Cronaca
La nascita di una bambina considerata un evento straordinario.

Tornare a casa da una parte mi ha costretto ad andare avanti. Dall’altra però mi ha riportato indietro, dalle persone che non ci sono più che per me erano le più care: mio figlio Santiago e la mia gemella, Sabrina. Ma adesso sono pronta insieme ad Alessandro a vivere il nuovo capitolo delle nostre vite perché lunedì nascerà Sole. Racconta il secondo tempo della sua vita Simona Spallotta, la 39enne che la notte tra il quattro e il cinque settembre in una strada di Nettuno ha vissuto una tragedia familiare in pochi istanti.
L’incidente
L’auto su cui era con la gemela, incinta pure lei, e il figlioletto di cinque anni, è stata centrata da un’altra macchina che viaggiava contromano. Per la sorella e il figlioletto non c’è stato nulla da fare: quando i vigili del Fuoco hanno estratto i corpi rimasti incastrati tra le lamiere, erano già deceduti. Simona, invece, è stata trasportata all’ospedale San Camillo, dove, al settimo mese di gravidanza, è rimasta ricoverata nel reparto di ostetricia e ginecologia per settimane. Recentemente è stata dimessa e ora si prepara ad affrontare un nuovo inizio.
Prepararsi a un nuovo inizio
Simona, lunedì al Fatebenefratelli è in programma il parto. «La mia bimba è un miracolo e dopo quello che abbiamo attraversato insieme in quella terribile notte, sento che il nostro legame è già fortissimo. Da quando ho realizzato ciò che era accaduto, ho capito subito che la priorità doveva essere la piccola che adesso non vediamo l’ora di conoscere, abbracciare e vivere». La bimba che sta per arrivare, chiamata Sole, rappresenta una nuova speranza per la famiglia. «Vogliamo regalare alla bimba la vita felice che merita perché non meritavamo quel dolore che siamo state costrette ad affrontare».
Affrontare il dolore
Simona affronta con difficoltà la perdita di suo figlio e di sua sorella. «Purtroppo abbiamo perso anche il bimbo di mia sorella, mio nipote. Perdite così profonde non possono essere spiegate. Non mi sono mai separata da mio figlio Santiago; anche quest’estate non l’ho mandato al campo estivo perché volevo che stesse con me e il papà». La sua gemella, Sabrina, ha sempre avuto un posto speciale nel suo cuore. «Con mia sorella abbiamo vissuto una vita in simbiosi. Ora più che mai, ho capito il valore del tempo e quanto sia decisivo vivere ogni giorno a pieno». La comunità di Anzio e Nettuno si è stretta attorno a lei, portando conforto e solidarietà. «Non ci hanno mai fatti sentire soli, e questa solidarietà è un altro dono prezioso che conserviamo per affrontare il futuro». Simona e Alessandro, ora, scelgono di vivere giorno per giorno e si preparano ad accogliere Sole con tutto l’amore che hanno da offrire.
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Come è scoppiata la violenza in piena notte?
Due giovani italiani, appena conosciuti, avevano deciso di passare una serata speciale durante Pasqua, passeggiando per le vie del centro storico. Ma quella che doveva essere una notte romantica si è trasformata in un incubo: sono stati brutalmente aggrediti e derubati da tre nordafricani, solo per essersi mostrati affettuosi. Immaginate la scena: abbracciati mentre camminano, quando improvvisamente insulti omofobi esplodono dall’ombra, trasformando un momento innocente in un’esplosione di violenza.
I testimoni raccontano l’orrore: cosa è successo davvero?
L’attacco è avvenuto sotto gli occhi attoniti di passanti, lungo via dei Fori Imperiali, poco dopo le sei del mattino del 20 aprile. I tre aggressori – un tunisino e due egiziani, uno dei quali minorenne – hanno iniziato con urla come “Vergognatevi!”, passando rapidamente a calci, pugni e persino spray al peperoncino. Uno dei ragazzi è caduto a terra, stordito, e i malviventi ne hanno approfittato per rubargli il borsello con soldi, carte e documenti. Ma ecco il colpo di scena: diversi testimoni, tra cui una turista ucraina di 18 anni, hanno filmato tutto con il cellulare, fornendo prove cruciali per l’arresto.L’inseguimento e la cattura: i colpevoli sono stati fermati?
