Un toast all’avocado fuori menù ha causato la morte di Anne Avarie Tierney, una studentessa americana di 21 anni, a causa di una grave reazione allergica agli anacardi contenuti nel panino. La giovane, allergica agli anacardi, non era stata informata della presenza di questo ingrediente nel suo pasto. Dal Vitaminas 24, il locale vegano del Pigneto dove è avvenuta la tragedia, si difendono dicendo: "Non ci aveva detto nulla".
Indagine in corso
A tre giorni dalla morte per shock anafilattico, la procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio colposo. Il titolare del locale di via Giovanni De Agostini è sotto inchiesta per gravi negligenze riscontrate. Gli investigatori stanno esaminando gli ingredienti del panino e il menù, dove il toast incriminato non era elencato.
La versione del locale
Il personale del Vitaminas 24 insiste sulla loro attenzione agli allergeni: "Noi su queste cose siamo attentissimi", afferma una dipendente, indicando il menù che avverte della possibile presenza di allergeni e invita a comunicare allergie o intolleranze. Tuttavia, Anne non avrebbe comunicato la sua allergia, nonostante fosse una cliente abituale.
Comunicazione mancata
La dinamica degli eventi è ancora sotto indagine. Anne, che non parlava italiano, potrebbe aver cercato di comunicare la sua allergia in inglese senza essere compresa. Dopo aver ordinato, Anne ha mangiato, è andata in bagno e poi è uscita per prendere il kit d’emergenza con Bentelan e adrenalina, dimenticato a casa. L’amica è rimasta a mangiare e ha pagato il conto senza menzionare l’allergia di Anne. Solo dopo la sua uscita, quando il titolare ha chiesto cosa fosse successo, l’amica ha domandato se ci fossero peanuts nella bruschetta. Alla risposta affermativa, ha rassicurato che Anne era andata a prendere la medicina. Poco dopo, la polizia ha informato il locale della morte di Anne.
Commento: Ecco cosa succede quando la comunicazione va a farsi benedire. Un toast all’avocado che diventa una questione di vita o di morte, con un ristorante che insiste di non essere stato informato. Ma davvero dobbiamo dipendere così tanto dalla buona volontà dei clienti di rivelare le proprie allergie? E se un semplice cartello con gli ingredienti fosse troppo politically correct per salvarci la vita?