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Cronaca

Eventi a Roma nel weekend di settembre: Vecchioni all’Auditorium, Caravaggio a Palazzo Barberini, Lunetta Savino all’Ara Pacis

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Eventi a Roma nel weekend di settembre: Vecchioni all’Auditorium, Caravaggio a Palazzo Barberini, Lunetta Savino all’Ara Pacis

La grande mostra su Caravaggio, che riunisce il maggior numero di opere dell’artista mai esposte insieme, sarà aperta a Palazzo Barberini dal 7 marzo al 6 luglio. La mostra, intitolata “Caravaggio 2025”, include ventiquattro opere, tra cui il Ritratto di Maffeo Barberini e l’Ecce Homo, che tornerà in Italia dopo secoli. Il documentario FandangoIl Caravaggio perduto” sarà proiettato il 10, 11 e 12 marzo.

L’EVENTO

Oltre alle opere celebri, sono inclusi lavori mniej esposti e nuove scoperte, come la Santa Caterina e Marta e Maddalena, esposti per la prima volta uno accanto all’altro. La curatrice Maria Cristina Terzaghi ha dichiarato: «Sono riuniti ventiquattro dipinti autografi, e per la durata dell’esposizione, sarà visitabile anche il Casino Ludovisi».

LA GIORNATA

Per l’8 marzo, Giornata internazionale della donna, Roma Capitale ha organizzato una serie di eventi sotto il tema “8 marzo sempre”, tra cui uno spettacolo all’Auditorium del Museo dell’Ara Pacis dal titolo “Noi, soggetto imprevisto del mondo. Le parole di Carla Lonzi”, interpretato da Lunetta Savino. Sono previste anche visite guidate gratuite per le donne alla mostra “Pathos und Pastos. Christopher Lehmpfuhl nella Collezione Würth“.

A TEATRO

Fino al 9 marzo, Elio Germano e Teho Teardo presenteranno “Il sogno di una cosa” al Spazio Rossellini. Ultimi giorni anche per “Movie Erculeo” con Lillo e Greg al teatro Olimpico e per il musical “Tootsie” al teatro Sistina. “I Tre Moschettieri – Opera Pop” sarà in scena al teatro Brancaccio fino al 16 marzo.

Inoltre, al teatro India si tiene “Le cinque rose di Jennifer”, mentre il teatro Argentina ospita “November” di David Mamet, fino al 16 marzo. Al teatro di Documenti debutterà “Quando verrà la fin di vita (e questa storia è già finita?)”.

A Roma, fino al 9 marzo, sono disponibili numerosi eventi, spettacoli e mostre, rendendo l’agenda culturale della città particolarmente ricca e variegata per il periodo.

Cronaca

Kevin Bonifazi: “Cura tecnica, ritmi e disciplina un mix vincente che ho imparato a Tor Tre Teste”

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Kevin Bonifazi: “Cura tecnica, ritmi e disciplina un mix vincente che ho imparato a Tor Tre Teste”

Kevin Bonifazi, difensore classe ’96 oggi al Sassuolo, ha raccontato a Repubblica la sua gavetta dal quartiere popolare di Roma Est al calcio professionistico, tra sacrifici e una carriera frenata da infortuni. #Calcio #StorieDiSport #Sassuolo #Roma


La scoperta del calcio vero

«Alla Tor Tre Teste ho capito cos’è davvero il calcio». Kevin Bonifazi, difensore classe ’96, oggi al Sassuolo, è cresciuto tra i campi del Lazio. Oltre 170 presenze tra i professionisti, di cui 125 in Serie A. Ma prima di Torino, Spal, Udinese, Bologna, c’è stata Roma Est.

Quando ha iniziato a giocare?

«Da bambino, nel mio paese: Toffia, in provincia di Rieti. A dieci anni mio padre portò me e mio fratello al Tor di Quinto, poi passammo alla Tor Tre Teste. Lavorava su Roma e voleva che giocassimo in una società strutturata. Mio fratello era molto più bravo di me. Io ero normale, diciamo».

