Cronaca
ROMA Studente disabile bullizzato su Whatsapp: denunciati 4 compagni

ROMA Studente disabile bullizzato su Whatsapp: denunciati 4 compagni.
ROMA Studente disabile bullizzato su Whatsapp. I carnefici, in azione sin dall’inizio di questo anno scolastico, alcuni 15enni, studenti al secondo anno di una scuola superiore della capitale. I ragazzi sono arrivati persino a creare un gruppo su Whatsapp per denigrare e offendere lo sfortunato compagno. Per loro, tre ragazzi e una ragazza, il Questore di Roma ha firmato un ammonimento per cyberbullismo.
A richiedere l’emissione della misura di prevenzione alla Divisione Polizia Anticrimine il padre della vittima. L’uomo era infatti preoccupato per lo stato di profondo sconforto in cui il figlio era caduto a causa di questi comportamenti vessatori.
Il ragazzo soffre di un disturbo dell’attenzione che influisce, anche se lievemente, sul suo quoziente intellettivo. Per questo i suoi compagni di scuola lo hanno reso spesso oggetto di scherno e di atti di bullismo.
A settembre 2019, lo studente è stato inserito nel gruppo Whatsapp, la cui denominazione riportava un chiaro riferimento alla sua disabilità. In più occasioni, inoltre, i 4 ragazzi hanno anche pubblicato fotografie che lo ritraevano, inserendo commenti offensivi e denigratori nei suoi riguardi. Nemmeno le richieste di smetterla del ragazzo, profondamente ferito dalle loro parole, li ha fatti desistere.
Proprio i commenti hanno provocato nel giovane una situazione di disagio e malessere psico-fisico: dopo aver abbandonato il gruppo, ha infine trovato la forza di raccontare a scuola e a casa quello che gli era accaduto.
Il padre si è così rivolto alla Polizia di Stato, producendo i messaggi denigratori. Gli agenti della Divisione Anticrimine hanno valutato la documentazione e per i quattro è scattato l’ammonimento per cyberbullismo. Ora sta a loro dunque: se le angherie dovessero continuare, verranno denunciati alla Procura dei Minori.
Convocati negli uffici di Polizia, sono stati immediatamente messi al corrente della gravità della loro condotta. Gli agenti li hanno inoltre invitati a cancellare riproduzioni e commenti sul minore dal proprio telefonino e da qualsiasi altra memoria o archivio, nonché dai social network. Inoltre non dovranno pubblicare, con mezzi telematici, nulla che riguardi il compagno senza il suo espresso consenso.
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Le Testimonianze
Immaginate la sorpresa quando Papa Francesco, con la sua umiltà disarmante, strinse la mano a nonna Rosina nella Casa della Carità della parrocchia di San Gregorio Magno, dandole la forza per affrontare la malattia. L’allora parroco Don Renzo Chiesa ricorda vividly quel momento: “Quando scese dall’utilitaria, chiese: ‘Ma questa è la famosa Magliana?'”. E non è finita qui: in un incontro esclusivo a Corviale con l’associazione Piacca, che aiuta chi ha avuto guai con la giustizia, Francesco volle ascoltare storie personali. Massimiliano Lustri, un tempo noto come “Er tapparella”, racconta: “Rise a crepapelle ascoltando i miei aneddoti, come quella volta che in un appartamento finii per pranzare con un’anziana”. Quell’incontro magico cambiò tutto: i ragazzi dell’associazione si reintegrarono nella società e ancora oggi portano al collo il rosario regalato dal Papa.
L’Abbraccio
E se vi dicessimo che un semplice abbraccio del Papa ha consolato un bimbo e lasciato un segno indelebile? Durante la visita alla parrocchia San Paolo della Croce al Serpentone, Francesco abbracciò Emanuele, un ragazzino di 8 anni, che con voce tremante gli chiese: “Mio papà è morto, era ateo, ma ci ha fatto battezzare, ora dov’è? Sta in paradiso?”. Il parroco Don Roberto Cattaneo, ancora emozionato, rivela: “Negli anni, il Pontefice mi chiamava per sapere come stava Emanuele”. Oggi, a 17 anni, Emanuele si è commosso profondamente alla notizia della scomparsa di Francesco, sostenuto dalla mamma Elisabetta Pacciotti: “Per lui è come aver perso un altro papà; il Papa lo rassicurò dicendo che suo padre era sicuramente in paradiso”. Ma le sorprese non si fermano: durante la pandemia, Francesco chiamò inaspettatamente per una benedizione in streaming, dimostrando un’umiltà che lascia senza parole. E poi, c’è la storia di Cinzia Desiati, la mamma di Fabrizio Di Bitetto, morto in un incidente: “Ricevetti una telefonata da un numero privato: ‘Sono Papa Francesco, non è uno scherzo’. Quella chiacchierata fu come una carezza, e mantenne la promessa invitandoci in Vaticano”.
L’Incontro
Preparatevi a storie che vi faranno riflettere: Francesco era maestro nell’incontrare chi ne aveva più bisogno, come quando abbracciò Serena, una mamma che aveva perso la figlioletta Angelica. Oppure, nella parrocchia di Santa Bernadette Soubirous a Colli Aniene, dove in un ritrovo informale ascoltò i giovani dell’oratorio, rispondendo a domande su come pregare: “È importante sentire lo sguardo di Dio e vivere la ‘chiesa in uscita’, scendendo in strada per aiutare”. E chi dimentica quando si riunì in preghiera nel cortile di un condominio in via della Palmarola, senza preavviso, raccomandando alle famiglie: “Ascoltate i vostri figli”. Persino in centro, fece capolino nel negozio di dischi in via della Minerva o dal fidato ottico Alessandro Spiezia in via del Babuino: “Venne di persona per le lenti, dicendo che ‘dall’ottico si va di persona’. La sua umiltà mi ha sempre spiazzato; non voleva sprechi e con me aveva un’amicizia che mi ha riempito il cuore”.
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L’Incidente Sconvolgente nel Cuore di Roma
Un pomeriggio apparentemente sereno si è trasformato in un momento di puro terrore per una mamma e il suo bambino, mentre camminavano nei pressi di piazza Dante, nel vivace rione Esquilino. L’uomo, di origini straniere e visibilmente alterato dall’alcol, brandiva il collo di una bottiglia di vetro, creando un’atmosfera di paura e tensione inaspettata.
La Testimonianza della Mamma Terrorizzata
Anna M. ha raccontato i dettagli di quell’incontro agghiacciante: “Erano circa le 18 e io e mio figlio stavamo tornando a casa dopo una giornata al parco. Il bambino era stanco ma felice, e le giornate più lunghe rendevano tutto così piacevole”. Ma improvvisamente, l’uomo ha iniziato a seguirli, accelerando i passi e gridando insulti, lasciando la donna in preda al panico.
L’Aggressione e il Momento di Paura
Nonostante i tentativi di distrarre il piccolo e accelerare, l’aggressore li ha raggiunti, afferrando il braccio della mamma e puntandole il collo della bottiglia quasi in faccia. “Voleva soldi e il bambino ha iniziato a piangere, mentre lui rideva in modo inquietante”, ha spiegato Anna. Per liberarsi, ha dovuto cedere 50 euro, sperando che l’incubo finisse lì e che l’uomo scomparisse. Da quel momento, il piccolo è rimasto profondamente scosso, e la mamma ora si chiede come vivere in un quartiere dove eventi del genere sembrano all’ordine del giorno.
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