Attualità
Ricercatori precari partecipano a un flash mob alla CRUI: “In migliaia perderanno il lavoro per i tagli del Governo”

Una mobilitazione dei precari delle università romane ha avuto luogo questa mattina, in risposta ai tagli del Governo al Fondo di finanziamento ordinario. Gli studenti e i dottorandi hanno chiesto alla Crui di prendere una posizione chiara sulla questione.
Un gruppo di partecipanti, provenienti da Sapienza, Tor Vergata e Roma Tre, ha organizzato un flash mob presso la sede della Conferenza dei rettori delle università italiane. Hanno denunciato il “consistente definanziamento dell’università” che metterà a rischio diversi posti di lavoro e avrà un impatto negativo sulla qualità della ricerca e dell’offerta formativa pubblica.
Richiesta di sostegno ai rettori
“Chiediamo ai rettori e alle rettrici di stare dalla parte dei precari, dei dottorandi e degli studenti,” hanno affermato i lavoratori. Hanno evidenziato che con il taglio di “1,2 miliardi al Fondo di Finanziamento Ordinario, circa 2/3 delle/dei 30 mila precarie/precari dell’Università pubblica italiana rischiano di essere disoccupati” nel breve termine. La somma di 37 milioni per il bando sui Contratti di Ricerca è stata definita “briciole”, considerando l’ampio numero di precari in scadenza e dottorandi in attesa di lavorare nel settore della ricerca.
Lettera alla rettrice Iannantuoni
Durante l’evento è stata consegnata una lettera alla rettrice Giovanna Iannantuoni, chiedendo un intervento decisivo per prevenire la perdita imminente di posti di lavoro tra gli assegnisti di ricerca, con tagli significativi previsti per il 2024 e oltre. “Con speranza avevamo accolto le dichiarazioni critiche sui tagli,” è stato riportato nella lettera, lamentando la scarsa considerazione riservata al problema nei recenti Stati generali dell’Università.
Gli studenti hanno poi annunciato una nuova mobilitazione per il 20 marzo, in occasione della giornata nazionale dell’Università, ribadendo la loro richiesta per un’“Università pubblica forte, senza precariato né sfruttamento.”
Attualità
Omicidio Serena Mollicone, Lavorino il criminologo afferma che Mottola sarà assolto ancora

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione per la famiglia Mottola, disponendo un nuovo processo di appello per l’omicidio di Serena Mollicone. Il criminologo Carmelo Lavorino ha dichiarato: “Attendiamo serenamente le motivazioni del rinvio”.
La posizione della difesa
Lavorino ha affermato: “Il pool di difesa della famiglia Mottola attende serenamente le motivazioni di questo rinvio per vedere quali punti devono ancora essere discussi e approfonditi in fase di appello”. Gli avvocati dei Mottola si preparano a difendere nuovamente i loro assistiti, sottolineando l’importanza delle future valutazioni della Corte.
Le implicazioni del rinvio
In merito ai nuovi approfondimenti richiesti dalla Corte, Lavorino ha aggiunto: “Se la Corte chiede nuovi approfondimenti, ci saranno senza nessun problema”. Ha anche evidenziato la preoccupazione per il tempo che passa, affermando: “Questo ci fa perdere tempo prezioso per individuare il vero assassino di Serena Mollicone, dato che più passa il tempo più si perdono le tracce, sia fisiche, sia chimiche, sia testimoniali”.
Dettagli sul caso
Nel processo per l’omicidio di Serena Mollicone figurano come imputati l’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce Franco Mottola, la moglie Annamaria e il figlio Marco, accusati di omicidio volontario e occultamento del cadavere. Serena, scomparsa due giorni prima, fu trovata senza vita in un bosco. Gli inquirenti sostengono che la giovane sia stata uccisa nella caserma dai Mottola, mentre i giudici di primo e secondo grado avevano rilevato l’assenza di prove materiali per confermare la presenza di Serena nella caserma. Secondo l’accusa, la giovane avrebbe dovuto denunciare Marco per spaccio di droga, scatenando una violenta colluttazione. Il corpo di Serena fu rinvenuto il 3 giugno 2001 nel bosco di Fontecupa.
Attualità
Sentenza della Cassazione sull’omicidio di Serena Mollicone, annullata l’assoluzione dei Mottola in appello bis

La Corte di Cassazione ha deciso l’annullamento della sentenza di assoluzione per la famiglia Mottola, ordinando un processo d’appello bis riguardo all’omicidio di Serena Mollicone. Il caso, che ha suscitato grande attenzione mediatica, riguarda la giovane trovata morta il 3 giugno 2001 ad Arce, in provincia di Frosinone.
Richiesta di annullamento dell’assoluzione
Durante la sua requisitoria finale, il procuratore generale ha chiesto l’annullamento dell’assoluzione per Franco, Annamaria e Marco Mottola, evidenziando che “siamo di fronte a una sentenza di appello affetta da plurime violazioni” e che “ha deprivato le parti appellanti di un effettivo vaglio del giudice di merito”. Secondo la procuratrice, la sentenza di secondo grado ha violato il diritto al doppio grado di giudizio, fondamentale per l’accertamento della verità.
Difesa dei Mottola
Gli avvocati della famiglia Mottola hanno sostenuto la richiesta di confermare le assoluzioni. Hanno dichiarato che “non vi è nessun elemento di prova certo che possa portare a una condanna dei Mottola”, rifacendosi alla robustezza delle tesi già esposte in precedenza, secondo cui “il costrutto accusatorio fa acqua da tutte le parti”.
Il mistero di Serena Mollicone
Serena Mollicone, diciottenne, scomparve il 1 giugno 2001 e il suo corpo fu ritrovato due giorni dopo in una zona boschiva, con mani e piedi legati. Secondo l’accusa, la giovane sarebbe entrata nella caserma di Arce per parlare con Marco Mottola, dove avrebbe subito una violenza fatale. Tuttavia, i giudici di primo e secondo grado non hanno trovato sufficienti prove per condannare gli imputati.
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