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Cronaca

Distrugge i vetri di 17 auto in via Lega Lombarda per svaligiarle: bloccato dai vigili, li aggredisce come un forsennato

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Distrugge i vetri di 17 auto in via Lega Lombarda per svaligiarle: bloccato dai vigili, li aggredisce come un forsennato

Sorpreso nel cuore della notte dai vigili urbani mentre rompeva i vetri delle macchine, un uomo di 33 anni è stato arrestato dopo una colluttazione. Distrugge vetri per rubare, ma finisce in manette. #Roma #Cronaca #SicurezzaUrbana

Sorpreso nel cuore della notte dai vigili urbani mentre rompeva i vetri delle macchine parcheggiate in via della Lega Lombarda e nelle strade limitrofe: fermato, si è scagliato contro gli agenti per aggredirli ma anche grazie all’intervento di altre pattuglie è stato arrestato. Aveva distrutto i vetri di 17 vetture per rubare quello che trovava all’interno. Tutto è successo alle 4,30 del mattino fra via della Lega Lombarda e via Tiburtina: E.M. cittadino lituano di 33 anni con numerosi precedenti penali, ha iniziato a rompere i vetri delle macchine parcheggiate su strada per rubare quello che trovava nell’abitacolo. Era in forte stato di agitazione psicofisica. A vedere ciò che stava succedendo sono stati tre vigili urbani del II gruppo Sapienza impegnati in una operazione di pattuglia sul territorio.

Gli agenti hanno chiamato subito rinforzi e sono passati all’azione, bloccando l(getApplicationContext()uomo che però è andato immediatamente in escandescenze. Il lituano avrebbe brandito un coltello e subito si è scagliato contro gli agenti di polizia per aggredirli e per sfuggire all’arresto. Anche una volante della polizia di stato è intervenuta. Alla fine di una colluttazione, con l’aiuto dello spray urticante, le forze dell’ordine hanno avuto la meglio sul lituano che è stato fermato, immobilizzato e denunciato a piede libero. Sull’asfalto i resti dei vetri di 17 macchine parcheggiate tutte in fila, una dietro l’altra.

I caschi bianchi del II Gruppo hanno poi scoperto che sull’uomo gravano già numerosi procedimenti giudiziari per diversi reati, tra i quali, aggressione a pubblico ufficiale, violenza privata, furto e danneggiamento. “Episodi come questo dimostrano come la polizia locale ormai svolge a tutti gli effetti compiti da forza di polizia senza purtroppo essere giuridicamente riconosciuta come tale. L’esclusione delle polizie locali nel nuovo decreto Sicurezza appare una dimenticanza imperdonabile che aumenta disparità di trattamento”, ha detto Marco Milani, segretario del Sindacato unitario lavoratori polizia locale. “É ora di adeguare formazione, strumenti e tutele giuridiche alle esigenze dei ai nuovi compiti richiesti alle Polizie Locali” rincara Emilio Nasponi coordinatore romano Ugl.

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Cronaca

Mark Samson fingeva in chat di essere Ilaria Sula dopo averla uccisa

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Mark Samson fingeva in chat di essere Ilaria Sula dopo averla uccisa

"Non so se sto per fare una cazzata. Ma vado a casa di un tizio che ho conosciuto per strada. Ho fatto la birichina": è il messaggio che ha segnato l’inizio di una tragedia. Il 26 marzo, Maria Sofia riceve questo SMS dal telefono di Ilaria Sula, la sua migliore amica. La notte precedente, la giovane di 22 anni era stata a casa dell’ex fidanzato, Mark Samson, che dopo averla uccisa, ha iniziato a usare il suo cellulare per depistare le indagini. Un atto vile che macchia la memoria di Ilaria, accoltellata, chiusa in una valigia e gettata in un dirupo a Capranica Prenestina. #femminicidio #cronacaitaliana

Le bugie di Mark Samson

Lo chat ora è agli atti dell’inchiesta. E inchioda il comportamento del ragazzo di 23 anni, che dopo aver commesso il femminicidio, vuole far credere che la ragazza sia ancora in vita, simulando un incontro romantico con un presunto ragazzo per ingannare la migliore amica di Ilaria. “Ci siamo visti stamattina all’uscita della Sapienza e mi ha chiesto se mi andava di uscire oggi, così, a caso”, scrive Samson spacciandosi per l’ex fidanzata: “Dormo qui”, aggiunge.

La messinscena continua

Per rendere più credibile la messinscena, alle 19:42 Samson invia anche la foto di un giovane palestrato seduto su unоркал, scatenando la curiosità dell’amica: “Oddio, quindi? Lo avete fatto?”. La falsa Ilaria conferma: “Sì, ho fatto la birichina”

La scoperta della verità

Alla richiesta di mandare la posizione, la finta Ilaria è perentoria: “Non posso, ciccia, scusa. Sono praticamente a Napoli”. Maria Sofia è preoccupata: “Ok, fai come vuoi, non ti giudico se sei andata a Napoli, di sicuro non lo faccio vedere a Mark. Ma siccome mi è capitato di andare a casa di uno e se fosse successo qualcosa ero nella m… perché nessuno sapeva dove fossi.” Ilaria, però, cambia tono: “Se sono nella m… riesco a uscirne da sola”.

