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Cronaca

«La mia sfida nella Capitale, una città impegnativa»

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«La mia sfida nella Capitale, una città impegnativa»

Alain Ducasse, chef pluristellato con oltre venti stelle Michelin, ha aperto un nuovo ristorante a Roma, situato all’interno del lussuoso hotel Romeo, progettato da Zaha Hadid. La sua proposta gastronomica include un menù di otto portate, accompagnato da assaggi di benvenuto e preparazione al dessert, il cui costo si aggira attorno ai trecento euro. La sua cucina rappresenta una forma raffinata di lusso contemporaneo, superando gli stereotipi tradizionali di alta gastronomia.

Ducasse si distingue per la sua leggerezza e il suo approccio non convenzionale. ‘Non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore’, afferma riguardo alla sua visione culinaria. Per celebrare il suo arrivo a Roma, lo chef si è concesso un Negroni, che ha descritto in maniera critica: ‘È buono, ma non è il mio di buono. È un filo sbilanciato sulle note amare.’ La sua connessione con la città è profonda: ‘Soprattutto perché amo l’Italia. È una cultura che mi affascina.’

LO SBARCO A ROMA

Consegue la preparazione del suo menù con attenzione maniacale per i fornitori e i prodotti. ‘Una ricetta deve essere buona già quando la pensi’, spiega Ducasse, mentre il suo chef di cucina a Roma, Jacopo Iualè, conferma l’importanza dell’interpretazione in cucina. ‘L’esasperazione della tecnica è, o meglio può essere, un limite’, aggiunge Ducasse.

I PRODOTTI

Il menù è fortemente incentrato su ingredienti italiani, rispecchiando sapori locali, con particolare attenzione alla pasta trattata con un’innovativa tecnica di cottura simile a quella dei risotti. Ducasse manifesta apprezzamento per le verdure, considerandole ‘un soggetto gastronomico meraviglioso’ e sfida se stesso a creare una cucina vegetale emozionante nel suo ristorante di Monaco.

In merito all’importanza degli ingredienti, lo chef rimarca la sua preferenza per i sapori equilibrati: ‘Niente panna nella carbonara, però, per carità.’ Sognando il suo piatto ideale su un’isola deserta, immagina ‘una triglia di scoglio cucinata su braci di legna, con un tocco di erbe della macchia.’

La filosofia gastronomica di Ducasse non si limita alla ricerca del lusso, ma si tinge di rispetto per la tradizione e passione per la cucina italiana, riflettendo l’autenticità e la bellezza della cultura culinaria romana.

Cronaca

Mark Samson fingeva in chat di essere Ilaria Sula dopo averla uccisa

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Mark Samson fingeva in chat di essere Ilaria Sula dopo averla uccisa

"Non so se sto per fare una cazzata. Ma vado a casa di un tizio che ho conosciuto per strada. Ho fatto la birichina": è il messaggio che ha segnato l’inizio di una tragedia. Il 26 marzo, Maria Sofia riceve questo SMS dal telefono di Ilaria Sula, la sua migliore amica. La notte precedente, la giovane di 22 anni era stata a casa dell’ex fidanzato, Mark Samson, che dopo averla uccisa, ha iniziato a usare il suo cellulare per depistare le indagini. Un atto vile che macchia la memoria di Ilaria, accoltellata, chiusa in una valigia e gettata in un dirupo a Capranica Prenestina. #femminicidio #cronacaitaliana

Le bugie di Mark Samson

Lo chat ora è agli atti dell’inchiesta. E inchioda il comportamento del ragazzo di 23 anni, che dopo aver commesso il femminicidio, vuole far credere che la ragazza sia ancora in vita, simulando un incontro romantico con un presunto ragazzo per ingannare la migliore amica di Ilaria. “Ci siamo visti stamattina all’uscita della Sapienza e mi ha chiesto se mi andava di uscire oggi, così, a caso”, scrive Samson spacciandosi per l’ex fidanzata: “Dormo qui”, aggiunge.

La messinscena continua

Per rendere più credibile la messinscena, alle 19:42 Samson invia anche la foto di un giovane palestrato seduto su unоркал, scatenando la curiosità dell’amica: “Oddio, quindi? Lo avete fatto?”. La falsa Ilaria conferma: “Sì, ho fatto la birichina”

La scoperta della verità

Alla richiesta di mandare la posizione, la finta Ilaria è perentoria: “Non posso, ciccia, scusa. Sono praticamente a Napoli”. Maria Sofia è preoccupata: “Ok, fai come vuoi, non ti giudico se sei andata a Napoli, di sicuro non lo faccio vedere a Mark. Ma siccome mi è capitato di andare a casa di uno e se fosse successo qualcosa ero nella m… perché nessuno sapeva dove fossi.” Ilaria, però, cambia tono: “Se sono nella m… riesco a uscirne da sola”.

