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Cronaca

False perizie mediche: a giudizio Demce e Andrea Pacileo, lo psichiatra della mala

Il medico della mala va a processo per certificati medici "sospetti" che hanno permesso a un boss albanese di evadere dai domiciliari. Coinvolti anche un carabiniere e un parente del "Bufalo" di Romanzo Criminale. #Mafia #Corruzione #Processo

Il medico della mala va a processo. Tutta colpa dei certificati medici “sospetti” utilizzati per garantire spiragli di libertà a un sanguinario boss albanese, delle visite organizzate per permettere a Elvis Demce di evadere dai domiciliari e incontrare loschi figuri nelle sicure stanze di un rinomato ospedale. E poi atti falsi e accessi abusivi ai sistemi informatici.

Per tutto ciò, Andrea Pacileo è stato rinviato a giudizio. E con lui anche Demce, un carabiniere e un parente di Marcello Colafigli, il “Bufalo” di Romanzo Criminale, esponente di punta della Banda della Magliana.

L’indagine è per falso, corruzione e procurata evasione, e racconta quanto accaduto nel 2020, quando i carabinieri del Nucleo Investigativo di via In Selci hanno scoperto che il dottore, così sostengono i pm Mario Palazzi e Francesco Cascini, in cambio di 200 o 300 euro avrebbe redatto perizie e organizzato decine di visite mediche solo per agevolare il capo romano della mala dell’est. In quel momento Demce era veramente potente. Era l’erede della batteria di Ponte Milvio, un tempo capitanata da Fabrizio Piscitelli, quel “Diabolik” a capo degli Irriducibili della Lazio, poi ucciso in un agguato al Parco degli Acquedotti. Demce, si diceva, nel 2020 aveva contatti con i trafficanti colombiani, i militari marocchini e i doganieri di Gioia Tauro. E a lui che Pacileo “asserviva la sua funzione”, come dicono gli atti.

Il sistema è quello utilizzato dai veri boss, da Raffaele Cutolo a Michele Senese, ‘O pazz, soprannome rimediato per le numerose perizie psichiatriche dalla dubbia veridicità, grazie alle quali è più volte scampato il carcere.

Demce pagava, Pacileo lo convocava per una visita e poi si allontanava per permettergli incontri riservati. Indagando su queste circostanze, che Pacileo, difeso dagli avvocati Giorgio Martellino e Tito Lucrezio Milella, ha sempre rispedito al mittente, i carabinieri hanno scoperto che il medico avrebbe aiutato anche il nipote di Colafigli, della Banda della Magliana: avrebbe attestato falsamente di averlo visitato quando i medici dell’Inps hanno bussato alla sua porta per verificare i motivi della sua assenza dal lavoro.

Nell’inchiesta compare anche il nome di un carabiniere: si sarebbe introdotto nelle banche dati riservate per risalire all’identità del proprietario, comunicando poi i dati al medico. Piccole e grandi cortesie in un “mondo di mezzo” dove tutti si incontrano.

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