Cronaca
Rivelazioni inaspettate: la madre svela segreti celati nei messaggi della figlia

Un 42enne, noto con il nome di Riccardo M., è stato condannato a quattro anni e sei mesi di carcere a causa di abusi sessuali perpetrati nei confronti della figlia della sua ex compagna. Questa decisione è stata presa dalla prima sezione penale del tribunale di piazzale Clodio. Riccardo M. era assistito dal difensore Roberto Fabbri e è stato giudicato colpevole di violenza sessuale aggravata. Il caso è emerso grazie alla madre della ragazza, che ha denunciato gli abusi dopo aver scoperto messaggi inquietanti sul telefonino della figlia.
Emergere della verità
Gli abusi si sono verificati in un periodo compreso tra giugno e dicembre 2019. Riccardo M. conviveva con la madre e le due ragazze da sette anni e durante questo periodo avevano dato vita a una figlia. La famiglia viveva una situazione difficile, aggravata dalla dipendenza ludopatica dell’uomo, che aveva anche perso il lavoro e chiedeva continuamente aiuti finanziari alla compagna. La madre ha scoperto la verità nel luglio del 2020 mentre sbirciava il telefono della figlia, trovando conversazioni disturbanti. Quando interrogata, la ragazzina di 13 anni ha confessato gli abusi subiti dall’uomo.
Secondo i documenti del processo, è stato rivelato che “si infilava a torso nudo nel letto della minore e la toccava in modo inappropriato, sia sopra i pantaloni del pigiama sia sotto”. L’imputato approfittava anche di altri momenti, avvicinandosi alla ragazza mentre studiava.
Maltrattamenti e violenze
A seguito della rivelazione degli abusi, la madre ha contattato il numero di emergenza “Telefono Rosa” per segnalare la situazione e avviare un’azione legale. Durante questa indagine, la donna ha raccontato di aver subito maltrattamenti dall’imputato. Non solo si accorgeva che soldi e gioielli sparivano da casa, ma i litigi diventavano frequenti e violentissimi, culminando in minacce e atti di violenza fisica di fronte alle figlie. Questo ha portato all’apertura di due diversi procedimenti legali nei confronti dello stesso uomo.
Dopo la denuncia, la madre e le bambine si sono trasferite a vivere con la nonna materna. Il tribunale per i minorenni ha stabilito che Riccardo M. potesse vedere la propria figlia solo in occasione di incontri controllati. Inoltre, una perizia psicologica ha rivelato l’esigenza di assistenza psicologica dall’imputato, che tuttavia non ha mai portato a termine il percorso di aiuto. Da circa un anno, non si hanno più tracce dell’uomo. Nonostante il pubblico ministero avesse sollecitato una pena di sei anni, il tribunale ha inflitto una condanna di quattro anni e sei mesi, aggiungendo l’interdizione dai pubblici uffici e la revoca del diritto di successione.
Cronaca
Omicidio Ilaria Sula: dalle chat al ruolo della madre, le bugie di Mark Samson

