Attualità
Como: 49enne Condannata a Risarcire 247mila Euro per Insegnamento Senza Titoli

Condanna dalla Corte dei Conti
Una donna di 49 anni originaria di Como è stata condannata dalla Corte dei Conti della Lombardia a risarcire il ministero e gli istituti scolastici per una somma totale di 247.673,41 euro. La donna ha insegnato per quasi due decenni senza possedere né una laurea né un diploma magistrale, sebbene avesse dichiarato il contrario.
Incarichi di Insegnamento e Retribuzioni Irregolari
Nonostante la mancanza dei requisiti necessari, la donna aveva ottenuto vari incarichi di insegnamento e percepito regolari stipendi dal ministero delle Finanze e dai singoli istituti scolastici per quasi 20 anni. Il trucco è stato scoperto quando ha presentato titoli di studio falsi per ottenere questi incarichi.
Scoperta della Truffa
Il 19 ottobre 2020, un dirigente scolastico ha verificato le dichiarazioni fornite da Viviana Mazzoni, la donna incriminata. Le indagini hanno rivelato che non solo non aveva mai conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere presso lo IULM, ma nemmeno il diploma magistrale presso la scuola paritaria Matilde di Canossa di Como, come invece aveva dichiarato.
Implicazioni dell’Indagine
L’inchiesta condotta dalla Procura ha dimostrato che Mazzoni insegnava senza adeguati titoli fin dall’anno scolastico 2003-2004. Durante questo periodo, ha ricevuto compensi per supplenze per un importo totale di 232.957,80 euro dal ministero delle Finanze e 16.781,88 euro dai vari istituti scolastici. La Procura ha quindi chiesto il rinvio a giudizio della donna, che è stata infine condannata dalla Corte dei Conti a risarcire la somma di 247.673,41 euro.
Conclusione
La sentenza della Corte dei Conti mette in evidenza l’importanza di verificare accuratamente i titoli di studio e le qualifiche dichiarate dai candidati per incarichi di insegnamento, per evitare casi simili di frode e garantire l’integrità del sistema educativo.
[Fonte](https://www.fanpage.it/milano/insegna-per-quasi-20-anni-nei-licei-senza-laurea-ne-diploma-49enne-dovra-risarcire-247mila-euro/)
Attualità
Roma: blatte ed escrementi di topi sugli attrezzi da cucina, chiuse due tavole calde

Access Denied: A Roma chiusura di due tavole calde dopo l’invasione di blatte e topi. Blatte ed escrementi di topi sugli attrezzi da cucina hanno scatenato l’intervento delle autorità. #Roma #Sanità #Cronaca
A Roma, due tavole calde sono state costrette alla chiusura a seguito di un’invasione di blatte e topi. Le condizioni igieniche erano talmente precarie che le autorità non hanno avuto altra scelta se non quella di intervenire immediatamente. La scoperta di blatte ed escrementi di topi sugli attrezzi da cucina ha suscitato un’ondata di indignazione tra i cittadini.
Situazione Igienica Allarmante
Le ispezioni hanno rivelato una situazione igienica allarmante, con la presenza di blatte e topi che hanno infestato gli spazi dove vengono preparati i cibi. Questo ha sollevato seri interrogativi sulla sicurezza alimentare e sulla salute pubblica.
Reazione dei Cittadini
I cittadini romani, già stressati dalle numerose problematiche urbane, hanno reagito con rabbia e delusione. In molti si chiedono come sia possibile che tali condizioni siano state permesse di esistere fino a questo punto. Blatte ed escrementi di topi sugli attrezzi da cucina è una frase che ha fatto il giro dei social, diventando virale e alimentando il dibattito sulla gestione della sanità pubblica.
Intervento delle Autorità
Le autorità hanno immediatamente chiuso i locali coinvolti, ma la questione non si ferma qui. Ora si pone l’interrogativo su come prevenire futuri episodi simili e se ci sia stata una qualche negligenza da parte degli enti preposti al controllo. La situazione richiede un’azione decisa e trasparente per garantire che la sicurezza alimentare non venga mai più compromessa in questo modo.
Attualità
Il caso del prete di Viterbo che vende assoluzioni e confessioni per 50 euro scatena polemiche religiose

Il caso del prete di Viterbo che vende assoluzioni e confessioni per 50 euro ha scatenato un putiferio sui social, con commenti che vanno dal sarcastico all’indignato. #Chiesa #Viterbo #Corruzione
Un recente scandalo ha colpito la comunità di Viterbo, dove un prete è stato accusato di vendere “assoluzioni e confessioni per 50 euro”. La notizia, che ha rapidamente fatto il giro del web, ha sollevato un vespaio di polemiche e discussioni, mettendo in luce una pratica che molti considerano non solo eticamente discutibile, ma anche profondamente contraria ai principi della Chiesa Cattolica.
L’immagine che accompagna l’articolo mostra un messaggio di errore di accesso al sito di Fanpage.it, dove l’articolo originale era stato pubblicato. Il messaggio recita: "Access Denied. You don’t have permission to access ‘http://www.fanpage.it/roma/il-caso-del-prete-di-viterbo-che-vende-assoluzioni-e-confessioni-per-50-euro/‘ on this server. Reference #18.556fdd58.1744451943.8723" e rimanda a un link di errore: https://errors.edgesuite.net/18.556fdd58.1744451943.8723.
La reazione del pubblico è stata immediata e variegata. Alcuni utenti hanno commentato con ironia, chiedendosi se fosse possibile acquistare pacchetti famiglia o sconti per le festività, mentre altri hanno espresso un’indignazione più seria, sottolineando come la sacralità dei sacramenti non possa essere ridotta a una transazione commerciale.
La Chiesa locale non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito, ma la vicenda continua a suscitare dibattito, con molti che si chiedono quali saranno le conseguenze per il prete coinvolto e se questo episodio possa portare a una riflessione più ampia sulle pratiche religiose e la loro gestione.
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