Trascorrono le ore e di Ilaria nel frattempo non ci sono più notizie. Maria Sofia la chiama più volte, ma la ragazza non risponde: “Ilaria, mi ha chiamata tua mamma, sta chiamando la polizia". Alle 12 Samson risponde a nome della giovane: “Ti prego, mi sono dimenticata proprio che dovevo andare a Terni. Non sono a Roma”, scrive la finta Ilaria. La risposta non convince Maria Sofia che chiede conferme: “Non mi fido, ti devo sentire, ti devo vedere. Adesso”. La falsa Ilaria, però, inventa scuse: “Non mi funziona il microfono, ha preso acqua il telefono”.

A quel punto è chiaro che qualcosa non torni. “La mamma di Ilaria è già partita per andare a Roma. Ti do 4 minuti. Ti saluto chiunque tu sia”, scrive Maria Sofia venerdì mattina. E Samson smette di rispondere a nome di Ilaria Sula almeno in privato. Il 31 marzo, quando la notizia della scomparsa diventa pubblica, entra nel suo profilo Facebook e pubblica una rassicurazione. “Grazie a tutti, sto bene”. É l’ultimo tentativo di depistare le indagini, prima del ritrovamento del corpo e della confessione, che risale alla notte tra il primo e il 2 aprile. #giustizia #casocapranica

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Cronaca

Ilaria Sula, tutte le bugie e le contraddizioni di Mark Samson durante l’interrogatorio

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Ilaria Sula, tutte le bugie e le contraddizioni di Mark Samson durante l’interrogatorio

Il ventitreenne Mark Samson ha confessato di aver ucciso Ilaria Sula e di aver nascosto il corpo in una valigia, ma la sua fredda e poco convincente versione dei fatti non è credibile. La madre del ragazzo è indagata per averlo aiutato a pulire. #MarkSamson #IlariaSula #Femminicidio


Il racconto di Mark Samson

“Ho controllato se Ilaria fosse viva, ma era morta, per terra. Le ho messo un sacco sulla testa fino al bacino, poi sono rimasto lì, immobilizzato e traumatizzato per quello che avevo fatto. Mi sentivo vuoto. Allora ho deciso di nasconderla dentro una valigia che ho trovato nella camera dei miei. Dopo, l’ho messa fuori dalla mia camera, dopo averla avvolta in altri due sacchi: uno sulla testa della valigia e l’altro sui piedi.”

È freddo, lucido e poco convincente il racconto che Mark Samson consegna al gip.

Il delitto di Ilaria Sula

Spiega ogni passaggio di ciò che, a suo dire, è accaduto alle 11 della mattina del 26 marzo scorso, quando il ventitreenne ha ucciso Ilaria Sula, per poi gettare il corpo della studentessa in un dirupo alle porte di Roma. "Le ho dato due coltellate da dietro, con il coltello che avevamo utilizzato per tagliare la mortadella. Ilaria non si è accorta di nulla, ha gridato poco", ha spiegato il ragazzo in occasione dell’interrogatorio. “È morta subito”, sostiene. L’indagato ha confessato tutto, o quasi. Ma la sua versione non convince i magistrati, coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini.

Le ferite trovate sulle braccia di Ilaria raccontano una verità diversa: la ventiduenne avrebbe cercato di difendersi. E sarà solo l’esito definitivo dell’autopsia a chiarire con precisione quando è stato commesso il femminicidio. Gli investigatori della squadra mobile, infatti, dubitano che l’omicidio sia avvenuto la mattina del 26 marzo.

La complicità della madre

Perché, anche se la madre del ragazzo lo ha aiutato a pulire (e per questo motivo è indagata per concorso in occultamento di cadavere), qualcosa nella ricostruzione temporale non torna. Analizzando il cellulare della vittima, che Mark avrebbe portato via con sé, il dispositivo abbandona l’abitazione di via Homs alle 10:36 del 26 marzo.

Prima, dunque, avrebbe preparato la colazione, per poi portarla in camera, discutere con la vittima, leggere i messaggi sul suo cellulare “per sei o sette minuti”, accoltellarla. E ancora, avrebbe nascosto il corpo in un trolley e lo avrebbe caricato in macchina senza che nessuno lo notasse, in un caotico martedì mattina a Roma. Un arco di tempo breve, nel quale avrebbe compiuto molte azioni complesse. Un’impresa difficile. Per questo la versione di Mark è al vaglio degli investigatori.

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