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Un ragazzo muore a Latina dopo aver schiantato l’auto contro un albero e fatto incendiari la macchina

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Un ragazzo muore a Latina dopo aver schiantato l’auto contro un albero e fatto incendiari la macchina

Una tragedia ha colpito Latina, dove un ragazzo ha perso la vita dopo aver perso il controllo della sua auto e schiantatosi contro un albero. L’incidente, avvenuto sulla strada Litoranea poco prima della mezzanotte, ha portato all’immediato intervento dei soccorsi.

Dettagli dell’incidente

Il giovane era alla guida di una Mini Cooper quando, per cause ancora da chiarire, ha impattato contro un albero. La vettura ha preso fuoco subito dopo lo schianto, non lasciando scampo al conducente. I Vigili del Fuoco, i Carabinieri e gli operatori del 118 sono giunti sul posto, ma non hanno potuto fare nulla per salvare il ragazzo, il cui decesso è stato constatato soltanto dopo che i soccorritori sono riusciti a estrarlo dall’abitacolo in fiamme.

Indagini in corso

La strada è stata temporaneamente chiusa al traffico per consentire i soccorsi e i rilievi necessari a ricostruire la dinamica dell’incidente. Le cause che hanno portato alla perdita di controllo del veicolo non sono chiare; si ipotizza un malore o un colpo di sonno. Secondo le prime informazioni, il giovane stava viaggiando verso Borgo Sabotino da solo e non erano coinvolte altre vetture nell’incidente. La macchina è andata completamente distrutta a causa dell’incendio, mentre sono ancora in corso accertamenti per identificare eventuali testimoni che possano fornire informazioni utili allo svolgimento delle indagini.

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Morassut annuncia: “In commissione ci sono ancora tante persone da ascoltare, presto anche Accetti”

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Morassut annuncia: “In commissione ci sono ancora tante persone da ascoltare, presto anche Accetti”

Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

Il vicepresidente della commissione bicamerale d’inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, Roberto Morassut, ha dichiarato a Fanpage.it: “Stiamo valutando la possibilità di convocare anche Marco Accetti, potrebbe avere degli elementi da riferirci”, a distanza di un anno dalla creazione della commissione. In questo periodo, sono emersi nuovi elementi significativi legati ai due casi.

Un anno di attività della commissione

Morassut ha evidenziato il lavoro svolto in termini di audizioni e raccolta documentale, riconoscendo che molte altre persone dovranno essere convocate. Ha menzionato la possibilità di convocare Marco Fassoni Accetti, un personaggio centrale nella vicenda che ha rilasciato dichiarazioni e documentazione alla commissione. “Si è autoaccusato, ha avuto procedimenti giudiziari anche legati ai casi”, ha aggiunto Morassut, sottolineando l’importanza di ascoltare direttamente quanto ha da dire.

Possibili nuove audizioni

La commissione ha già ascoltato Nicola Cavaliere, capo della Omicidi durante la scomparsa di Emanuela, e si sta valutando la convocazione di Vittorio Rizzi, attuale direttore dei Servizi Segreti, per avere ulteriori chiarimenti. Relativamente ad Ali Agca, che ha espresso il desiderio di essere convocato, Morassut ha dichiarato che non si considera affidabile e non si prevede di ascoltarlo.

Per quanto riguarda il Vaticano, la convocazione di religiosi è complicata da questioni di giurisdizione. Inoltre, il vicepresidente ha espresso preoccupazione riguardo all’età avanzata di alcuni testimoni chiave, sottolineando che “il timore è che, dopo quaranta anni, per alcuni possa essere troppo tardi”.

Verso una relazione finale

Nei prossimi mesi, la commissione dovrebbe iniziare a redigere una relazione e concentrare il lavoro su piste investigative più dettagliate. Morassut ha menzionato la possibilità di accertare legami tra i due casi, pur riconoscendo che potrebbero evolvere in vicende separate. L’obiettivo della commissione rimane chiaro: “Lo scopo per cui è stata creata la commissione bicamerale d’inchiesta è proprio questo” ha concluso Morassut, sperando in una ricostruzione storica accettabile.

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L’ex agente di scorta di Falcone denuncia il trattamento subito dopo il finanziamento dello sfratto.

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L’ex agente di scorta di Falcone denuncia il trattamento subito dopo il finanziamento dello sfratto.

Un inquilino del complesso residenziale di Collina delle Muse, Giuseppe Ciafardoni, sta affrontando un difficile sfratto. Ex agente di scorta di magistrati antimafia, tra cui Giovanni Falcone, Ciafardoni ha dichiarato: “Non posso andarmene via, sennò lo farei. Ormai sono in pensione, vorrei godermela e invece combatto da anni contro questo ricatto”. La sua battaglia legale è iniziata dopo che la società Boccea Gestioni Immobiliari Srl ha deciso di non rinnovargli il contratto di affitto.

La situazione abitativa nel complesso

Ciafardoni ha spiegato: “Sono entrato in graduatoria per l’assegnazione di questo appartamento e nel 2006 ho stipulato il contratto per la casa. Dopo 17 anni la società ha deciso di sfrattarmi per finita locazione”. Oggi, nel complesso abitativo, le famiglie sono passate da 54 a meno di venti, e Ciafardoni ha sottolineato: “Chi poteva permettersi di andare via l’ha fatto. Noi che restiamo non abbiamo altre soluzioni”. L’11 marzo, il viale del complesso si è riempito di agenti e forze di polizia per eseguire lo sfratto di un collega finanziere.

Denunce e richieste politiche

La situazione è definita un “scandalo” da Angelo Fascetti, rappresentante del sindacato Asia USB. Giuseppe, stanco e preoccupato, ha espresso: “È assurdo: noi stiamo passando da criminali, mentre la società non è stata mai punita per tutte le violazioni che ha commesso”. Il 17 marzo, dopo una richiesta legale accolta dalla Corte d’Appello, la situazione di Ciafardoni è stata sospesa fino all’udienza del 7 maggio. A fine gennaio, Yuri Trombetti ha proposto una delibera per dichiarare la decadenza della convenzione con la società, chiedendo l’acquisizione di 54 alloggi riservati agli agenti.

Per ulteriori informazioni sui dettagli economici e le problematiche legate alle violazioni della convenzione, si rileva che la società presentava un valore di cessione che ha subito una modifica significativa dal 2004 al 2006, creando una serie di complicazioni per gli inquilini, ora minacciati di sfratto.

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