Attualità
Analisi sulle statuette non ancora effettuate.

Gli avvocati dei coniugi Cardia sono recentemente intervenuti per chiarire la situazione riguardante le statuette della Madonna e il quadro del Cristo, oggetti al centro di un’inchiesta per truffa aggravata. In un comunicato, hanno affermato che “ad oggi nessuna analisi è stata ancora effettuata” sui reperti, che sono stati sequestrati dai carabinieri durante le indagini. Gli avvocati Solange Marchignoli e Giuseppe Marazzita, rappresentanti legali di Gisella Cardia e del marito Gianni, hanno depositato una richiesta di incidente probatorio per esaminare le statuette e il quadro con una serie di quesiti precisi.
Il contesto dell’indagine
La questione ha avuto risvolti significativi nella comunità di Trevignano Romano, dove Gisella Cardia sostiene di ricevere ‘messaggi celesti’ dalla Madonna, condivisi tramite la pagina Facebook “La Regina del Rosario”. Tuttavia, tali apparizioni e messaggi sono stati dichiarati falsi dalla diocesi di Civita Castellana, come stabilito da un decreto del vescovo Marco Salvi. Secondo i legali dei Cardia, le analisi del sangue effettuate nel 2016, all’origine di un’inchiesta poi archiviata, sono state condotte in modo improprio e sono quindi nulle.
Nuove indagini e esami in attesa
Gli avvocati Cardia ribadiscono che i prelievi eseguiti nella precedente indagine sono stati svolti con “incertezze di metodo”, un aspetto che potrebbe compromettere i risultati investigativi. La difesa ha depositato una richiesta di incidente probatorio per ottenere un’analisi scientifica inequivocabile sulla presunta lacrimazione delle statue e del quadro del Cristo. Attendono ora i risultati degli esami su queste reliquie, che potrebbero rilevare la presenza di dna di Gisella, misto a sostanze diverse come sangue animale o pittura, dato che le statuette sono state in suo possesso e da lei spesso toccate.
La comunità e i media restano in attesa di aggiornamenti sulle analisi che potranno dare una svolta decisiva all’inchiesta in corso.
Attualità
Roma: blatte ed escrementi di topi sugli attrezzi da cucina, chiuse due tavole calde

Access Denied: A Roma chiusura di due tavole calde dopo l’invasione di blatte e topi. Blatte ed escrementi di topi sugli attrezzi da cucina hanno scatenato l’intervento delle autorità. #Roma #Sanità #Cronaca
A Roma, due tavole calde sono state costrette alla chiusura a seguito di un’invasione di blatte e topi. Le condizioni igieniche erano talmente precarie che le autorità non hanno avuto altra scelta se non quella di intervenire immediatamente. La scoperta di blatte ed escrementi di topi sugli attrezzi da cucina ha suscitato un’ondata di indignazione tra i cittadini.
Situazione Igienica Allarmante
Le ispezioni hanno rivelato una situazione igienica allarmante, con la presenza di blatte e topi che hanno infestato gli spazi dove vengono preparati i cibi. Questo ha sollevato seri interrogativi sulla sicurezza alimentare e sulla salute pubblica.
Reazione dei Cittadini
I cittadini romani, già stressati dalle numerose problematiche urbane, hanno reagito con rabbia e delusione. In molti si chiedono come sia possibile che tali condizioni siano state permesse di esistere fino a questo punto. Blatte ed escrementi di topi sugli attrezzi da cucina è una frase che ha fatto il giro dei social, diventando virale e alimentando il dibattito sulla gestione della sanità pubblica.
Intervento delle Autorità
Le autorità hanno immediatamente chiuso i locali coinvolti, ma la questione non si ferma qui. Ora si pone l’interrogativo su come prevenire futuri episodi simili e se ci sia stata una qualche negligenza da parte degli enti preposti al controllo. La situazione richiede un’azione decisa e trasparente per garantire che la sicurezza alimentare non venga mai più compromessa in questo modo.
Attualità
Il caso del prete di Viterbo che vende assoluzioni e confessioni per 50 euro scatena polemiche religiose

Il caso del prete di Viterbo che vende assoluzioni e confessioni per 50 euro ha scatenato un putiferio sui social, con commenti che vanno dal sarcastico all’indignato. #Chiesa #Viterbo #Corruzione
Un recente scandalo ha colpito la comunità di Viterbo, dove un prete è stato accusato di vendere “assoluzioni e confessioni per 50 euro”. La notizia, che ha rapidamente fatto il giro del web, ha sollevato un vespaio di polemiche e discussioni, mettendo in luce una pratica che molti considerano non solo eticamente discutibile, ma anche profondamente contraria ai principi della Chiesa Cattolica.
L’immagine che accompagna l’articolo mostra un messaggio di errore di accesso al sito di Fanpage.it, dove l’articolo originale era stato pubblicato. Il messaggio recita: "Access Denied. You don’t have permission to access ‘http://www.fanpage.it/roma/il-caso-del-prete-di-viterbo-che-vende-assoluzioni-e-confessioni-per-50-euro/‘ on this server. Reference #18.556fdd58.1744451943.8723" e rimanda a un link di errore: https://errors.edgesuite.net/18.556fdd58.1744451943.8723.
La reazione del pubblico è stata immediata e variegata. Alcuni utenti hanno commentato con ironia, chiedendosi se fosse possibile acquistare pacchetti famiglia o sconti per le festività, mentre altri hanno espresso un’indignazione più seria, sottolineando come la sacralità dei sacramenti non possa essere ridotta a una transazione commerciale.
La Chiesa locale non ha ancora rilasciato dichiarazioni ufficiali in merito, ma la vicenda continua a suscitare dibattito, con molti che si chiedono quali saranno le conseguenze per il prete coinvolto e se questo episodio possa portare a una riflessione più ampia sulle pratiche religiose e la loro gestione.
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