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Cronaca

Musica e parole celebrano la folle Alda Merini.

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Musica e parole celebrano la folle Alda Merini.

Alda Merini trasformò il caos di un manicomio in “Terra Santa”, quel paradiso infernale dove la follia era l’unica libertà – ora rivive in uno spettacolo che smaschera le ipocrisie del sistema psichiatrico. Chi pensava che i manicomi fossero solo per i “pazzi” deve vedere questo! #AldaMerini #TerraSanta #FolliaReale #PsicheScomoda

La Poesia della Poeta Impegnata

Alda Merini, la leonessa dei Navigli, non era solo una poetessa: era una bomba a orologeria contro le istituzioni. Rinchiusa in un manicomio milanese nel 1974 per un disturbo bipolare, descrisse quel buco di solitudine e oscurità come un “luogo sacro”. Nei suoi diari, Merini gridava che il dolore è solo la sorpresa di non conoscerci, trasformando l’orrore in versi taglienti. Un vero schiaffo al perbenismo che nasconde la sofferenza mentale.

Lo Spettacolo Che Fa Male

“La chiamavamo Terra Santa” è lo show che riporta in vita l’anima turbolenta di Merini, mixando parole crude e musica elettrizzante. Con Stella Novari sul palco e le sonorizzazioni di Alessandro Fea, questa pièce al Teatro Cometa Off di Roma – stasera e domani alle 21 in via Luca della Robbia – ti trascina nel cuore di Testaccio per un viaggio intimo. Gli autori non le mandano a dire: qui si parla di fragilità umane, paure e quella folle energia che ti fa resistere, anche quando il sistema ti schiacciava.

La Rivoluzione Contro i Manicomi

Prima della legge Basaglia del 1978, i manicomi erano gabbie umane dove la “cura” era più punizione che aiuto. Merini li definiva un paradiso promesso tra puzza e albe mai viste, un posto dove il martirio sfiorava l’estasi. Quella riforma ha finalmente messo l’individuo al centro, chiudendo quelle prigioni e creando servizi territoriali. Ma ammettiamolo: quanta ipocrisia c’era dietro? Uno spettacolo che ti fa riflettere su quanto poco sia cambiato.

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Cronaca

In Umbria, l’orchestra Calamani per la Pasqua: Spoleto e Orvieto al centro della scena

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In Umbria, l’orchestra Calamani per la Pasqua: Spoleto e Orvieto al centro della scena

Pasqua in Umbria? Due serate di musica classica che potrebbero far sembrare le tue uova di cioccolato un po’ troppo “uovo-lute” e i vecchi maestri della musica come relitti polverosi, con l’Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani e il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto che inaugurano la stagione il 16 e 17 aprile – non perdetevi lo spettacolo! #PasquaMusica #UmbriaRibelle #GiovaniTalentiCheSpaccano #ClassicaSenzaFiltri #OrchestraCalamaniViral (278 caratteri)

L’accordo triennale che fa tremare il sistema musicale umbro

Questi concerti non sono solo note al vento: sono il frutto di un patto triennale tra l’Orchestra Calamani e il Teatro Lirico Sperimentale “A. Belli”, un sodalizio che mira a rinforzare la scena culturale umbra. Diciamolo, in una regione piena di borghi sonnolenti, questo è un modo per svegliare il pubblico e valorizzare il patrimonio musicale locale, unendo arte di alto livello con un po’ di coinvolgimento popolare – perché chi l’ha detto che la cultura deve essere noiosa?

Orchestra Calamani: under 35 e con una visione che ignora i confini

Nata nel 2019 dall’idea dell’Associazione Festival della Piana del Cavaliere e diretta dal maestro Hossein Pishkar, questa orchestra è un gruppo di giovani fuoriclasse under 35 con base al Teatro Mancinelli. Niente vecchie glorie qui: è un mix di energia fresca, radici locali e ambizioni europee, che fa sembrare le orchestre tradizionali un po’ troppo “fossilizzate” nel passato.

