Cronaca
Fabio Gerli: “All’Urbetevere mi hanno salvato la carriera e ora sono il capitano del Modena, un’impresa incredibile”

Scoperta choc: il capitano del Modena, non solo un campione in campo ma anche laureato in Economia con oltre 300 presenze tra i professionisti. #Calcio #Economia #Successo
Il capitano del Modena ha rivelato una doppia vita da atleta e studioso. Non solo è un pilastro della squadra, ma ha anche conseguito una laurea in Economia, dimostrando che si può eccellere sia nello sport che negli studi. Con oltre 300 presenze tra i professionisti, il suo curriculum è impressionante e fa discutere sul reale valore della formazione accademica nello sport. “È importante avere una mente aperta e preparata, non solo i muscoli allenati”, ha commentato il giocatore, suscitando un mix di ammirazione e polemica tra chi crede che il calcio sia solo sudore e sacrificio fisico.
Il percorso del capitano del Modena è un esempio di dedizione e intelligenza applicata. Mentre molti atleti si dedicano esclusivamente alla carriera sportiva, lui ha scelto di investire anche nella propria educazione, dimostrando che il cervello può essere allenato tanto quanto il corpo. La sua carriera, con oltre 300 presenze, è la testimonianza che il successo arriva con il duro lavoro, sia sul campo che sui libri.
La notizia ha scatenato un dibattito sulla necessità di cultura negli sportivi professionisti. Mentre alcuni applaudono la sua scelta, altri si chiedono se sia un’eccezione o un modello da seguire. La discussione continua, ma una cosa è certa: il capitano del Modena ha dimostrato che si può essere campioni in più di un campo.
Cronaca
Presentazione di “Nóstos” di Guido Pugnetti a Roma: evento culturale o rito pagano?

Domani, 10 aprile, l’evento poetico dell’anno a Roma: "Nóstos" di Guido Pugnetti con la voce di Claudio Maria Pascoli. Un viaggio nell’anima umana tra addii e sguardi nell’ignoto. #Poesia #Roma #EventoCulturale
Domani, 10 aprile, presso la sede Sanpaolo Invest in via Romagna 17, il sipario si alzerà su un evento che promette di essere un viaggio emozionante nell’anima umana. “Nóstos”, la nuova raccolta di poesie di Guido Pugnetti. A far da guida in questo labirinto di versi sarà l’attore e doppiatore Claudio Maria Pascoli, la cui voce saprà dare vita e respiro alle parole scritte dall’autore. Pugnetti ci regala frammenti di vita, riflessioni sulla condizione umana, e la sua scrittura sembra sussurrare storie codificate, volti minimi come noi, lasciati addolciti dal tempo. In un perfetto equilibrio tra il personale e l’universale, “Nóstos” si fa eco di addii e di sguardi nell’ignoto, proponendo al lettore chiavi dell’oblio. Guido Pugnetti, originario della Brianza e di Como, ha scelto Roma come sua casa, dove ha intrecciato il suo percorso tra cinema e televisione. “Nóstos” segue le orme delle sue precedenti opere, come la raccolta di racconti brevi “Esiste veramente Coucouè?” e il romanzo “La tua vanità perfetta”, rivelando un autore che continua a esplorare le pieghe della vita con uno sguardo sempre attento e sensibile.
Un’opera di riflessioni e memorie
Entrando nel cuore di “Nóstos”, si scopre una scrittura che si fa canto e lamento, un’ode alla vita e alle sue fragilità. La raccolta è suddivisa in sei capitoli, ognuno dedicato a persone, momenti vissuti e immaginati dell’esistenza di Pugnetti. Ogni capitolo è un rifugio di emozioni, un angolo di meditazione dove il lettore può perdersi e ritrovarsi. La sua penna, intrisa di un pensiero leopardiano, ci guida attraverso un linguaggio ricercato, che danza tra le parole come foglie al vento, alla ricerca di quelle giuste per descrivere e comprendere i dolori e le gioie della vita. I versi di Pugnetti sono un invito a riflettere, a cogliere la bellezza anche nel dolore, a trovare il significato nelle esperienze dolorose. L’autore sa trasformare il quotidiano in poesia, rendendo ogni istante un’opera d’arte, e ogni parola un tassello del grande mosaico dell’esistenza.
L’intimità di “Ciò che non fu”
Tra le perle di “Nóstos”, una poesia cattura l’attenzione e il cuore con la sua profondità e delicatezza: “Ciò che non fu”, dedicata a Jade. In questo testo, Pugnetti esplora la complessità dell’essere e del non essere, dell’amore e della perdita. “Ciò che non fu non è, mia dolce. Imparasti a odiare il mondo…”. Le parole scorrono come un fiume in piena, rivelando un’anima in cerca di risposte, di connessioni perdute. L’autore si rivolge a Jade con una dolcezza che sa di malinconia, descrivendo come la vita possa trasformare anche l’amore più puro in un gorgo di emozioni contrastanti. La poesia si fa riflessione profonda sulla crescita personale, sull’incontro e il distacco, su quel “segreto ardore” che abita in ognuno di noi. La chiusura della poesia, con la dolcezza di un perdono che si fa abbraccio, ci ricorda che ogni esperienza, per quanto dolorosa, è parte integrante del nostro essere. “Ciò che non fosti, non siamo”, ci insegna Pugnetti, lasciandoci con una sensazione di nostalgia e, al contempo, di speranza.
Cronaca
Intervento straordinario salva piede e gamba a un giovane: il Gemelli racconta un’impresa durata un anno