Perché anche tu?

«Mio padre chiese di prendere anche me, perché era troppo complicato gestirci in due posti diversi. Il presidente di allora scherzando disse: “Lascialo qua, è grosso, vediamo che sa fare”. Mi misero nella seconda squadra».

E com’è andata?

«All’inizio giocavo poco, a volte nemmeno mi convocavano. Ma l’anno dopo sono arrivato migliorato fisicamente e tecnicamente. In poco tempo sono diventato il capitano».

È stato il momento più bello?

«Più o meno. Giocammo la finale Giovanissimi Nazionali, vincendola 3-0. Ma fu annullata perché facemmo un cambio in più. Le lacrime si sono sprecate».

Poi il passaggio al Siena

«La Tor Tre Teste aveva un accordo che ogni anno prevedeva una prelazione su cinque giocatori. Io ero tra quelli. Ricordo il primo allenamento: eravamo timidi, ma in campo dominammo. Ci presero tutti e cinque».

Quanto ha inciso la Tor Tre Teste in quel salto?

«Tantissimo. Quando sono arrivato a Siena ho capito quanto mi avessero preparato bene. È una società dilettantistica ma lavora come un club professionistico. Ti formano, ti abitua a ritmi, disciplina, cura tecnica. Vai in un club pro e sei già pronto».

Il ricordo più bello?

«Fu una sgridata. Di ritorno da una trasferta, sul pullman intonammo un coro in previsione dell’arrivo all’Autogrill. Un dirigente ci zittì: “Se vi azzardate a prendere qualcosa senza pagare vi mandiamo via e vi denunciamo”. Eravamo ragazzi svegli, ma ci tenevano in riga. La società era molto attenta al comportamento».

Rieti-Roma tutti i giorni, difficile?

«Sì, ma non ci pesava. Io e mio fratello uscivamo di casa alle 8 con la borsa di scuola e quella del calcio. Un chilometro e mezzo a piedi fino alla stazione, 45 minuti di treno, 25 di metro, poi la navetta della società da Ponte Mammolo. Quattro volte a settimana. Tornavamo a casa alle otto di sera. Oggi non lo rifarei mai».

Oggi il Sassuolo, come va?

«Negli ultimi due anni ho subito tre operazioni allo stesso ginocchio e questo ha frenato la mia carriera. Ho scelto di ripartire da una categoria inferiore, ma in una società che lavora da Serie A in tutto. Ieri siamo stati promossi ma mi auguro di vincere il mandato. A livello personale questo per me è un nuovo inizio».

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Tor Tre Teste e il calcio in vetrina: quel che conta è farsi vendere

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Tor Tre Teste e il calcio in vetrina: quel che conta è farsi vendere

In un mondo dove il calcio giovanile sembra più una vetrina per trofei che una fucina di talenti, il presidente D’Adamo ribalta la prospettiva: "La vera vittoria è quanti ragazzi finiscono nei professionisti. Meno i titoli messi in bacheca". Ecco la rivoluzione silenziosa del calcio giovanile. #CalcioGiovanile #RivoluzioneSilenziosa #ProfessionistiDelFuturo


Un Modello Sostenibile

Un modello sostenibile fondato sul mercato e non sui trofei. Il presidente D’Adamo: "La vera vittoria è quanti ragazzi finiscono nei professionisti. Meno i titoli messi in bacheca"


La Rivoluzione del Calcio Giovanile

In un’epoca dove il calcio giovanile è spesso ridotto a una corsa sfrenata per accumulare trofei, il presidente D’Adamo propone una visione alternativa. "La vera vittoria è quanti ragazzi finiscono nei professionisti. Meno i titoli messi in bacheca" Ecco una rivoluzione che potrebbe cambiare il volto del calcio giovanile italiano, puntando sulla crescita dei giovani piuttosto che sulla collezione di medaglie. #CalcioGiovanile #RivoluzioneSilenziosa #ProfessionistiDelFuturo

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