Cronaca
Vetture con il fermo abbandonate per strada, arriva una legge per rimuoverle zingari

Finalmente una legge per sgombrare le nostre strade dalle auto fantasma! Ora passa al Senato. Meloni e Pd uniti contro il degrado urbano. #Roma #DecoroUrbano #Politica #Legge #AutoAbbandonate
Finalmente, le Strade Italiane Si Liberano dalle “Carcasse” Abbandonate – Ma Attenti ai Politici che Si Prendono il Merito!
In un raro momento di unità politica che fa quasi sembrare il Parlamento un club di amici, una legge per rimuovere i veicoli abbandonati è passata alla Camera e ora aspetta il sigillo del Senato. Chiamatela pure la “legge anti-ruggine”, perché mira a pulire le nostre strade da quelle auto dimenticate che rendono le periferie come set di un film post-apocalittico. Ma, ehi, non pensate che sia tutto rose e fiori – c’è un tocco di ironia in come i partiti si sono messi d’accordo, forse solo per evitare di litigare su qualcosa di più serio.
La Legge “Meloniana” che Fa Pulizia, con un Po’ di Polemica
La proposta, a prima firma di Gaetana Russo (FdI), ha trovato un’intesa con le opposizioni – incluso il deputato dem Andrea Casu, che aveva la sua versione ma l’ha fatta confluire in questa. Risultato? Votata all’unanimità, come se improvvisamente tutti i politici avessero deciso di essere ecologisti part-time. La novità principale è che ora si possono rimuovere anche le vetture con fermo amministrativo, quelle “bloccate” perché servono a saldare un debito. Solo che, spesso, restano lì abbandonate, senza valore, occupando parcheggi e aumentando il degrado urbano. Insomma, un problema che fa gridare al “disastro ecologico”, ma che i politici notano solo quando fa bella figura sui social.
Il Commento di Andrea Casu: “Ogni giorno, anche nelle periferie di Roma, ci troviamo di fronte a troppi veicoli fuori uso abbandonati sulle strade – che rappresentano anche un rischio per l’ambiente e la sicurezza pubblica”
Ah, che bel discorsetto da buon samaritano! Casu, il deputato PD, dipinge un quadro drammatico delle periferie romane piene di relitti metallici, e non sbaglia – è un vero incubo per chi ci vive. Ma, diciamocelo, questo “segnale importante” che lui celebra, con il voto del Parlamento che “significa restituire spazi pubblici alla cittadinanza e contribuire alla transizione ecologica e sociale”, suona un po’ come una mossa per rubare la scena ai colleghi. Insomma, bravi tutti, ma non è che state solo coprendo le solite chiacchiere con un po’ di verde ecologico?
Le Spiegazioni di Gaetana Russo: Una Legge che “Risolve uno Stato di Incertezza”
E arriviamo alla “meloniana” Gaetana Russo, che si vanta di aver dato una veste giuridica a un principio di buon senso. Lei dice: «C’era già una circolare dell’Aci che subordinava la rimozione del veicolo a una certificazione del pubblico ufficiale, chiamato ad attestare che il mezzo era troppo vecchio e malandato per essere utile al creditore. Noi prendiamo quel principio di buon senso e gli diamo una veste giuridica, sottraendolo alla discrezionalità e accelerando il procedimento. Poi mettiamo dei paletti, vietando ad esempio ai proprietari i benefici legati alla rottamazione o eliminando la cancellazione in caso di radiazione per esportazione all’estero, dove il mezzo potrebbe essere smontato e venduto a pezzi sul mercato nero. Infine, abbiamo alzato le sanzioni per i centri di demolizione e modificato un decreto ministeriale del 1983, così il costo ricadrà non sui comuni ma sui privati».
