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Dovrà rispondere di omicidio aggravato dalla crudeltà, anche se è un politico locale

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Dovrà rispondere di omicidio aggravato dalla crudeltà, anche se è un politico locale

«Mi ha ammazzato di botte», ex poliziotto 94enne massacrato dal badante. Nawela Kevinda, 31enne dello Sri Lanka, lo picchia a morte. Ora è accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. #CronacaNera #Roma #Giustizia

«Mi ha ammazzato di botte», aveva detto Nicolò Caronia, ex poliziotto 94enne, al figlio arrivato nella sua abitazione di via Mengarini (quartiere Portuense), con il sospetto che al padre fosse successo qualcosa. Un sospetto che si è rivelato una tragica realtà. Il badante, Nawela Kevinda, un 31enne originario dello Sri Lanka, era in quella casa da appena un giorno e lo aveva massacrato di botte, causandogli lesioni che dopo due mesi di sofferenze e di ricoveri prima in ospedale e poi in clinica lo avrebbero portato alla morte. Il 31enne era stato subito arrestato e portato in carcere con l’accusa di tentato omicidio ma, a causa del decesso dell’anziano, ora è accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà. Ieri l’udienza preliminare in cui tramite il suo avvocato, la penalista Carla Serra, ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato, richiesta respinta dal gup di Roma che la prossima settimana deciderà sul rinvio a giudizio chiesto dal pm Alessandro Lia.

L’AGGRESSIONE

Era il 2 giugno dello scorso anno, il 31enne aveva iniziato a lavorare a casa dell’anziano da appena un giorno. Come sia arrivato a quel lavoro è ancora un mistero, racconta Fabrizio, il figlio della vittima e persona offesa nel procedimento: «Ci affidavamo a una persona per trovare i badanti a papà e di solito chiamavano me. Questo signore invece ha chiamato sul numero di mia moglie, non riusciamo a capire chi gli abbia dato il numero. Papà era indeciso tra due persone e alla fine ha scelto lui». Nawela però si sarebbe mostrato da subito violento. «Appena ha scoperto che mio padre era un poliziotto in pensione ha iniziato a insultarlo e a sputare sugli attestati della polizia che aveva all’ingresso», ha raccontato ancora il figlio del 94enne. Poi l’aggressione. La vittima – che si muoveva soltanto sulla sedia a rotelle – aveva chiesto in tarda mattinata al 31enne di portargli un caffè, ma questo si era rifiutato. Così era andato da solo in cucina e aveva iniziato a prepararlo. È stato in quel momento che si è consumata la violenta aggressione a suon di «pugni, calci e gomitate in più parti del corpo (sulla testa, sul viso, sul busto, sugli arti superiori e inferiori)», recita il capo di imputazione. «Dopo averlo crudelmente picchiato – si legge ancora sulle carte – lo aveva lasciato in gravissime condizioni agonizzante ed inerme al letto, incapace di provvedere a sé stesso o di richiedere ausilio».

I SOCCORSI

A salvare il 94enne da una morte quasi sicura quella sera era stato proprio il figlio che non riusciva a contattarlo al telefono. Dopo diverse chiamate, al cellulare della vittima aveva risposto il badante, dicendo che l’anziano stava dormendo. Ma il figlio in sottofondo sentiva dei lamenti: «Aiuto, mi fa male». Quindi la decisione di andare a verificare. Il 31enne era nel suo letto, dormiva, mentre Nicolò era riverso sul suo letto, con lividi ovunque. Riusciva a mala pena a parlare. «Mi ha ammazzato di botte», ha detto al figlio che ha chiamato il 112. Una versione poi confermata dall’anziano anche ai carabinieri della stazione di Porta Portese una volta arrivato al pronto soccorso del San Camillo. Nonostante le tempestive cure però, il 94enne era deceduto il 27 agosto scorso «a causa del politrauma subito e all’esito della conseguente sindrome ipocinetica da allettamento». L’imputato ha sempre negato di averlo aggredito. Nel suo zaino e nell’immondizia della casa erano state trovate diverse bottiglie di vino vuote, otto in tutto. Quindi l’arresto e la richiesta di rinvio a giudizio per il 31enne originario dello Sri Lanka, in Italia dal 2016 ma con il permesso di soggiorno scaduto.

