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Bomba gettata nella sede di Pro Vita. “Non esistono violenze di Serie A e di Serie B”. Scritte “Figli di Pu…..”

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Bomba gettata nella sede di Pro Vita. “Non esistono violenze di Serie A e di Serie B”. Scritte “Figli di Pu…..”

Durante la manifestazione del Movimento vicino ai centri sociali e alla sinistra estremista “Non Una di Meno”, è stata lanciata una bomba inesplosa contro la vetrina della sede di Pro Vita, movimento contro l’aborto e l’utero in affitto.

Cronaca Roma – “Gravissimo! Anche una bomba – provvidenzialmente non esplosa- gettata nella sede di Pro Vita nella manifestazione “contro la violenza sulle donne”.

Addirittura secondo il quotidiano Avvenire si tratterebbe di una Molotov. Questo il testo scritto nel post social da parte del Senatore di Fratelli d’Italia Lucio Malan dopo che oggi ha fatto visita nella sede del movimento Pro Vita, da sempre schierato dalla parte delle donne e contro il business degli uteri in affitto (pratica vietata in Italia). Vetri in frantumi e varie scritte offensive fra cui spicca un “figli di Puttana”, in onore della parità di genere, scritta dalle attiviste di “Non Una di Meno”.

Insieme a una delegazione di parlamentari di Fratelli d’Italia, hanno visitato la sede di Pro Vita in Viale Manzoni nel centro di Roma, al I Municipio. Malan ha scritto che non esistono violenze di Serie A e di Serie B, auspicando che anche dal Pd e dal Movimento 5 stelle, arrivino condanne verso gli episodi di violenze hanno colpito un movimento libero di esistere “Con una delegazione di Parlamentari di Fratelli d’Italia in visita alla sede di Pro-vita vittima di aggressione durante la manifestazione contro la violenza sulle donne dello scorso 25 novembre. Ci auguriamo che tutte le forze politiche condannino questo vile gesto. Non esistono violenze di serie A e di serie B”. Chissà se dal Pd o da Giuseppe Conte arriveranno dichiarazioni di vicinanza al movimento Pro Vita, oppure rimarranno in silenzio difendendo la violenza proveniente dal proprio elettorato. Neanche a dirlo, i commenti di sdegno sotto al post social del senatore di centro destra.

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Chiuso l’hotel degli orrori a Finocchio: droga, prostituzione e clienti fantasma

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Chiuso l’hotel degli orrori a Finocchio: droga, prostituzione e clienti fantasma

Chiuso l’hotel da incubo di Roma: tra pusher, prostitute e bagni sporchi, Villa Giannetto dice addio alla sua licenza. Il questore ha deciso: basta attività illecite e condizioni igieniche disastrose. #Roma #HotelDaIncubo #Sicurezza


Un inferno chiamato hotel

Bagni sporchi, clienti fantasma e viavai continuo di pusher e prostitute. è uno dei tanti commenti negativi su Villa Giannetto, l’albergo di via Roccaforte del Greco, a Finocchio, chiuso su decisione del questore di Roma, che ha revocato la licenza ai titolari.


Il quartier generale dei clan

L’hotel, situato nelle campagne a ridosso di via Rocca Cencia, era di fatto diventato il quartier generale dei clan sinti di origine romena e slava che gestiscono lo spaccio nella zona. Nel corso degli accertamenti effettuati dagli agenti del VI Distretto Casilino e dai carabinieri di Tor Bella Monaca, sono stati trovati locali in pessime condizioni igieniche e impianti fatiscenti.


Ospiti fantasma e attività illecite

Oltre al sequestro di crack e cocaina, a più riprese, durante i controlli, sono stati inoltre sorpresi ospiti , il cui transito presso la struttura non era stato in alcun modo segnalato alle autorità. Molti di questi clienti, che avevano numerosi precedenti, risultavano pertanto non tracciabili. Tra gli ospiti dell’hotel è stata anche riscontrata la presenza di una donna che ha dichiarato agli agenti di utilizzare una stanza per prostituirsi.