Svelate le bugie shock dell’assassino di Ilaria Sula: un intrigo di depistaggi che nasconde verità agghiaccianti? #Femminicidio #VeritàNascosta #GiustiziaPerIlaria
Il cellulare della vittima: un indizio che cambia tutto
Immaginate di scoprire che il telefono della vittima, dato per perso in un tombino, era in realtà nascosto nell’appartamento dell’assassino. Mark Samson, il 23enne filippino accusato del femminicidio, aveva confessato di averlo gettato via, ma gli investigatori hanno trovato il dispositivo nella sua casa di via Homs. Difeso dagli avvocati Fabrizio Gallo e Alessandro Pillitu, Samson continua a intrecciare una rete di menzogne che lascia tutti a chiedersi: cosa altro sta nascondendo?
Le menzogne sugli studi universitari: una lite fatale?
E se una semplice bugia sugli esami avesse scatenato l’ira omicida? Samson, studente di architettura, aveva mentito ai suoi genitori dicendo di essere vicino alla laurea, ma in realtà non frequentava l’università da mesi. Secondo le ricostruzioni, Ilaria Sula lo aveva messo alle strette: “O mi fai vedere i voti o ti lascio”. Rifiutandosi di mostrare il libretto, ha innescato una lite che potrebbe aver condotto al tragico epilogo. Chissà quali altre falsità emergono da questa storia?I depistaggi con le chat: messaggi che ingannano gli amici
Cosa succederebbe se l’assassino usasse il telefono della vittima per fingere che tutto vada bene? Dopo il femminicidio, Samson ha contattato le amiche di Ilaria, spacciandosi per lei. Ha scritto messaggi come: “Non so se sto per fare una cazzata. Ma vado a casa di un tizio che ho conosciuto per strada”, e ha inventato una storia su un incontro a Napoli via Tinder. Rispondendo a una curiosità con un diabolico “Sì, ho fatto la birichina”, ha cercato di deviare i sospetti. L’amica Maria Sofia non ha creduto a una parola: un colpo di scena che fa rabbrividire!
Il messaggio falso su Instagram: un post che insospettisce tutti
E se un aggiornamento sui social fosse l’ennesimo trucco per guadagnare tempo? La notte del 31 marzo, sulla pagina Instagram di Ilaria Sula è apparso un messaggio: “Sto bene. Grazie a tutti”. Ma era fin troppo sospetto. Amici come Adrian Ionescu hanno subito fiutato l’inganno: “Quel messaggio non era da lei”. I sospetti si sono concentrati su Samson, che poco dopo ha confessato in commissariato, dopo aver abbracciato il padre di Ilaria fingendo rimorso. Un dettaglio che fa sorgere mille domande!
Le omissioni nell’interrogatorio: coinvolgimenti familiari da scoprire
Quali segreti emergono quando l’assassino dice “Ho fatto tutto da solo”, ma non è vero? La madre di Samson, Nors Manlapaz, ha ammesso di aver visto il corpo di Ilaria e di aver aiutato a pulire la scena, terrorizzata dal figlio che “sembrava un demonio”. In filippino, lui le ha detto: “Se non lo facevo io, ammazzavano me”. Il ruolo del padre, Eddie Samson, resta avvolto nel mistero, con indagini che si concentrano sull’orario esatto del delitto. E le accuse infondate ai genitori di Ilaria, dipinti come razzisti, aggiungono un altro strato di inganno: puro teatro o verità nascosta?
Le falsità sulla scena del crimine: dettagli che non quadrano
E se la versione dell’assassino sulla morte di Ilaria fosse solo un’altra menzogna? Samson sostiene che “è morta subito” dopo una caduta, ma l’autopsia racconta un’orrore diverso: tre coltellate al collo, una sulla guancia, un ematoma all’occhio e graffi ovunque, come se avesse lottato per difendersi da un possibile assalto. Lui nega, attribuendo le ferite a un incidente, e parla di un coltello usato per tagliare la mortadella – un’arma mai trovata. Queste discrepanze stanno facendo impazzire gli investigatori: cosa succederà quando emergeranno tutti i fatti?
Cronaca
L’incubo di un operaio dopo tre punture misteriose da insetti

HaiMaiVistoUnInvasioneDiApiCosìIncredibile? #ApiMisteriose #RomaSOS
Le api che sfidano l’inverno
Le chiamate per segnalare nidi di api sono già arrivate a frotte nelle scorse settimane, con questi insetti che non si sono mai fermati nonostante una stagione invernale più mite del previsto. Immagina: anche con il freddo artico che ha sfiorato l’Italia, le api hanno trovato rifugi impensabili nelle case e nei dintorni di Roma, creando colonie che sembrano uscite da un thriller della natura.
Il drammatico episodio vicino alla Capitale
L’ultimo caso ha fatto tremare i nervi: ieri, un operaio è stato punto ben tre volte da un nido nascosto vicino a Roma, mentre cercava di segnalarlo per la rimozione. Per fortuna, non è in pericolo di vita, ma questa aggressione inaspettata ha acceso i riflettori su quanto queste creature possano essere imprevedibili e pericolose quando disturbate.
La scoperta scioccante a Morlupo
A Morlupo, all’interno di una colonna di una villa, si nascondevano migliaia di api – circa 75.000, secondo l’esperto! I proprietari, impegnati in lavori di ristrutturazione, hanno trovato lo sciame che aveva approfittato di un piccolo buco per creare i suoi favi in alto. È un segreto ben custodito della natura che ti farà riflettere: come fanno questi insetti a organizzare colonie così massicce in posti impensabili?
L’intervento eroico dell’etologo
Andrea Lunerti, l’etologo intervenuto, ha orchestrato un’operazione da brividi: prima ha usato il fumo per calmare le api, poi ha rovesciato il cappello della colonna e aspirato tutti gli insetti. I proprietari, colpiti dalla campagna di sensibilizzazione, hanno insistito per salvarle, sapendo quanto siano vitali per l’ecosistema. Non è affascinante pensare che un piccolo intervento possa preservare questi alleati invisibili dell’umanità?
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