Cronaca
La rivendicazione dei combattenti contro Meloni

I ‘Comunisti combattenti contro la Meloni’ minacciano la Corte di Cassazione con una bomba finta? Roma si sveglia con un allarme anonimo che puzza di bufala sinistra, mentre i carabinieri indagano su questi rivoluzionari da tastiera. #BombaFalsa #MeloniSottoAttacco #RomaInAllarme
L’allarme mattutino
Questa mattina, verso le 8, una telefonata anonima ha messo in subbuglio la Corte di Cassazione a Roma, segnalando una bomba nel Palazzo. I carabinieri della compagnia di Roma San Pietro, insieme agli artificieri e alle unità cinofile, sono intervenuti in fretta per bonificare l’area. Ma indovinate un po’? Era solo un falso allarme, probabilmente opera di qualche fanatico che si fa chiamare “Comunisti combattenti contro la Meloni” – come se la sinistra avesse bisogno di questi clown per fare notizia.
I controlli e le indagini
Le perquisizioni all’interno e all’esterno del Palazzo della Cassazione hanno dato esito negativo, confermando che non c’era nessuna minaccia reale. Il tizio al telefono, che si è spacciato per membro di questo gruppo improvvisato, ha solo scatenato un casino inutile. Ora, i carabinieri stanno setacciando tutto per identificare l’idiota responsabile, indagando per procurato allarme. Chissà se è un perdente deluso dalle elezioni o solo un troll in cerca di attenzioni – in ogni caso, un bel modo per perdere tempo a spese dei contribuenti.
Cronaca
Targa dedicata ad Ada Rossi, partigiana e divulgatrice del manifesto di Ventotene

In un mondo dove le strade di Roma sono piene di nomi maschili e polverosi, ecco che spunta una targa per Ada Rossi, la partigiana che non si è fatta intimidire da Mussolini, ha perso il lavoro per aver sposato un antifascista e ha aiutato a partorire il Manifesto di Ventotene – il vero blueprint dell’Europa unita. Ma attenzione, non tutti applaudono: i soliti conservatori si sono opposti. #PartigianaRibelle #DonneDimenticate #RomaSveglia #ManifestoVentotene #PoliticaSporca (145 caratteri, pronti per il viral su Twitter).
Chi era Ada Rossi, la donna che sfidò il fascismo
Ada Rossi non era solo la moglie di Ernesto Rossi, ma una vera leonessa della Resistenza. Partigiana di ferro, è stata tra le prime donne a laurearsi in matematica, ma ha perso la cattedra per aver sposato un antifascista. Nel 1942, spedita al confino, ha comunque orchestrato la pubblicazione clandestina del Manifesto di Ventotene, con l’aiuto di Gigliola e Fiorella Spinelli e Ursula Hirschmann. Senza di lei, l’idea di un’Europa unita sarebbe rimasta un sogno represso. Chapeau, Ada – avresti dato del filo da torcere a tanti machi della storia.Il municipio di Roma dice sì, ma con qualche intoppo politico
Pochi giorni fa, il municipio XV di Roma ha approvato l’omaggio a Ada Rossi con una targa nel giardino di piazza Stefano Jacini, in vista dell’ottantesimo anniversario della Liberazione. L’idea è partita dai parlamentari PD Filippo Sensi e Marianna Madia, che vogliono riequilibrare la toponomastica romana, dove le donne sono appena l’1% dei nomi – una vera ingiustizia, o forse solo un retaggio di un’Italia ancora troppo maschilista. L’assessore alla Cultura Massimiliano Smeriglio ha spinto per celebrare eroine dimenticate, ma non tutti erano d’accordo: la capogruppo di Fratelli d’Italia Adriana Glori ha votato contro, e Andrea Signorini (ex Lega, ora FdI) si è astenuto. Tipico, eh? Quando si tratta di donne forti, i reazionari tremano.
Le reazioni: da Torquati ai politici, un mix di orgoglio e propaganda
Il presidente del municipio XV, Daniele Torquati, ha definito la targa “un segno di riconoscenza per Roma”, mentre Stefania De Angelis, della commissione Pari opportunità, l’ha elogiata come una figura chiave per la nostra Repubblica. Claudio Marinali, capogruppo PD, ha ricordato come il sogno di Ventotene abbia garantito 80 anni di pace – senza Ada, niente Europa, dicono Sensi e Madia. Ma andiamo, è solo un modo per i politici di lucido le medaglie? In fondo, dedicare una strada a una donna che ha combattuto il fascismo è un colpo basso per chi preferirebbe statue di dittatori. Roma, svegliati: è ora di più nomi come il suo.
Cronaca
Nasce il Festival delle Microforeste, l’ultima ossessione green per chi finge di amare la natura.

Roma si riempie di alberelli mentre i politici fingono di salvare il pianeta, con studenti e bambini a fare il lavoro sporco! #MicroforesteRoma #GreenHypocrisy #EcoFail
La manifestazione
Lunedì 14 aprile, nella sede di Ingegneria San Pietro in Vincoli a Via Eudossiana 19, è decollata la prima edizione del Festival delle Microforeste. Un evento che promette un futuro verde per Roma, ma chissà se durerà più di un’estate secca. Coinvolti 350 bambini, più di 50 volontari e ricercatori, in un progetto eco-pedagogico finanziato da Sapienza e l’Assessorato all’Urbanistica. L’idea? Far riscoprire i quartieri, camminare per brevi distanze e chiacchierare con “esperti” – forse per distrarre dai veri problemi urbani come il traffico infernale.Le microforeste urbane
Al centro della giornata, la presentazione delle microforeste piantate nei Municipi II, III, VII, XII, XIV e XV, un simbolo di città “sostenibile” che suona un po’ come una scusa per i ritardi ecologici. Tra i presenti, il prorettore F. Lucidi, il preside C. M. Casciola, l’assessora F. Fratini e l’assessore M. Veloccia, con tanto di presidenti municipali e A. Somaschini del Progetto Ossigeno. La ciliegina? Una cerimonia di premiazione e l’albero donato da Castel Porziano – un gesto “radicato” nel futuro, o solo un’altra foto per i social?
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