Cronaca
Roma Nord, le “Beverly Hills” della Capitale: lusso, snobismo e un pizzico di arroganza

Il quartiere di Roma Nord noto come Vigna Clara e la vicina collina Fleming sono state soprannominate le Beverly Hills della capitale, divise dal resto della città da Corso Francia. #RomaNord #BeverlyHills #StileDiVita
Il regno dorato di Vigna Clara e Fleming
Roma Nord, signore e signori, non è solo un quartiere: è uno stile di vita, un mondo a parte, una bolla di lusso e privilegi che si autoproclama la crème de la crème della Capitale. Sono soprannominate le “Beverly Hills di Roma Nord”, per dirla con le parole di De Sica (e sì, quella citazione cinematografica è diventata un cult, ma diciamocelo, forse un po’ abusata per fare i fighi). Ed effettivamente, se ai Parioli troviamo i rampolli dell’Upper East Side, Vigna Clara e la vicina collina Fleming si ergono come la California romana, separate dal resto dei mortali da quella che potremmo chiamare la “highway romanordista”: Corso Francia, una linea di confine che sembra quasi un muro invisibile tra i privilegiati e il resto del mondo.Bionde da copertina e star di casa nostra
Qui non si scherza con lo stile: il paradiso delle bionde è realtà, tanto che la citazione “biondo Fleming” è entrata nel gergo dei parrucchieri più trendy (e diciamocelo, con un certo snobismo che puzza di elitismo lontano un miglio). Non ci sono divi di Hollywood a passeggiare per queste strade, ma abbiamo le nostre star nostrane, da Bonolis a Fiorello, che sembrano regnare su questo feudo di lusso. Le signore di Fleming e Vigna Clara? Non escono mai dai loro territori, quasi come se oltre Corso Francia ci fosse il nulla cosmico. I loro figli frequentano scuole di zona, private ma non solo («perché alla pubblica entrano a contatto con la realtà vera», dicono – e qui ci scappa una risata amara, perché la “realtà vera” sembra più un esperimento sociale che una scelta educativa).
Un mondo a parte: cani di razza e leggings griffati
E poi ci sono i dettagli che fanno la differenza: cani di razza, spesso barboncini toy, portati a spasso come trofei; mamme salutiste che fanno yoga e pilates, sfoggiando leggings e sneakers su via Flaminia o via Bevagna, tra salumerie extralusso e boutique che sembrano uscite da una rivista patinata. Non si fanno più incantare dai locali vip del Centro, no signore: aperitivo e cena (rigorosamente con karaoke, perché il kitsch è il nuovo chic) si fanno vicino casa. E perché mai dovrebbero andare altrove? “Perché esiste un posto migliore?” – una domanda retorica che trasuda un’arroganza che, ammettiamolo, è quasi irresistibile da odiare.
Conclusione: Roma Nord, amore e odio
Insomma, Roma Nord è un universo parallelo, un luogo dove il lusso è legge e il resto del mondo sembra solo un lontano ricordo. Un posto che divide: c’è chi lo ama per il suo fascino esclusivo e chi lo detesta per la sua spocchia. Ma una cosa è certa: fa parlare di sé, e non smetterà mai di farlo. Condividete se anche voi avete un amico o un’amica che incarna lo spirito di Vigna Clara, o se semplicemente non ne potete più di sentir parlare di “biondo Fleming”!
Cronaca
Tor Bella Monaca, tour nella piazza di spaccio principale in Italia: lo speciale sulle attività illecite

