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Cronaca

ROMA San Basilio — Spaccio di droga nella zona. 41enne in manette

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ROMA San Basilio — Spaccio di droga nella zona. 41enne in manette

ROMA San Basilio — Nella giornata di ieri, gli agenti della polizia di Stato dell’omonimo commissariato hanno rinvenuto circa 300 grammi di hashish e 30 grammi di cocaina

ROMA San Basilio — Gli agenti del commissariato San Basilio diretto da Agnese Cedrone, al termine di un’attività investigativa si sono concentrati in via Carlo Tranfo, nella zona (nota per l’alta densità di pregiudicati) delle cosiddette case occupate. Il tutto, con la collaborazione dell’unità cinofila antidroga della questura di Roma. Qui, nel corso di una perquisizione domiciliare nei confronti di un giovane, sono state rinvenute piccole quantità di hashish destinato a uso personale. L’ispezione è poi proseguita nei locali seminterrati condominiali e nel terrazzo di accesso comune, dove sono stati rinvenuti e sequestrati 207 grammi di hashish, 27 grammi di marijuana e 27 grammi di cocaina contenuti in una busta di nylon.

Trovate inoltre numerose bustine vuote in plastica trasparente, con tutta probabilità destinate al confezionamento e alla vendita.
I controlli sono poi proseguiti nei pressi del quartiere limitrofo Torraccia, spesso considerato un luogo più sicuro e quindi utilizzato per la custodia dello stupefacente da spacciare a San Basilio. In seguito gli agenti hanno proceduto con un sopralluogo in piazza Gaspare Ambrosini, dove esistono numerosi box auto sotterranei, in passato affittati da soggetti gravitanti nelle piazze di spaccio del quartiere San Basilio per detenere sostanze stupefacenti. Qui, all’interno di un box sono stati rinvenuti e sequestrati 85 grammi di hashish, bilancini di precisione e vario materiale usato per il confezionamento. Individuato e rintracciato l’affittuario, un cittadino romano di 41anni, gli agenti ne hanno perquisito l’abitazione trovando e sequestrando circa 4 grammi di cocaina e altri 2 bilancini di precisione. Una volta terminati i controlli, l’uomo è stato condotto presso gli uffici della polizia e tratto in arresto. In seguito, nel corso dell’ispezione della scala del palazzo, è stato rinvenuto un calzino contenente 48 proiettili calibro 9×21.

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Cronaca

Kevin Bonifazi: “Cura tecnica, ritmi e disciplina un mix vincente che ho imparato a Tor Tre Teste”

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Kevin Bonifazi: “Cura tecnica, ritmi e disciplina un mix vincente che ho imparato a Tor Tre Teste”

Kevin Bonifazi, difensore classe ’96 oggi al Sassuolo, ha raccontato a Repubblica la sua gavetta dal quartiere popolare di Roma Est al calcio professionistico, tra sacrifici e una carriera frenata da infortuni. #Calcio #StorieDiSport #Sassuolo #Roma


La scoperta del calcio vero

«Alla Tor Tre Teste ho capito cos’è davvero il calcio». Kevin Bonifazi, difensore classe ’96, oggi al Sassuolo, è cresciuto tra i campi del Lazio. Oltre 170 presenze tra i professionisti, di cui 125 in Serie A. Ma prima di Torino, Spal, Udinese, Bologna, c’è stata Roma Est.

Quando ha iniziato a giocare?

«Da bambino, nel mio paese: Toffia, in provincia di Rieti. A dieci anni mio padre portò me e mio fratello al Tor di Quinto, poi passammo alla Tor Tre Teste. Lavorava su Roma e voleva che giocassimo in una società strutturata. Mio fratello era molto più bravo di me. Io ero normale, diciamo».

Perché anche tu?

«Mio padre chiese di prendere anche me, perché era troppo complicato gestirci in due posti diversi. Il presidente di allora scherzando disse: “Lascialo qua, è grosso, vediamo che sa fare”. Mi misero nella seconda squadra».

E com’è andata?

«All’inizio giocavo poco, a volte nemmeno mi convocavano. Ma l’anno dopo sono arrivato migliorato fisicamente e tecnicamente. In poco tempo sono diventato il capitano».

È stato il momento più bello?

«Più o meno. Giocammo la finale Giovanissimi Nazionali, vincendola 3-0. Ma fu annullata perché facemmo un cambio in più. Le lacrime si sono sprecate».

Poi il passaggio al Siena

«La Tor Tre Teste aveva un accordo che ogni anno prevedeva una prelazione su cinque giocatori. Io ero tra quelli. Ricordo il primo allenamento: eravamo timidi, ma in campo dominammo. Ci presero tutti e cinque».

Quanto ha inciso la Tor Tre Teste in quel salto?

«Tantissimo. Quando sono arrivato a Siena ho capito quanto mi avessero preparato bene. È una società dilettantistica ma lavora come un club professionistico. Ti formano, ti abitua a ritmi, disciplina, cura tecnica. Vai in un club pro e sei già pronto».

Il ricordo più bello?

«Fu una sgridata. Di ritorno da una trasferta, sul pullman intonammo un coro in previsione dell’arrivo all’Autogrill. Un dirigente ci zittì: “Se vi azzardate a prendere qualcosa senza pagare vi mandiamo via e vi denunciamo”. Eravamo ragazzi svegli, ma ci tenevano in riga. La società era molto attenta al comportamento».

Rieti-Roma tutti i giorni, difficile?

«Sì, ma non ci pesava. Io e mio fratello uscivamo di casa alle 8 con la borsa di scuola e quella del calcio. Un chilometro e mezzo a piedi fino alla stazione, 45 minuti di treno, 25 di metro, poi la navetta della società da Ponte Mammolo. Quattro volte a settimana. Tornavamo a casa alle otto di sera. Oggi non lo rifarei mai».

Oggi il Sassuolo, come va?

«Negli ultimi due anni ho subito tre operazioni allo stesso ginocchio e questo ha frenato la mia carriera. Ho scelto di ripartire da una categoria inferiore, ma in una società che lavora da Serie A in tutto. Ieri siamo stati promossi ma mi auguro di vincere il mandato. A livello personale questo per me è un nuovo inizio».

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Tor Tre Teste e il calcio in vetrina: quel che conta è farsi vendere

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Tor Tre Teste e il calcio in vetrina: quel che conta è farsi vendere

In un mondo dove il calcio giovanile sembra più una vetrina per trofei che una fucina di talenti, il presidente D’Adamo ribalta la prospettiva: "La vera vittoria è quanti ragazzi finiscono nei professionisti. Meno i titoli messi in bacheca". Ecco la rivoluzione silenziosa del calcio giovanile. #CalcioGiovanile #RivoluzioneSilenziosa #ProfessionistiDelFuturo


Un Modello Sostenibile

Un modello sostenibile fondato sul mercato e non sui trofei. Il presidente D’Adamo: "La vera vittoria è quanti ragazzi finiscono nei professionisti. Meno i titoli messi in bacheca"


La Rivoluzione del Calcio Giovanile

In un’epoca dove il calcio giovanile è spesso ridotto a una corsa sfrenata per accumulare trofei, il presidente D’Adamo propone una visione alternativa. "La vera vittoria è quanti ragazzi finiscono nei professionisti. Meno i titoli messi in bacheca" Ecco una rivoluzione che potrebbe cambiare il volto del calcio giovanile italiano, puntando sulla crescita dei giovani piuttosto che sulla collezione di medaglie. #CalcioGiovanile #RivoluzioneSilenziosa #ProfessionistiDelFuturo

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