Tradizione e innovazione: i compositori che sfidano lo status quo

Questi musicisti non si limitano al classico polveroso; uniscono il meglio del repertorio tradizionale con produzioni contemporanee, collaborando con nomi come Salvatore Sciarrino, Alessandro Solbiati, Daria Scia e Michele Sarti. E hanno pure vinto il Premio Abbiati 2024 per “Novità per l’Italia” grazie alla prima italiana di “Neroli” della svedese Lisa Streich – un colpo che dimostra come l’innovazione possa dare una scossa alla scena musicale, senza troppi complimenti.

Direttori e solisti: stelle che brillano oltre i confini

Sul podio si alternano maestri come Tito Ceccherini e Nicola Valentini, mentre tra i solisti spiccano Giuseppe Gibboni e la tedesca Carolin Widmann, specialista del novecento. L’orchestra ha conquistato palchi europei, dimostrando che l’Italia sa esportare talenti veri, non solo pasta e pizza – un ensemble che viaggia per il mondo e fa invidia, senza badare troppo al politically correct.

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Sto facendo la cattivella. Il cazzotto prima del delitto.

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Sto facendo la cattivella. Il cazzotto prima del delitto.

Mark Samson, il fidanzato geloso e bugiardo patentato, ha fatto fuori Ilaria Sula in un mix di rabbia e depistaggi da film di serie B? Le indagini della Procura di Roma smontano la sua versione ridicola, con tracce di sangue ovunque e alibi che non reggono. #OmicidioIlaria #DelittoPassionale #RomaMisteri #TrueCrime

LE BOTTE

Mark, il 23enne con un ego grande come Roma, sostiene che Ilaria sia arrivata tranquilla a casa sua la sera del 25 marzo per restituire roba e poi dormire da lui – roba rara, visto che in due anni di relazione era stata lì solo 4-5 volte. Peccato che le coinquiline di Ilaria lo smentiscano: quel giorno lui si è presentato a casa della ex, ha spiato il suo PC e ha provato a portarlo via, scatenando la furia della ragazza. “Era arrabbiata da matti e ha pianto”, dicono loro. E l’autopsia? Dimentica la sua storia di due coltellate al collo: Ilaria aveva tre ferite profonde sul lato sinistro, un ematoma sull’occhio come da pugno, graffi sul collo e un’unghia rotta. Mark nega la colluttazione, blabla, e si zittisce quando gli chiedono di un possibile rapporto sessuale. Classico.

I DEPISTAGGI

Dopo aver ammazzato Ilaria intorno alle 10.40 del 26 marzo – o almeno così dice lui – Mark giura di aver pulito tutto da solo e caricato il corpo in un trolley per scaricarlo in una scarpata. Ma le celle telefoniche ridono di lui: il cellulare di Ilaria si riaccende il 26, viaggia da Roma a Monte Porzio Catone e poi al cimitero di Zagarolo, mentre l’auto di Mark viene pizzicata da un autovelox. Tornato alla normalità, il tizio va a mangiare una piadina con l’amica di Ilaria, Maria Sofia, e intanto usa il telefono della vittima per fingersi lei. “Ho fatto la birichina con un tizio”, scrive, mandando foto di un ragazzo a torso nudo per incolpare un ex di Tinder. Maria Sofia fiuta l’inganno e lo smaschera: “Ti saluto chiunque tu sia”. Roba da far invidia a un criminale da quattro soldi.

I MILLE VOLTI

Dalle 71 pagine dell’interrogatorio, Mark emerge come un tipo con mille facce: affettuoso un giorno, geloso e controllante il prossimo, con ansie da studio e una freddezza da serial. Parla di sé in terza persona, tipo: “Non ero il Mark di tutti i giorni”, mentre confessa di averla accoltellata e poi spinta giù da un burrone. Un vero maestro del doppio gioco, ma le indagini lo inchiodano senza pietà.

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