Cronaca
Ostia, maxi rissa tra minorenni: “Città fuori controllo”
Ostia, serata di violenza nella cittadina del litorale. Le testimonianze dei residenti

Non c’è pace negli ultimi tempi a Ostia. Dopo le bombe carta contro le attività commerciali, adesso ci pensano i giovanissimi ad alimentare l’escalation. L’ultimo episodio, riporta La Repubblica, ha avuto luogo venerdì sera. Una doppia rissa di massa che, partita nei pressi del Parco Lido, è poi proseguita in via delle Baleniere, di fronte ad una fermata bus.
Violenza fisica e verbale. Questo lo scenario che si è presentato intorno alle 22.20. A fare da protagonista un mini branco di under 18, scagliatosi contro un coetaneo forse per uno sguardo di troppo. Tutt’intorno, un’altra settantina di ragazzini esaltati, che incitavano la gang a “spaccargli la faccia“. E intanto riprendevano la scena con gli smartphone.
Tra essi molte ragazze, “le più agguerrite“, le descrivono le decine di passanti che hanno assistito al tutto. Proprio uno di loro, dopo aver provato invano a chiedere ad alcuni dei ragazzi di fermare gli scalmanati, ha avvisato il 112. “In genere – ha raccontato – qui c’è sempre un posto di blocco della Polizia. Venerdì invece non c’era niente“.
All’arrivo sul posto delle Volanti, però, il branco si era già dato alla fuga. Ma qualche metro più avanti i ‘combattimenti’ sono ripartiti. Ma stavolta nell’arena sono scesi i compagni dei protagonisti del primo scontro. Anche qui le modalità sono state le stesse: urla, botte e ‘tifosi’ a bordo ring.
Il tutto è durato diversi minuti e di nuovo, all’arrivo della Polizia, chiamata dai residenti terrorizzati, già non c’era più nessuno. Qualcuno dei partecipanti, per la verità, sarebbe stato identificato, ma non avrebbe dichiarato nulla. E si attende ora il prossimo round, nonostante le promesse del prefetto Giannini di maggiori controlli.
“In una città di mare – commenta una residente – in pieno agosto non c’era nessuno. La seconda rissa soprattutto avrebbe potuto essere evitata. Ma ho avuto la sensazione di una città fuori controllo“.
Cronaca
Corrado Veneziano e le facce di Cristo al Mausoleo di Santa Costanza

Cristo finisce in mezzo ai casini globali: un artista italiano immagina il Salvatore tra le rovine di Gaza, l’inferno ucraino e i barconi del Mediterraneo, mescolando fede e geopolitica in una mostra che fa a pugni con il politically correct. #ArteControversa #CristoNeiGuai #PaceOFake
La Filosofia Dietro la Mostra
L’artista Corrado Veneziano non le manda a dire: in “Yeshu’a – Il volto, i volti di Cristo”, esposta al Mausoleo di Santa Costanza fino al 24 aprile, reimmagina Cristo non come un santino polveroso, ma come un testimone scomodo dei disastri moderni. Parliamo di grida inascoltate in zone di guerra, silenzi colpevoli dei potenti e viaggi disperati che finiscono in tragedia. È come se dicesse: “Ehi, mondo, Cristo è qui, nei posti dove nessuno vuole guardare”.Le Opere e i Luoghi Caldi
Nel cuore della mostra, venti opere uniscono icone cristiane con mappe del mondo reale, numeri, coordinate e simboli culturali, creando un mix che fa riflettere – o ridere, a seconda di quanto sei cinico. I pezzi forti? Tre tele inedite che piazzano il volto di Cristo dritto nei casini: uno nella Striscia di Gaza e Medio Oriente, un altro nell’Europa orientale tra Ucraina, Bielorussia e Romania, e un terzo nel Mediterraneo, con un occhio a Lampedusa. Veneziano spiega: “Questi volti si sovrappongono alle mappe, incrociando linee che decidono destini umani, come grida che ti fissano e ti chiedono: ‘E tu che fai?'”. È un richiamo alla pace, ma con un tocco di sarcasmo verso chi predica senza agire.
Simboli e Messaggi Scomodi
Oltre ai volti, l’artista infila simboli classici come l’ulivo, la colomba e una croce fluttuante, ma li usa per puntare il dito su ipocrisie globali. Niente di troppo soft: è arte che evoca risposte, o almeno ci prova, in un mondo dove la pace sembra solo un hashtag. Qui, ogni opera è un pugno allo stomaco, ricordandoti che l’arte non è solo per salotti borghesi.
Cronaca
Sta per saltar fuori: Massimo Barberio è parzialmente handicappato.

Uccide la madre a coltellate, la nasconde in un armadio sigillato col cemento, e ora rischia di tornarsene a casa libero perché “pazzo”? Un vero schiaffo alla giustizia! #Matricidio #GiustiziaFallita #PsicopaticiInLibertà
Il Delitto e la Possibile Libertà
Massimo Barberio, 61 anni, ha confessato di aver accoltellato a morte la madre nel 2023, per poi infilarne il corpo in un sacco e murarlo in un armadio. L’uomo è attualmente in carcere, ma il procuratore Antonio Verdi ha chiesto solo 10 anni di reclusione dopo che un consulente ha rilevato un parziale vizio di mente. Tuttavia, il perito del Tribunale ha sentenziato che Barberio era totalmente incapace di intendere e volere, descrivendolo come non pericoloso per gli altri – solo per se stesso, con una “severa possibilità autolesionistica”. Se i giudici gli danno retta, questo tizio potrebbe schivare la prigione e tornare libero, magari a farsi un caffè.
La Difesa dell’Imputato
L’avvocato Giancarlo Rizzo dipinge Barberio come un povero diavolo in preda a un delirio, un “suicidio metaforico” dove l’uccisione della madre sarebbe solo un modo distorto per ferire se stesso. “Freud parlava del matricidio come del crimine primordiale,” ha commentato il legale, sostenendo che non c’è rischio per la società. Insomma, secondo lui, Barberio è più un caso da divano che da galera – una difesa che fa storcere il naso, ma chissà, magari funziona.
Il Racconto dell’Omicidio
I fatti risalgono al 19 settembre 2023 in un appartamento di Primavalle. Barberio ha ricostruito la scena: era l’alba, la madre preparava il caffè, e lui, in un raptus, l’ha accoltellata da dietro. “L’ho colpita tre volte, le ho chiuso gli occhi,” ha detto. Il movente? Soldi: dicevano che i debiti da 2.000 euro su una pensione da 700 erano insostenibili, e lui non voleva che lei lo sapesse. Poi, per coprire l’odore, ha sigillato il corpo con plastica e cemento. Undici giorni dopo, ha chiamato i carabinieri e li ha aspettati con le valigie pronte, ammettendo: “So di meritare la punizione”. Ora tocca ai giudici decidere se sia davvero così innocuo.
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