La decisione del questore

I gravi problemi igienici e strutturali e la presenza di attività illecite hanno spinto le forze dell’ordine a intervenire. Dopo vari controlli e verifiche, il questore di Roma Roberto Massucci, con apposito decreto emesso in applicazione dell’articolo 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, ha imposto al titolare dell’hotel la revoca della licenza, sancendone così la chiusura definitiva a partire da oggi.

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Mark Samson fingeva in chat di essere Ilaria Sula dopo averla uccisa

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Mark Samson fingeva in chat di essere Ilaria Sula dopo averla uccisa

"Non so se sto per fare una cazzata. Ma vado a casa di un tizio che ho conosciuto per strada. Ho fatto la birichina": è il messaggio che ha segnato l’inizio di una tragedia. Il 26 marzo, Maria Sofia riceve questo SMS dal telefono di Ilaria Sula, la sua migliore amica. La notte precedente, la giovane di 22 anni era stata a casa dell’ex fidanzato, Mark Samson, che dopo averla uccisa, ha iniziato a usare il suo cellulare per depistare le indagini. Un atto vile che macchia la memoria di Ilaria, accoltellata, chiusa in una valigia e gettata in un dirupo a Capranica Prenestina. #femminicidio #cronacaitaliana

Le bugie di Mark Samson

Lo chat ora è agli atti dell’inchiesta. E inchioda il comportamento del ragazzo di 23 anni, che dopo aver commesso il femminicidio, vuole far credere che la ragazza sia ancora in vita, simulando un incontro romantico con un presunto ragazzo per ingannare la migliore amica di Ilaria. “Ci siamo visti stamattina all’uscita della Sapienza e mi ha chiesto se mi andava di uscire oggi, così, a caso”, scrive Samson spacciandosi per l’ex fidanzata: “Dormo qui”, aggiunge.

La messinscena continua

Per rendere più credibile la messinscena, alle 19:42 Samson invia anche la foto di un giovane palestrato seduto su unоркал, scatenando la curiosità dell’amica: “Oddio, quindi? Lo avete fatto?”. La falsa Ilaria conferma: “Sì, ho fatto la birichina”

La scoperta della verità

Alla richiesta di mandare la posizione, la finta Ilaria è perentoria: “Non posso, ciccia, scusa. Sono praticamente a Napoli”. Maria Sofia è preoccupata: “Ok, fai come vuoi, non ti giudico se sei andata a Napoli, di sicuro non lo faccio vedere a Mark. Ma siccome mi è capitato di andare a casa di uno e se fosse successo qualcosa ero nella m… perché nessuno sapeva dove fossi.” Ilaria, però, cambia tono: “Se sono nella m… riesco a uscirne da sola”.

Trascorrono le ore e di Ilaria nel frattempo non ci sono più notizie. Maria Sofia la chiama più volte, ma la ragazza non risponde: “Ilaria, mi ha chiamata tua mamma, sta chiamando la polizia". Alle 12 Samson risponde a nome della giovane: “Ti prego, mi sono dimenticata proprio che dovevo andare a Terni. Non sono a Roma”, scrive la finta Ilaria. La risposta non convince Maria Sofia che chiede conferme: “Non mi fido, ti devo sentire, ti devo vedere. Adesso”. La falsa Ilaria, però, inventa scuse: “Non mi funziona il microfono, ha preso acqua il telefono”.

A quel punto è chiaro che qualcosa non torni. “La mamma di Ilaria è già partita per andare a Roma. Ti do 4 minuti. Ti saluto chiunque tu sia”, scrive Maria Sofia venerdì mattina. E Samson smette di rispondere a nome di Ilaria Sula almeno in privato. Il 31 marzo, quando la notizia della scomparsa diventa pubblica, entra nel suo profilo Facebook e pubblica una rassicurazione. “Grazie a tutti, sto bene”. É l’ultimo tentativo di depistare le indagini, prima del ritrovamento del corpo e della confessione, che risale alla notte tra il primo e il 2 aprile. #giustizia #casocapranica

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