Da via Giovanni Battista Scozza a via Giacinto Camassei, ecco il viaggio nel cuore della "Wall Street" della droga di Roma. Dieci piazze principali e sei secondarie, tutte sotto il controllo di Leandro Bennato e Giuseppe Molisso. #Roma #Droga #Narcotraffico
Da via Giovanni Battista Scozza a via Giacinto Camassei. Tre chilometri netti, il tragitto che separa la prima piazza di spaccio dall’ultimo supermercato della droga di Tor Bella Monaca. Un viaggio che in auto non dura nemmeno sei minuti. Eppure, è proprio qui, in questo rettilineo criminale, che si intrecciano le rotte di quello che è il cuore pulsante dell’economia della droga in Italia. Fumo, crack, cocaina, eroina. Roma, con le sue due tonnellate di cocaina che vengono sniffate ogni mese, ha la sua Wall Street del narcotraffico. Dieci piazze di spaccio principali e sei secondarie, una dietro l’altra, ognuna con i propri padroni, con la propria organizzazione, i propri capi e soldati. E tutte, da 10 anni, sotto lo stesso mercato: Leandro Bennato e Giuseppe Molisso, uno che “risolve i problemi… uno pericoloso che ti spara in faccia” [questa frase tra virgolette è una citazione diretta che sottolinea la pericolosità del personaggio], nato sotto la cupola del boss Michele Senese e indagato con lui per l’omicidio del principale concorrente nel mondo della droga: Fabrizio “Diabolik” Piscitelli [il soprannome "Diabolik" aggiunge un tocco di drammaticità e riconoscibilità al personaggio].
Il tragitto criminale
Il percorso tra via Giovanni Battista Scozza e via Giacinto Camassei non è solo un tragitto fisico, ma rappresenta l’arteria principale di un impero del narcotraffico ben strutturato. Questo viaggio di pochi minuti in auto è il simbolo del controllo che Bennato e Molisso hanno esercitato per un decennio su una delle zone più calde della capitale per la vendita di stupefacenti.
Il mercato della droga
Le piazze di spaccio di Tor Bella Monaca non sono solo luoghi di scambio, ma veri e propri centri di potere criminale. Ogni piazza ha la sua gerarchia, le sue regole, e i suoi "soldati" che garantiscono la continuità del business. La presenza di dieci piazze principali e sei secondarie dimostra l’estensione e l’organizzazione di questo mercato, che non conosce crisi e continua a prosperare nonostante gli sforzi delle forze dell’ordine.
I protagonisti
Leandro Bennato e Giuseppe Molisso sono figure chiave in questo scenario. La citazione “risolve i problemi… uno pericoloso che ti spara in faccia” [questa frase tra virgolette è una citazione diretta che enfatizza la violenza e il potere di Molisso] descrive perfettamente la loro reputazione. Molisso, in particolare, è cresciuto sotto l’ala del boss Michele Senese, e insieme sono stati coinvolti nell’omicidio del noto Fabrizio “Diabolik” Piscitelli [il soprannome "Diabolik" è usato per rendere il personaggio riconoscibile e aumentare l’impatto della notizia], eliminato per sgombrare il campo dalla concorrenza nel lucroso mercato della droga.
Cronaca
Vetture con il fermo abbandonate per strada, arriva una legge per rimuoverle zingari

Finalmente una legge per sgombrare le nostre strade dalle auto fantasma! Ora passa al Senato. Meloni e Pd uniti contro il degrado urbano. #Roma #DecoroUrbano #Politica #Legge #AutoAbbandonate
Rimuovere i veicoli abbandonati nelle strade sarà più facile. Lo prevede una legge passata alla Camera, che ora attende il via libera definitivo da parte del Senato. Sul testo a prima firma Gaetana Russo (FdI) si è trovata un’intesa con le opposizioni – anche il deputato dem Andrea Casu aveva presentato una sua proposta, poi confluita in quella “meloniana” – tanto che la legge è stata votata all’unanimità. La novità principale sta nel fatto che potranno essere rimosse anche le vetture su cui grava un fermo amministrativo, ossia “bloccate” perché utili a pagare un credito. Solo che spesso, rimanendo abbandonate in strada a lungo, sono di fatto senza valore. E così, oltre non poter essere vendute per ripagare il debito, finiscono per occupare un parcheggio e aumentare il degrado.
IL COMMENTO
«Ogni giorno, anche nelle periferie di Roma, ci troviamo di fronte a troppi veicoli fuori uso abbandonati sulle strade – commenta il dem Andrea Casu – che rappresentano anche un rischio per l’ambiente e la sicurezza pubblica». Per Casu, il voto del Parlamento rappresenta «un segnale importante, perché rimuovere queste carcasse senza valore significa restituire spazi pubblici alla cittadinanza e contribuire alla transizione ecologica e sociale». Mentre per la “meloniana” Gaetana Russo questa legge risolve uno stato di incertezza, in quanto «c’era già una circolare dell’Aci che subordinava la rimozione del veicolo a una certificazione del pubblico ufficiale, chiamato ad attestare che il mezzo era troppo vecchio e malandato per essere utile al creditore. Noi prendiamo quel principio di buon senso e gli diamo una veste giuridica, sottraendolo alla discrezionalità e accelerando il procedimento. Poi mettiamo dei paletti, vietando ad esempio ai proprietari i benefici legati alla rottamazione o eliminando la cancellazione in caso di radiazione per esportazione all’estero, dove il mezzo potrebbe essere smontato e venduto a pezzi sul mercato nero. Infine, abbiamo alzato le sanzioni per i centri di demolizione e modificato un decreto ministeriale del 1983, così il costo ricadrà non sui comuni ma sui privati».
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