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Femminicidio Ilaria Sula, analisi sulle tracce biologiche trovate in tutta la casa dei Samsun: una maledetta tragedia domestica

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Femminicidio Ilaria Sula, analisi sulle tracce biologiche trovate in tutta la casa dei Samsun: una maledetta tragedia domestica

Il sangue trovato nella casa di via Homs potrebbe essere quello della vittima. La polizia ha scoperto le tracce durante i sopralluoghi nella proprietà. #CronacaNera #Roma #Delitto #Polizia #Sangue

Scoperta Choc nella Casa di Via Homs

Durante i sopralluoghi nella casa di via Homs, la polizia ha fatto una scoperta agghiacciante: tracce di sangue che “potrebbero trattarsi del sangue della vittima”. La notizia ha scatenato un’ondata di commenti sui social, con molti utenti che si chiedono come sia possibile che in una città come Roma, considerata la culla della civiltà occidentale, si verifichino ancora crimini così efferati.

Il Mistero del Sangue

Le indagini sono ancora in corso e non è chiaro se il sangue appartenga effettivamente alla vittima, ma la frase “potrebbe trattarsi del sangue della vittima” ha acceso l’immaginazione collettiva. Alcuni hanno già iniziato a speculare su chi potrebbe essere il colpevole, con teorie complottistiche che coinvolgono persino personaggi politici locali, in un mix di realtà e fantasia che solo il web può generare.

Reazioni e Commenti

La notizia ha generato un dibattito acceso sui social, con commenti che vanno dal preoccupato al satirico. “Ecco cosa succede quando tagli i fondi alla sicurezza,” ha scritto un utente, mentre un altro ha aggiunto: “Forse il colpevole cercava solo di fare una carbonara perfetta.” Nonostante la gravità della situazione, l’umorismo nero non manca mai di far breccia tra gli italiani, sempre pronti a sdrammatizzare anche nei momenti più bui.

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In moto si schiantano a Porta Ardeatina, gravi tre centauri. Chiusa la Colombo per gli idioti al volante.

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In moto si schiantano a Porta Ardeatina, gravi tre centauri. Chiusa la Colombo per gli idioti al volante.

Tre centauri hanno perso il controllo delle loro moto a Roma, schiantandosi contro gli archi di Porta Ardeatina. Ricoverati al San Giovanni, nessuno è in pericolo. Incidenti del genere sono all’ordine del giorno, ma quando si tratta di giovani su Instagram, la notizia diventa virale #Roma #Instagram #Incidente

Si erano dati appuntamento su Instagram, pensa te, per un raduno di motociclisti. Il punto di ritrovo? L’obelisco dell’EUR, icona di modernità e luogo di ritrovo per chi ama sentirsi “trendy”. Ma da lì, il gruppo di “centauri” ha deciso di fare la “passeggiata” sulla Cristoforo Colombo, una delle strade più trafficate di Roma, e guarda caso, hanno perso il controllo delle loro moto e si sono schiantati contro gli archi di Porta Ardeatina. “Tre centauri sono stati ricoverati all’ospedale San Giovanni”. Nessuno di loro sarebbe in pericolo di vita, per fortuna, ma la questione è: era davvero necessario radunarsi lì per fare questa fine?

L’incidente, per il quale sono ancora in corso gli accertamenti della Polizia locale, è avvenuto intorno alle 17.30. Gli agenti, giunti sul posto, hanno chiuso la corsia centrale di via Colombo in direzione centro. Insomma, un pomeriggio tranquillo trasformato in caos per colpa di qualche “influencer” delle due ruote che forse voleva fare bella figura sui social. “Da accertare le cause dell’incidente” si legge, ma tra noi, sappiamo già che la colpa è di chi cerca il brivido facile e magari qualche like in più.

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