Trascorrono le ore e di Ilaria nel frattempo non ci sono più notizie. Maria Sofia la chiama più volte, ma la ragazza non risponde: “Ilaria, mi ha chiamata tua mamma, sta chiamando la polizia". Alle 12 Samson risponde a nome della giovane: “Ti prego, mi sono dimenticata proprio che dovevo andare a Terni. Non sono a Roma”, scrive la finta Ilaria. La risposta non convince Maria Sofia che chiede conferme: “Non mi fido, ti devo sentire, ti devo vedere. Adesso”. La falsa Ilaria, però, inventa scuse: “Non mi funziona il microfono, ha preso acqua il telefono”.

A quel punto è chiaro che qualcosa non torni. “La mamma di Ilaria è già partita per andare a Roma. Ti do 4 minuti. Ti saluto chiunque tu sia”, scrive Maria Sofia venerdì mattina. E Samson smette di rispondere a nome di Ilaria Sula almeno in privato. Il 31 marzo, quando la notizia della scomparsa diventa pubblica, entra nel suo profilo Facebook e pubblica una rassicurazione. “Grazie a tutti, sto bene”. É l’ultimo tentativo di depistare le indagini, prima del ritrovamento del corpo e della confessione, che risale alla notte tra il primo e il 2 aprile. #giustizia #casocapranica

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Cronaca

Ilaria Sula, tutte le bugie e le contraddizioni di Mark Samson durante l’interrogatorio

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Ilaria Sula, tutte le bugie e le contraddizioni di Mark Samson durante l’interrogatorio

Il ventitreenne Mark Samson ha confessato di aver ucciso Ilaria Sula e di aver nascosto il corpo in una valigia, ma la sua fredda e poco convincente versione dei fatti non è credibile. La madre del ragazzo è indagata per averlo aiutato a pulire. #MarkSamson #IlariaSula #Femminicidio


Il racconto di Mark Samson

“Ho controllato se Ilaria fosse viva, ma era morta, per terra. Le ho messo un sacco sulla testa fino al bacino, poi sono rimasto lì, immobilizzato e traumatizzato per quello che avevo fatto. Mi sentivo vuoto. Allora ho deciso di nasconderla dentro una valigia che ho trovato nella camera dei miei. Dopo, l’ho messa fuori dalla mia camera, dopo averla avvolta in altri due sacchi: uno sulla testa della valigia e l’altro sui piedi.”

È freddo, lucido e poco convincente il racconto che Mark Samson consegna al gip.

Il delitto di Ilaria Sula

Spiega ogni passaggio di ciò che, a suo dire, è accaduto alle 11 della mattina del 26 marzo scorso, quando il ventitreenne ha ucciso Ilaria Sula, per poi gettare il corpo della studentessa in un dirupo alle porte di Roma. "Le ho dato due coltellate da dietro, con il coltello che avevamo utilizzato per tagliare la mortadella. Ilaria non si è accorta di nulla, ha gridato poco", ha spiegato il ragazzo in occasione dell’interrogatorio. “È morta subito”, sostiene. L’indagato ha confessato tutto, o quasi. Ma la sua versione non convince i magistrati, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini.

Le ferite trovate sulle braccia di Ilaria raccontano una verità diversa: la ventiduenne avrebbe cercato di difendersi. E sarà solo l’esito definitivo dell’autopsia a chiarire con precisione quando è stato commesso il femminicidio. Gli investigatori della squadra mobile, infatti, dubitano che l’omicidio sia avvenuto la mattina del 26 marzo.

La complicità della madre

Perché, anche se la madre del ragazzo lo ha aiutato a pulire (e per questo motivo è indagata per concorso in occultamento di cadavere), qualcosa nella ricostruzione temporale non torna. Analizzando il cellulare della vittima, che Mark avrebbe portato via con sé, il dispositivo abbandona l’abitazione di via Homs alle 10:36 del 26 marzo.

Prima, dunque, avrebbe preparato la colazione, per poi portarla in camera, discutere con la vittima, leggere i messaggi sul suo cellulare “per sei o sette minuti”, accoltellarla. E ancora, avrebbe nascosto il corpo in un trolley e lo avrebbe caricato in macchina senza che nessuno lo notasse, in un caotico martedì mattina a Roma. Un arco di tempo breve, nel quale avrebbe compiuto molte azioni complesse. Un’impresa difficile. Per questo la versione di Mark è al vaglio degli investigatori.

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