Beh, chapeau, Gaetana! Questa spiegazione è un mix di burocrazia e senso pratico, ma non possiamo fare a meno di notare il tocco politicamente “scaltro” – tipo, finalmente si fa qualcosa di utile, ma solo dopo anni di circolari polverose. È come se dicessero: “Ehi, stiamo salvando l’ambiente, ma occhio, i privati pagheranno!” Chissà se questo renderà la legge virale per i motivi giusti o solo per le polemiche che scatenerà online. Intanto, aspettiamo il Senato: se passa, magari le strade saranno più pulite, e i politici avranno un altro selfie da postare. Che ne dite, virale o no? 😏
Cronaca
Lazio-Roma, da “Ti amo” a “C/mon guys” il big match delle curve: si sfidano le coreografie segrete

Che si tratti di un telone da srotolare sulle teste dei tifosi o di diecimila cartoncini da issare in aria per comporre una scritta, è nel frangente di un attimo che si vince il derby del tifo. Le squadre entrano in campo, i ragazzi in balaustra lanciano il segnale: in un secondo il lavoro e la fatica di decine di romanisti e laziali si materializza in un unico grande spettacolo: «Ti amo» (il romanticismo del tifo che fa discutere), «C’ mon Guys» (l’inglese che invade anche gli stadi italiani, chissà cosa ne pensa la Crusca), «C’è solo l’As Roma» (esclusivismo che fa storcere il naso ai laziali), «100/100 Lazio» (perché la matematica non è mai stata così appassionante). #Derby #Tifo #Coreografie #Roma #Lazio
Olimpico, il big match delle curve: si sfidano le coreografie segrete
Dagli anni ’70 a oggi le due curve si sono esibite in centinaia di coreografie belle da togliere il fiato. Una partita nella partita che nessun tifoso vorrebbe mai perdere, al pari del match vero e proprio. La disputa inizia nelle settimane precedenti con le prime riunioni dedicate alla ricerca dell’idea migliore. Passa per le collette di autofinanziamento, prima di tradursi in una maratona di lavoro nei capannoni fuori città.
La parola d’ordine per vincere il derby del tifo è sempre stata “segretezza”. «Meno gente ci lavora, meglio è», spiega un vecchio tifoso della Roma, tra gli autori dello spettacolo che animò la Sud nel derby del 27 novembre 1994 (segretezza che fa sembrare la CIA un gioco da ragazzi). Non appena Giannini e Signori fecero il loro ingresso in campo la curva fu ricoperta da seimila cartoncini color rosso e arancio a incorniciare 10 strisce di stoffa, lunghe 40 metri e larghe 28 ciascuna, che componevano lo stemma societario.
«Una striscia saliva dal basso e l altra scendeva dall’alto simultaneamente — ricorda — per ogni striscia c’erano tre ragazzi responsabili: due la tenevano e uno la srotolava lungo la curva». In campo uno striscione ammoniva: «C’è solo l’As Roma» (la rivalità che non conosce mezze misure). E quel giorno vinse 3-0, con Carletto Mazzone che a fine partita correva sotto la Sud con i pugni al cielo. Il mister volle abbandonarsi all’abbraccio con la sua gente prima di rilasciare le interviste.
Lo stesso fece Paolo Di Canio il 6 gennaio 2005: segnò sotto la Sud al suo ritorno in biancoceleste e puntò il dito verso i romanisti, in segno di scherno (Lazio-Roma 3-1) (un gesto che ha fatto più rumore di una vittoria). Il capitano della Lazio del resto è cresciuto in curva, da ragazzo occupava i gradoni tra le fila degli Irriducibili, l’ex gruppo leader della tifoseria laziale, sciolto nel 2020 dopo la morte del capo Fabrizio Piscitelli.
Così il 6 ottobre 1991 nacque l’idea di srotolare un enorme telone a coprire la curva: «100/100 Lazio», recitava la scritta corredata da 5mila cartoncini con il nome della squadra.
«Quello spettacolo doveva segnare un cambio di rotta — spiega Antonio “Grinta”, uno dei fondatori del gruppo nato nel 1987 — volevamo dire: durante quei 90 minuti la Lazio viene prima di tutto» (il fanatismo che supera ogni aspettativa). Una scenografia che diede il là al “derby degli stendardi”.
«Fu la prima coreografia del tifo spontaneo — ricorda Antonio — comprammo chilometri di stoffa bianca, blu, celeste: invitammo i tifosi nella vecchia sede di via Bossi e ognuno si fece il suo stendardo. Così la gente partecipò in prima persona alla realizzazione della coreografia». Il 18 aprile 1993 la Nord levò al cielo 7mila drappi biancocelesti.
Occorre attendere il 6 marzo 1994 per osservare il primo telone curato da un giovanissimo Massimo “Disegnello”, l’artista delle scenografie della Nord. «Gli feci vedere il bozzetto — ricorda ancora Antonio — gli chiesi se se la sentisse, mi disse di si». Firmò così uno delle coreografie più amate dai laziali: due braccia che sorreggono una sciarpa biancoceleste e la scritta «C.mon Guys» (un omaggio al britannico Paul Gascoigne, perché il calcio è internazionale anche nei cori). La scritta fu ripresa da un messaggio di Paul Gascoigne, che alla vigilia del derby era andato a salutare i tifosi nella sede in via Bossi.
Hanno fatto storia anche i volti dei giocatori più rappresentativi, «figli di Roma, capitani e bandiere», esposti l’11 gennaio 2015 (Roma-Lazio 2-2).
