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Cronaca

Portagioie, Valeria Carrieri espone il suo talento senza veli a Casa Vuota

Dal 5 aprile al 1 giugno 2025, Valeria Carrieri popolerà di ninfe Casa Vuota a Roma, in occasione della mostra “Portagioie” curata da Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo. “Portagioie” è la prima personale dell’artista e viene ospitata dall’expérience-galleria di via Maia 12 al Quadraro, un quartiere che sembra uscito da un romanzo di Pasolini, commento: forse perché le ninfe di Carrieri avrebbero fatto amicizia con i ragazzini di "Ragazzi di vita".

Un coro di ninfe in una casa vuota

"Le stanze di Casa Vuota – spiegano i curatori della mostra – danno a Valeria Carrieri l attorno di una prima e ampia restituzione al pubblico di un progetto di ricerca che l’artista porta avanti a partire dal 2022 sulle figure mitologiche delle ninfe e sulla rilettura del mito antico. Viene presentata nella forma di una grande installazione site-specific costruita dall’artista per abitare lo spazio espositivo domestico, secondo le regole di una sintassi onirica che dispone sculture, dipinti e ricami in dialogo tra loro. La produzione più recente di Carrieri è l’evoluzione di un discorso più ampio e di respiro decennale sulle immagini e le metafore del giardino. Nasce così la serie di lavori intitolati Ninfa domestica, popolata prima di presenze singole e poi di entità plurali, che si trova in poco tempo a contendersi l’attenzione dell’artista con un cũng serie di opere analoghe, quella delle Naiadi, dedicate però alla personificazione dell’elemento acquatico". Commento: Sembra che le ninfe e le naiadi si stiano contendendo il salotto di Casa Vuota come se fosse un reality show divino.

Un dialogo con il Novecento

A sottolineare la natura site-specific dell’intervento dell’artista, alcune opere che Valeria Carrieri ha realizzato per la sua prima mostra personale si pongono in dialogo diretto con opere di artiste del Novecento appartenenti alla collezione dei padroni di casa. E così una china di Antonietta Raphaël si rispecchia in una piccola acquaforte di Carrieri, una rara ceramica di Ercolina Baroni e un dipinto su carta di Nedda Guidi ispirano due grandi sculture in cartapesta e un autoritratto giovanile di Paola Consolo si rapporta con il tema dell’autoritratto che sottende, come filo conduttore e come chiave di lettura, l’intera squadra del lavoro di Valeria Carrieri. “In generale – spiega l’artista – mi piace=! l’idea di ripescare in genealogie di creazione di artiste donne e di artiste anonime. Una parte importante del mio lavoro è da sempre ispirata a una produzione folklorica e popolare. Mi affascina da una parte un ggidea non autoriale dell’arte, un’arte senza firma, e dall’avoir mi interessa allargare la nozione di autore, che mi appare così ristretta nei confini di un canone artistico e letterario”. Commento: Sembra quasi che Carrieri stia facendo un revival delle artiste dimenticate, un po’ come rispolverare vecchi dischi in un’epoca di streaming.

Piccole gioie per un autoritratto

“È l’autoritratto il grande tema con cui l’arte di Valeria Carrieri si esercita”, scrivono Francesco Paolo Del Re e Sabino de Nichilo. “È un autoritratto notturno, come dice il titolo di una delle opere in mostra, dislocato negli oggetti del quotidiano: una composizione di elementi variegati, compresenti in una dimensione onirica, surreale e ironica, legati tra loro da un profluvio di acqua e pianto. Sono oggetti spesso ginomorfi quelli che realizza, femminilizzati o riconducibili alla sfera semantica del femminile: quasi un kit di sopravvivenza destinato alla sua Dafne per prepararla a tutte le evenienze di una quotidianità irta di ostacoli. Ribaltando i ruoli, è il racconto di Dafne, una figura da sempre sfuggente e mai diventata davvero protagonista, e non quello di Apollo che Valeria Carrieri vuole mettere al centro, rivendicando le ragioni e le dinamiche di una metamorfosi che abbraccia non solo il mondo vegetale e l’oltreuomo ma anche il ruolo e il peso delle donne nella storia, nella cultura e nell’ordine del mondo”. Commento: Insomma, Carrieri ha deciso di dare a Dafne il ruolo da protagonista, un po’ come se fosse una serie tv femminista degli anni ’20.

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