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Pignatone secondo Pietro Orlandi: “Si sosteneva che fosse stato trasferito per occuparsi del caso di Emanuela”

Pietro Orlandi torna a parlare di Giuseppe Pignatone, rivelando che, secondo due magistrati, “sarebbe stato spostato alla procura a Roma per risolvere un paio di faccende”, tra cui “chiudere il caso di Emanuela”. Orlandi ha dichiarato che tale informazione è emersa durante un incontro la settimana scorsa, sottolineando l’importanza della ricerca della verità riguardo alla scomparsa della sorella.

### L’arrivo di Pignatone in Procura a Roma

In un comunicato sociale, Orlandi ha descritto un incontro avvenuto tre anni fa, in cui erano presenti una giornalista, un collaboratore dell’AISE e due noti ex magistrati. “Secondo quanto mi è stato riferito, è stato detto che qualcuno, nel 1992, non volle far installare un noto sistema di sicurezza sulle auto di Falcone e Borsellino”, ha riferito Orlandi. La discussione è poi scivolata sulle motivazioni del trasferimento di Pignatone, che ha avuto il compito di affrontare “il caso di Emanuela Orlandi da archiviare e il caso di mafia capitale”.

### Le indagini archiviate con l’arrivo di Pignatone

Orlandi ha spiegato che i magistrati non parlavano di supposizioni, ma di “fatti dei quali erano a conoscenza”. Infatti, all’atto del suo insediamento, Pignatone ha preso in carico il caso di Emanuela e successivamente il caso di mafia capitale. “I due magistrati” hanno richiamato alla memoria le ragioni del trasferimento di Pignatone, affermando “Qualcuno ha voluto assolutamente Pignatone a Roma affinché risolvesse due situazioni”.

In aggiunta, Orlandi ha messo in evidenza che la commissione bicamerale d’inchiesta ha recentemente convocato Pignatone, definendo quel passaggio “necessario per fare chiarezza”. Tuttavia, Pietro Orlandi ha espresso disappunto, dichiarando che “forse è stata un’occasione persa” e accusando Pignatone di aver trattato l’argomento con disinteresse.

### Pietro Orlandi: “Lo dico e mi metto a disposizione per le indagini”

Infine, Orlandi ha dichiarato la propria disponibilità a collaborare con le indagini, evidenziando che “sono passati troppi anni da quel 22 giugno”. Ha chiesto che “tutte le persone che sanno qualcosa si decidano a parlare”, sottolineando l’urgenza e la necessità di fare progressi nelle inchieste riguardanti la scomparsa di Emanuela Orlandi.

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