Categorie
Cronaca

Vittima di violenze attende giustizia prima di ricominciare a vivere

Le violenze domestiche si manifestano con frasi insidiose che minano l’autostima della vittima, come «non metterti il rossetto, è eccessivo» o «non vali niente». Questi comportamenti sono spesso perpetrati da chi dice di amare la vittima, portandola a subire atrocità fisiche e psicologiche. Le cronache purtroppo registrano numerosi casi di donne che non riescono a liberarsi da questa spirale di violenza.

I DATI

Nell’ultimo biennio a Roma, la polizia ha gestito oltre 200 casi legati al Codice Rosso, a cui si aggiungono i casi trattati dai carabinieri e dalla polizia di Stato. Tra queste storie, quella di Lisa, una quarantenne romana che è riuscita a denunciare il compagno che per quasi due anni l’ha brutalizzata. «Se non mi avesse sostenuta quel comandante, ora non sarei qui», afferma la donna, che grazie all’intervento dei carabinieri ha visto arrestato il suo aggressore, sottoposto a divieto di avvicinamento e braccialetto elettronico. Dall’inizio dell’anno, nella capitale e provincia, si sono registrati 18 episodi di violenza di genere, con 16 arresti e 2 divieti di avvicinamento definitivi.

In una delle situazioni più gravi, un marito ha rotto il naso alla moglie, che ha trovato rifugio nella caserma dei carabinieri insieme al figlio di 4 anni.

I PRIMI SEGNALI

«È iniziato tutto con la manipolazione psicologica: mi faceva credere che ero sempre io a sbagliare», racconta Lisa, volgendo la sua vita a un drammatico crescendo di violenza. «Tra pochi giorni ci sarà una nuova udienza – prosegue – ma finché non si arriverà a una sentenza definitiva io non tornerò a vivere». Affrontare il processo è emotivamente faticoso, e la donna vive con l’ansia di un possibile ritorno del suo aggressore. Nel 2024, a Roma, si sono registrati mille processi dove le donne erano vittime, un dato allarmante che evidenzia l’ampiezza del fenomeno. Lisa, parlando della sua esperienza, invita tutte le donne a non sentirsi sole e a denunciare: «Non bisogna vergognarsi nel fare una denuncia. Mai».

L’ISOLAMENTO

Il suo aggressore l’ha portata a isolarsi, distruggendo i legami con amici e colleghi. «Ogni scusa era buona per aggredirmi», racconta, rievocando momenti di paura e vulnerabilità. Temendo per la propria vita e per la sicurezza dei suoi tre figli, Lisa ha infine trovato il coraggio di rivolgersi ai carabinieri. Ora, mentre cerca di ricostruire la propria vita, sottolinea l’importanza di reagire e ricorrere all’aiuto delle forze dell’ordine. «Oltre al 112, si può anche chiamare il 1522, il numero di pubblica utilità multilingue attivo h24 con consulenza legale e psicologica», ricordano i carabinieri.

Exit mobile version