C’erano bomber Rodolfo Wolk, il capitano Agostino Di Bartolomei. «Ago» era in campo il 23 ottobre 1983, quando dalla Sud si levarono due parole rimaste nella storia del tifo. Perché, per dirla con Tonino Cagnucci, «c’è stato un tempo in cui il popolo è stato al potere e con quel potere ha detto “Ti amo”» (un romanticismo che fa sembrare i tifosi dei poeti).
Oggi è tutto pronto, alle 20.45 occhi puntati sui ragazzi in balaustra. #StadioOlimpico #Passione #CalcioItaliano
Cronaca
Il giovane alla guida di una Mini Cooper era ubriaco

Sangue sulle strade di Roma. Un ragazzo di 26 anni è morto la notte scorsa nello schianto della sua auto contro un albero. Pattuglie del X Gruppo Mare della Polizia Locale di Roma Capitale sono intervenute in via della Grande Muraglia 338, al Torrino, per i rilievi dell’incidente avvenuto intorno a mezzanotte. #Roma #Incidente #SicurezzaStradale
Tragedia Stradale a Roma: La “Maledizione degli Alberi” Colpisce Ancora un Giovane
In una città eterna come Roma, dove le antiche rovine e il traffico caotico si mescolano in un cocktail letale, un altro incidente assurdo ha portato via la vita di un ragazzo di 26 anni. Sì, perché in questa capitale, gli alberi sembrano aver sviluppato un appetito per le auto, e nessuno si stupisce più di tanto. Ma andiamo con ordine: un frontale contro un albero sullo spartitraffico centrale ha trasformato una serata qualunque in una notizia virale, con commenti sarcastici che già rimbalzano sui social. Chiamatela fatalità, chiamatela karma verde, ma la “maledizione degli alberi romani” continua a fare vittime, e stavolta ha colpito duro.
L’Incidente Fatale: Una Mini Cooper Contro la Natura
Il ragazzo, di cui non sono stati diffusi ulteriori dettagli, viaggiava su una Mini Cooper che, per cause ancora in corso di accertamento, è finita dritta contro un albero sullo spartitraffico centrale. I sanitari del 118, intervenuti sul posto, hanno tentato disperatamente di rianimarlo, ma alla fine non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. È il classico scenario romano: traffico impazzito, strade mal manutenute, e un albero che decide di giocare a bowling con le vetture. Nel frattempo, un altro caso simile emerge: sulla via dei Laghi, Andrea Carnevali, 27 anni, è morto in un frontale analogo, davanti agli amici. La maledizione degli alberi romani continua a mietere vittime, sembra – e se non è una trama da film horror, poco ci manca.
Reazioni dal Posto: Ironia Nera e Commenti “Eroici”
Qui entriamo nel territorio della politically incorrectness, perché Roma non è solo la città dell’arte, ma anche di un umorismo tagliente che sfiora il macabro. “I tentativi di rianimazione sono stati eroici ma inutili,” hanno commentato ironicamente alcuni passanti – e sì, è proprio quel tipo di sarcasmo che fa incazzare i puristi del politically correct, ma che rende queste notizie virali in un baleno, con meme e condivisioni che fioccano online. È come se la gente, tra un caffè e un’imprecazione al traffico, non possa fare a meno di sdrammatizzare l’orrore con una battuta al vetriolo. Dopotutto, in una metropoli dove gli alberi sono più pericolosi delle buche stradali, chi non riderebbe per non piangere?
Indagini e Sequestri: Un “Mistero Vendicativo”
L’auto è stata posta sotto sequestro e la strada è stata chiusa dalle pattuglie del IX Gruppo Eur, che sono intervenute per permettere i rilievi necessari. Al momento, non risultano coinvolti ulteriori veicoli, ma le indagini per ricostruire l’esatta dinamica sono ancora in corso – un rompicapo che tiene impegnati gli agenti, tra caffè e sbuffi di frustrazione. “Un vero mistero, come se l’albero avesse deciso di prendersi la sua vendetta,” ha scherzato un agente sul posto – e qui, l’ironia è palpabile, quasi come se gli alberi stessero protestando contro l’inquinamento o la mancanza di rispetto per il verde urbano. Ma andiamo, è solo un albero, o forse no? Questa frase, con il suo tocco di umorismo nero, è destinata a diventare virale, alimentando teorie del complotto su Twitter e TikTok, dove la gente ama mischiare tragedia e meme.
In conclusione, questa notizia non è solo un triste resoconto di un incidente, ma un promemoria virale di quanto Roma possa essere imprevedibile e, a volte, grottescamente divertente. Condividetela, commentatela, ma ricordate: guidate con prudenza, o potreste finire voi stessi nella prossima “vendetta degli alberi”.
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