mottola in primo e secondo grado, ripristinando l’interesse sul caso. Le motivazioni della Cassazione saranno comunicate entro novanta giorni. Tuttavia, il punto cruciale che potrebbe determinare l’identità dell’assassino pare essere nuovamente quello della caserma.

### Il nodo della caserma

Secondo i giudici di primo e secondo grado, non ci sono prove che Serena Mollicone sia entrata nella caserma di Arce il primo giugno 2001, allora comandata da Franco Mottola. Tuttavia, i carabinieri del Ris sostengono che Serena sia stata uccisa nella caserma e il suo cadavere successivamente trasportato nel bosco. È possibile che la Cassazione non abbia considerato sufficienti le motivazioni presentate da precedenti giudici riguardo all’assenza di prove sulla presenza della ragazza nella caserma.

### Difesa dei Mottola

“Il pool di difesa della famiglia Mottola attende serenamente le motivazioni di questo rinvio per vedere quali punti devono ancora essere discussi e approfonditi in fase di appello – ha dichiarato il consulente della famiglia Mottola e criminologo Carmelo Lavorino. – Gli avvocati faranno di tutto per far assolvere nuovamente i nostri assistiti. Se la Corte chiede nuovi approfondimenti, ci saranno senza nessun problema. L’annullamento della sentenza dice solo che deve essere motivata meglio, aspettiamo cosa dice la Cassazione”. I Mottola, secondo il criminologo, sono “tranquilli e sereni” nonostante i ritardi che potrebbero compromettere la ricerca del vero assassino.

### Il vicebrigadiere Santino Tuzi

A collocare Serena Mollicone all’interno della caserma era stato il brigadiere Santino Tuzi, deceduto per suicidio sette anni dopo l’omicidio. Qualche giorno prima della sua morte, Tuzi aveva affermato che la ragazza era entrata nella caserma. La procura sostiene che Serena sia stata uccisa dalla famiglia Mottola per la sua intenzione di denunciare Marco Mottola, accusato di spaccio. Tuttavia, i giudici avevano ritenuto non attendibile la testimonianza di Tuzi, il che portò all’assoluzione degli imputati, ora a rischio di condanna nel nuovo processo.

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