Le forze dell’ordine sono state allertate da passanti preoccupati, che hanno chiamato i soccorsi descrivendo la scena come “indemoniata”. I carabinieri sono intervenuti rapidamente, bloccando i tre aggressori mezz’ora dopo l’attacco, lungo via Manin. Grazie alle descrizioni delle vittime e al video della turista, i sospettati – residenti a Latina – sono stati identificati e perquisiti, con la refurtiva trovata addosso. Un arresto che potrebbe rivelare molto di più su questi raid improvvisi.
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Le Testimonianze
Immaginate la sorpresa quando Papa Francesco, con la sua umiltà disarmante, strinse la mano a nonna Rosina nella Casa della Carità della parrocchia di San Gregorio Magno, dandole la forza per affrontare la malattia. L’allora parroco Don Renzo Chiesa ricorda vividly quel momento: “Quando scese dall’utilitaria, chiese: ‘Ma questa è la famosa Magliana?'”. E non è finita qui: in un incontro esclusivo a Corviale con l’associazione Piacca, che aiuta chi ha avuto guai con la giustizia, Francesco volle ascoltare storie personali. Massimiliano Lustri, un tempo noto come “Er tapparella”, racconta: “Rise a crepapelle ascoltando i miei aneddoti, come quella volta che in un appartamento finii per pranzare con un’anziana”. Quell’incontro magico cambiò tutto: i ragazzi dell’associazione si reintegrarono nella società e ancora oggi portano al collo il rosario regalato dal Papa.
L’Abbraccio
E se vi dicessimo che un semplice abbraccio del Papa ha consolato un bimbo e lasciato un segno indelebile? Durante la visita alla parrocchia San Paolo della Croce al Serpentone, Francesco abbracciò Emanuele, un ragazzino di 8 anni, che con voce tremante gli chiese: “Mio papà è morto, era ateo, ma ci ha fatto battezzare, ora dov’è? Sta in paradiso?”. Il parroco Don Roberto Cattaneo, ancora emozionato, rivela: “Negli anni, il Pontefice mi chiamava per sapere come stava Emanuele”. Oggi, a 17 anni, Emanuele si è commosso profondamente alla notizia della scomparsa di Francesco, sostenuto dalla mamma Elisabetta Pacciotti: “Per lui è come aver perso un altro papà; il Papa lo rassicurò dicendo che suo padre era sicuramente in paradiso”. Ma le sorprese non si fermano: durante la pandemia, Francesco chiamò inaspettatamente per una benedizione in streaming, dimostrando un’umiltà che lascia senza parole. E poi, c’è la storia di Cinzia Desiati, la mamma di Fabrizio Di Bitetto, morto in un incidente: “Ricevetti una telefonata da un numero privato: ‘Sono Papa Francesco, non è uno scherzo’. Quella chiacchierata fu come una carezza, e mantenne la promessa invitandoci in Vaticano”.L’Incontro
Preparatevi a storie che vi faranno riflettere: Francesco era maestro nell’incontrare chi ne aveva più bisogno, come quando abbracciò Serena, una mamma che aveva perso la figlioletta Angelica. Oppure, nella parrocchia di Santa Bernadette Soubirous a Colli Aniene, dove in un ritrovo informale ascoltò i giovani dell’oratorio, rispondendo a domande su come pregare: “È importante sentire lo sguardo di Dio e vivere la ‘chiesa in uscita’, scendendo in strada per aiutare”. E chi dimentica quando si riunì in preghiera nel cortile di un condominio in via della Palmarola, senza preavviso, raccomandando alle famiglie: “Ascoltate i vostri figli”. Persino in centro, fece capolino nel negozio di dischi in via della Minerva o dal fidato ottico Alessandro Spiezia in via del Babuino: “Venne di persona per le lenti, dicendo che ‘dall’ottico si va di persona’. La sua umiltà mi ha sempre spiazzato; non voleva sprechi e con me aveva un’amicizia che mi ha riempito il cuore”.
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