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Cronaca

Un chip nel cranio: ipotesi sul mandante

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Un chip nel cranio: ipotesi sul mandante

Alessandro Marchili, 24enne arrestato per gli incendi in sette stabilimenti balneari a Ostia, ha descritto una realtà intrisa di paranoia, affermando di sentirsi braccato e di essere controllato da un microchip. Le autorità stanno valutando la necessità di una perizia psichiatrica per determinare se il suo comportamento derivi da un grave disturbo mentale o se rappresenti un alibi per possibili mandanti. Secondo la sua versione, gli attacchi sono stati motivati da un delirio perseguitorio, mentre gli incendi sono avvenuti proprio dopo la sentenza del Consiglio di Stato riguardante le concessioni.

L’INTERROGATORIO

Marchili ha dichiarato di avere un microchip militare nella testa e di sentirsi seguito. Durante l’interrogatorio con la polizia, ha mostrato segni di fragilità psicologica e ha ammesso di aver agito da solo, accendendo fuochi con un accendino e una bomboletta spray. Gli incendi hanno provocato danni limitati ma hanno suscitato notevole attenzione mediatica e comportato l’istituzione di un Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza. La pista mafiosa è stata esclusa, ma ci si interroga se il giovane avesse intenzioni di screditare Ostia.

LA CONFESSIONE

Marchili si è riconosciuto nelle riprese delle telecamere di sicurezza, confermando di aver agito in solitaria. È stato bloccato dai balneari e consegnato alla polizia, portando solo un tramezzino avariato e pochi effetti personali. Non possedeva un telefono cellulare e, nonostante la mancanza di prove che suggeriscano complici, non si esclude la possibilità che possa essere stato istigato a compiere gli atti vandalici. La mancanza di un movente credibile si fa evidente, rendendo complesso comprendere le ragioni dietro a sette incendi nel periodo di liberalizzazione delle concessioni, un contesto che potrebbe influenzare nuovi investimenti nel settore.

Cronaca

Derby Lazio-Roma, sale l’attesa. Provocazioni a Ponte Milvio: “Venite a scopare?”

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Derby Lazio-Roma, sale l’attesa. Provocazioni a Ponte Milvio: “Venite a scopare?”

Nel clima teso del derby Lazio-Roma, tifosi si radunano all’Olimpico. Ultras laziali provocano con striscioni razzisti, mentre gruppi gemellati da Bulgaria, Croazia e Grecia aumentano la tensione. Fischio d’inizio alle 20.45. #DerbyLazioRoma #Tensione #Tifosi


Mentre nel corso della mattina le rappresentanze delle due tifoserie sono entrate nelle due curve per allestire le rispettive coreografie, nell’area dello stadio Olimpico iniziano a radunarsi i tifosi in vista del fischio di inizio del derby, previsto per le 20.45.

Derby Lazio Roma, in arrivo gruppi gemellati: nuovo allarme scontri

A ponte Milvio gli ultrà laziali hanno esibito uno striscione all’indirizzo dei romanisti. Prima espongono "Curva Sud made in Bangladesh" [questa frase tra virgolette è un esempio di razzismo da stadio, purtroppo comune durante i derby], poi seduti sulle sdraio all’altezza del ponte, con i volti coperti dai fazzoletti biancocelesti, hanno inviato i romanisti a ingaggiare lo scontro: "Per favore, venite voi a caricare?" [questa frase tra virgolette è una provocazione diretta che aumenta la tensione].

Il servizio d’ordine predisposto dal questore Roberto Massucci ha sigillato tutta l’area del foro Italico, predisponendo due aree distinte per l’accesso alle tribune. Ai laziali è stata dedicata tutta la zona nord intorno a Ponte Milvio, i romanisti accederanno alla curva e ai distinti Sud, da piazza Mancini, dai chioschi di fronte all’Obelisco e dal ponte della Musica.

A dare man forte agli ultrà della curva Nord ci sono circa cento tifosi bulgari del Levski Sofia. Accanto ai romanisti gli amici croati "Bad blue boys" della Dinamo Zagabria e i greci "Gate 13" del Panathinaikos.

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Cronaca

Festa della polizia, mille bambini scoprono la radio della sala operativa mobile

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Festa della polizia, mille bambini scoprono la radio della sala operativa mobile

Sabato scorso, oltre mille persone hanno invaso lo stand del Servizio di controllo del territorio in piazza del Popolo per il 173esimo anniversario della polizia di Stato. È stato un vero e proprio spettacolo, quasi come una fiera del “Grande Fratello” versione poliziesca, con famiglie in fila per vedere come funzionano le operazioni di soccorso. #Polizia #GrandeFratello #Roma

L’invasione della curiosità

Bambini e genitori hanno formato una coda impressionante fuori dalla Sala operativa mobile della questura di Roma, tutti desiderosi di spiare “da vicino come viene gestita ogni singola chiamata di soccorso” (sì, proprio come una serie TV, ma senza la pausa pubblicitaria).

La tecnologia tra le mani dei più piccoli

L’agente Rita Sivo, con un sorriso che farebbe invidia a una star di Hollywood, ha mostrato ai bambini una vera e propria centrale operativa. Monitor che tracciano le volanti, la posizione delle celle telefoniche e persino la geolocalizzazione dei cellulari tramite l’Id. Ecco il commento della nostra “protagonista”: “Sorride l’agente Rita Sivo mentre, insieme con i colleghi, mostra ai bambini i monitor”. Insomma, un po’ come giocare a nascondino con la tecnologia, ma con meno divertimento e più serietà.

Selfie e gadget futuristici

La giornata si è trasformata in una vera e propria fiera tecnologica, con selfie e foto ricordo che fioccavano come neve a dicembre. Agli agenti, sempre pronti a stupire, “mostrano al pubblico i droni” e altri gadget futuristici come le bodycam e i gilet tattici, in fase di sperimentazione. Presto, questi strumenti entreranno a far parte della dotazione standard dei poliziotti in tutta Italia, trasformandoli in veri e propri agenti del futuro.

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