In un’operazione che sembra uscita direttamente da un film di mafia, i carabinieri dell’Aliquota Operativa della Compagnia di Anzio hanno arrestato un operatore socio sanitario di 59 anni, impiegato presso l’ospedale “Riuniti” di Anzio/Nettuno, con l’accusa di peculato. L’uomo, approfittando del suo ruolo, ha sottratto circa 65 chili di farmaci e presidi medici dall’ospedale per usarli illegalmente durante l’orario di lavoro, fornendo cure a domicilio ai pazienti in cambio di denaro, ovviamente senza alcuna autorizzazione.
Domiciliari con braccialetto elettronico per peculato
Le indagini, condotte con metodi che farebbero arrossire anche James Bond, hanno rivelato che l’operatore si assentava ingiustificatamente dal lavoro per recarsi a casa dei suoi "clienti" e offrire prestazioni sanitarie con il materiale rubato. Dopo averlo beccato subito dopo una di queste "visite", i carabinieri hanno trovato su di lui alcuni strumenti sanitari. Una perquisizione a casa sua ha portato al rinvenimento di oltre 250 dispositivi e medicinali, tutti destinati all’uso esclusivo ospedaliero, accumulati per scopi personali o illeciti.
Sequestro e arresti domiciliari
Tutto il materiale, per un totale di circa 65 kg, è stato sequestrato. L’uomo è ora agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, come disposto dal Tribunale di Velletri, che ha convalidato l’arresto. Tumore al seno, le terapie e il rischio recidiva: il 50% delle pazienti interrompe le cure prima del tempo – ma questa è un’altra storia. Commento: Ecco a cosa si riduce il servizio sanitario quando i dipendenti decidono di fare i furbetti.