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Cronaca

Scoperta Shock: Sequestrati 17 Chili di Ecstasy!

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Scoperta Shock: Sequestrati 17 Chili di Ecstasy!

Scoperta Inquietante a Fidene: Pillole di MDMA in una Scuola

Nel quartiere di Fidene, a Roma, un episodio allarmante ha scosso la tranquillità della comunità locale. All’interno di un istituto scolastico, il preside ha rinvenuto delle pasticche sospette, allertando immediatamente le autorità competenti. I carabinieri, prontamente intervenuti, hanno confermato la presenza di MDMA, una droga nota per i suoi effetti nocivi sulla salute mentale e fisica, in particolare tra i giovani. Questo ritrovamento ha suscitato ansia e preoccupazione tra i genitori, che temono per la sicurezza dei propri figli.

Indagini Avviate: Chi Ha Portato le Pasticche?

Di fronte a un avvenimento di tale rilevanza, i carabinieri hanno avviato tempestive indagini per capire l’origine delle pasticche. Le pillole erano custodite in un sacchetto ed ora gli investigatori stanno esaminando possibili impronte digitali per risalire all’autore o agli autori del gesto. Le evidenze raccolte indicano che la sostanza possa essere stata introdotta da un individuo esterno alla comunità scolastica, suggerendo che ci sia una connessione con un adulto non legato direttamente all’istituto. Per aumentare la sicurezza e prevenire simili problematiche in futuro, sono state intensificate le misure di sorveglianza nei pressi della scuola, con la presenza di agenti in borghese per monitorare la situazione senza destare sospetti.

Preoccupazione tra i Genitori e Risposte Istituzionali

La notizia del ritrovamento ha scatenato un’onda di emotività tra i genitori, i quali hanno manifestato la loro ansia di fronte a una potenziale esposizione dei figli a simili rischi. Le autorità scolastiche, in collaborazione con i carabinieri, sono ora focalizzate non solo sulla risoluzione del caso attuale, ma anche sulla necessità di educare e sensibilizzare gli studenti riguardo ai pericoli associati all’uso di sostanze stupefacenti. È fondamentale che ci sia un’azione comune tra scuole, famiglie e forze dell’ordine, per garantire un contesto sicuro e protetto per la formazione e la crescita dei giovani.

Cronaca

Kevin Bonifazi: “Cura tecnica, ritmi e disciplina un mix vincente che ho imparato a Tor Tre Teste”

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Kevin Bonifazi: “Cura tecnica, ritmi e disciplina un mix vincente che ho imparato a Tor Tre Teste”

Kevin Bonifazi, difensore classe ’96 oggi al Sassuolo, ha raccontato a Repubblica la sua gavetta dal quartiere popolare di Roma Est al calcio professionistico, tra sacrifici e una carriera frenata da infortuni. #Calcio #StorieDiSport #Sassuolo #Roma


La scoperta del calcio vero

«Alla Tor Tre Teste ho capito cos’è davvero il calcio». Kevin Bonifazi, difensore classe ’96, oggi al Sassuolo, è cresciuto tra i campi del Lazio. Oltre 170 presenze tra i professionisti, di cui 125 in Serie A. Ma prima di Torino, Spal, Udinese, Bologna, c’è stata Roma Est.

Quando ha iniziato a giocare?

«Da bambino, nel mio paese: Toffia, in provincia di Rieti. A dieci anni mio padre portò me e mio fratello al Tor di Quinto, poi passammo alla Tor Tre Teste. Lavorava su Roma e voleva che giocassimo in una società strutturata. Mio fratello era molto più bravo di me. Io ero normale, diciamo».

Perché anche tu?

«Mio padre chiese di prendere anche me, perché era troppo complicato gestirci in due posti diversi. Il presidente di allora scherzando disse: “Lascialo qua, è grosso, vediamo che sa fare”. Mi misero nella seconda squadra».

E com’è andata?

«All’inizio giocavo poco, a volte nemmeno mi convocavano. Ma l’anno dopo sono arrivato migliorato fisicamente e tecnicamente. In poco tempo sono diventato il capitano».

È stato il momento più bello?

«Più o meno. Giocammo la finale Giovanissimi Nazionali, vincendola 3-0. Ma fu annullata perché facemmo un cambio in più. Le lacrime si sono sprecate».

Poi il passaggio al Siena

«La Tor Tre Teste aveva un accordo che ogni anno prevedeva una prelazione su cinque giocatori. Io ero tra quelli. Ricordo il primo allenamento: eravamo timidi, ma in campo dominammo. Ci presero tutti e cinque».

Quanto ha inciso la Tor Tre Teste in quel salto?

«Tantissimo. Quando sono arrivato a Siena ho capito quanto mi avessero preparato bene. È una società dilettantistica ma lavora come un club professionistico. Ti formano, ti abitua a ritmi, disciplina, cura tecnica. Vai in un club pro e sei già pronto».

Il ricordo più bello?

«Fu una sgridata. Di ritorno da una trasferta, sul pullman intonammo un coro in previsione dell’arrivo all’Autogrill. Un dirigente ci zittì: “Se vi azzardate a prendere qualcosa senza pagare vi mandiamo via e vi denunciamo”. Eravamo ragazzi svegli, ma ci tenevano in riga. La società era molto attenta al comportamento».

Rieti-Roma tutti i giorni, difficile?

«Sì, ma non ci pesava. Io e mio fratello uscivamo di casa alle 8 con la borsa di scuola e quella del calcio. Un chilometro e mezzo a piedi fino alla stazione, 45 minuti di treno, 25 di metro, poi la navetta della società da Ponte Mammolo. Quattro volte a settimana. Tornavamo a casa alle otto di sera. Oggi non lo rifarei mai».

Oggi il Sassuolo, come va?

«Negli ultimi due anni ho subito tre operazioni allo stesso ginocchio e questo ha frenato la mia carriera. Ho scelto di ripartire da una categoria inferiore, ma in una società che lavora da Serie A in tutto. Ieri siamo stati promossi ma mi auguro di vincere il mandato. A livello personale questo per me è un nuovo inizio».

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Tor Tre Teste e il calcio in vetrina: quel che conta è farsi vendere

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Tor Tre Teste e il calcio in vetrina: quel che conta è farsi vendere

In un mondo dove il calcio giovanile sembra più una vetrina per trofei che una fucina di talenti, il presidente D’Adamo ribalta la prospettiva: "La vera vittoria è quanti ragazzi finiscono nei professionisti. Meno i titoli messi in bacheca". Ecco la rivoluzione silenziosa del calcio giovanile. #CalcioGiovanile #RivoluzioneSilenziosa #ProfessionistiDelFuturo


Un Modello Sostenibile

Un modello sostenibile fondato sul mercato e non sui trofei. Il presidente D’Adamo: "La vera vittoria è quanti ragazzi finiscono nei professionisti. Meno i titoli messi in bacheca"


La Rivoluzione del Calcio Giovanile

In un’epoca dove il calcio giovanile è spesso ridotto a una corsa sfrenata per accumulare trofei, il presidente D’Adamo propone una visione alternativa. "La vera vittoria è quanti ragazzi finiscono nei professionisti. Meno i titoli messi in bacheca" Ecco una rivoluzione che potrebbe cambiare il volto del calcio giovanile italiano, puntando sulla crescita dei giovani piuttosto che sulla collezione di medaglie. #CalcioGiovanile #RivoluzioneSilenziosa #ProfessionistiDelFuturo

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