Un mix di batteri ‘mangia-carne’ ha quasi divorato la gamba di Onya dopo una ferita banale, ma grazie a un intervento complesso al Policlinico Gemelli di Roma, ha evitato l’amputazione #batterimangiacarne #salvatazione #PoliclinicoGemelli
Un mix di batteri ‘mangia-carne’ lo aveva infettato dopo una banale ferita cutanea, consumandogli buona parte di una gamba fino alla caviglia. Onya (nome di fantasia) è stato a un passo da perdere l’arto, il piede e la vita stessa, pericolo scongiurato grazie a un complesso intervento eseguito da un team di ortopedici e chirurghi plastici al Policlinico Gemelli di Roma.
I medici hanno ricostruito al giovane, di origini nigeriane, intere parti di ossa, muscoli e pelle. Le operazioni hanno avuto successo. A distanza di 1 mese Onya cammina con le stampelle e vive in una casa famiglia, assistito dai servizi sociali.
Nel recarsi al lavoro Onya finisce con la gamba destra dentro una buca coperta da un compensato di legno e riporta una brutta ferita. È la prima tappa di una drammatica vicenda che approda, dopo visite in vari ospedali (con interventi parziali e tanti antibiotici), al Pronto Soccorso del Gemelli. Qui la diagnosi è di osteomielite post-traumatica, una grave infezione ossea che coinvolgeva gran parte della tibia e della caviglia della gamba destra, contratta a seguito di quel trauma iniziale apparentemente banale.
A causare l’infezione, come riveleranno i tamponi colturali profondi, sono una serie di batteri ‘mangia-carne’ (flesh-eating), dallo Stafilococco Aureus all’Escherichia Coli, passando per tanti altri che, nel corso di alcuni mesi avevano devastato la cute e i muscoli, fino ad arrivare all’osso. Giunta a questo stadio l’infezione non è più controllabile con i soli antibiotici, è necessario ricorrere al bisturi, per rimuovere le parti infette, ma in un caso del genere, può essere necessario anche ricorrere all’amputazione.
Onya non ne vuole proprio sapere. I medici cercano di convincerlo, ma lui è irremovibile. E allora un ortopedico, il dottor Carlo Perisano, ricercatore in Ortopedia e Traumatologia all’Università cattolica del Sacro Cuore e dirigente medico presso la Uoc di Ortopedia della fondazione Policlinico universitario Gemelli e la dottoressa Elisabetta Pataia, docente di Chirurgia ortoplastica all’Università cattolica propongono a Onya una soluzione alternativa. Proveranno a rimuovere tutta l’infezione, che significa asportare la parte inferiore della gamba e parte della caviglia, per poi ricostruire il tutto. Una vera e propria impresa durata circa 1 anno e vari interventi, mai descritta prima in letteratura, che ha restituito a Onya la sua gamba.
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