I borseggiatori e le borseggiatrici ormai non si nascondono più.
Non solo si muovono alla luce del sole, ma si sentono impuniti: si vantano dei loro furti, ridicolizzano la gente comune e usano i soldi rubati per andare al ristorante, in palestra e comprarsi capi firmati.
Chi prova a filmarli rischia grosso: nella migliore delle ipotesi ti rompono lo smartphone. Intanto, turisti e pendolari vengono derubati ogni giorno, e anche quando i responsabili vengono colti sul fatto, restano impuniti, mostrando spavalderia e sicurezza.
I mezzi pubblici non sono più un luogo sicuro.
Nonostante l’impegno delle forze dell’ordine e dei cittadini onesti, non basta: serve più consapevolezza, più solidarietà e la volontà di aiutarsi a vicenda, senza paura e senza esitazioni.
Secondo i dati del Ministero dell’Interno e delle principali aziende di trasporto pubblico, ogni anno si registrano oltre 30.000 denunce di borseggio nelle principali città italiane. Solo a Roma, nella metropolitana, si contano in media 200 furti al giorno, con picchi nei mesi estivi a causa dell’afflusso turistico. Milano segue con una media di 90 casi al giorno. Purtroppo, meno del 10% dei borseggiatori viene effettivamente condannato, mentre nel frattempo i guadagni per ognuno di loro sono da capogiro.
Secondo il Viminale, nel 2023 si sono registrati oltre 130.000 furti con destrezza in Italia, di cui più del 70% avvenuti nei trasporti pubblici.
A Roma, solo nella metropolitana, si contano più di 8.000 furti l’anno, con una media di oltre 20 al giorno.
Milano segue con numeri simili, in particolare nelle linee M1 e M3.
Le vittime preferite? Turisti e pendolari: disorientati, distratti, spesso impossibilitati a reagire.
Il problema non è solo l’illegalità, ma l’impunità.
Chi ruba sa che, anche se viene preso, uscirà in poche ore grazie a cavilli, mancanza di pene efficaci e lentezza della giustizia.
Serve un cambio di passo: tolleranza zero per chi vive rubando e terrorizzando la gente onesta.
Serve una cittadinanza più attenta, solidale, pronta a intervenire e a denunciare.
Serve, soprattutto, uno Stato presente che faccia sentire il peso della legge.
Fonte