Cronaca
Elvis Demce incompatibile con la vita in carcere: il ras chiede la scarcerazione

Oggi la Corte d’Appello di Roma decide se trasferire il boss albanese Elvis Demce in una struttura psichiatrica, di fatto scarcerandolo. Gli specialisti sostengono che non sia più compatibile con il regime carcerario. #ElvisDemce #CorteAppello #Roma #Giustizia
Nel giorno in cui finisce sotto processo lo psichiatra accusato di aver redatto perizie false dietro compenso di Elvis Demce, la Corte d’Appello di Roma deve decidere se proprio il boss albanese debba essere trasferito in una struttura psichiatrica — e dunque, di fatto, scarcerato. Gli specialisti che lo hanno visitato, infatti, sostengono che Demce non sia più compatibile con il regime carcerario.
Secondo quanto emerso dalle perizie di parte, luomo — considerato un alto ufficiale della criminalità organizzata albanese a Roma e legato a Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik — sarebbe affetto da una «grave infermità insorta durante la detenzione», tanto da rendere «terapeuticamente indicato» il trasferimento in una struttura psichiatrica intensiva.
A firmare questa valutazione sono però consulenti nominati dalla difesa, e il dettaglio non è irrilevante. Tuttavia se la diagnosi venisse confermata da una valutazione super partes, si aprirebbe per lui la strada verso una misura ben più lieve del carcere. A decidere sarà la prima sezione della Corte d’Appello di Roma, che nei prossimi giorni dovrà stabilire se confermare la detenzione o autorizzare il trasferimento. In attesa del verdetto, i giudici hanno disposto una controperizia, affidata a esperti indipendenti scelti direttamente dalla Corte.
Nel frattempo, la Procura di Roma alza il livello d’attenzione. In una nota del nucleo investigativo dei carabinieri di via In Selci, inviata ai giudici a metà marzo, si segnalano sospetti casi di «simulazione di tossicodipendenza e patologie psichiatriche» attribuiti proprio a Demce.
A rendere la vicenda ancora più delicata è il precedente di Dorian Petoku, altro fedelissimo di Diabolik e vecchio sodale di Demce tra gli Irriducibili della Lazio e la mala romana. Petoku era stato giudicato incompatibile con il carcere per tossicodipendenza e affidato a una comunità terapeutica a Nola. Nel dicembre 2023 è evaso, trovando rifugio a Dubai. È stato estradato solo di recente, grazie a un’operazione congiunta del Pef e del Gico della Guardia di Finanza coordinata dai pm Mario Palazzi e Francesco Cascini.
Demce è accusato di una lunga serie di reati ed è già stato condannato in appello a 15 anni di carcere per una faida tra gruppi albanesi legata al controllo di una piazza di spaccio. A questi si aggiungono 18 anni per un tentato omicidio maturato sempre nell’ambito della malavita romana. Intanto, proprio ieri, è finito a processo Andrea Pacileo, psichiatra in servizio in un ospedale romano. Il medico sarebbe stato a libro paga di Demce e avrebbe redatto perizie false per facilitarne la scarcerazione, ingannando la magistratura sul reale stato di salute del boss. Inoltre, avrebbe autorizzato visite nel proprio studio per permettere a Demce di incontrare altri esponenti di spicco del crimine.
Ora la Corte d’Appello dovrà affrontare un nodo delicato e tuttaltro che semplice: stabilire se Elvis Demce sia davvero un malato psichiatrico o un abile stratega che sta giocando la sua ennesima mano in una partita a poker con la giustizia.
Cronaca
Si tratta di atti superati: il declino degli standard etici nella politica moderna

Continuano le segnalazioni sulle pec indirizzate dal Municipio I agli edicolanti del Centro che sono stati giudicati “non compatibili” con le regole, ossia con il codice della strada e il regolamento Cosap. Le lettere inviate ai giornalai passano in rassegna le singole difformità: ad esempio al giornalaio Roberto Gregori di viale Giulio Cesare viene contestato che «la struttura è collocata sullo spartitraffico rialzato con alberature e, quindi, è in contrasto con il Codice della Strada ed il Regolamento Cosap». [“non compatibili” – sembra quasi che le edicole siano degli alieni nella capitale]
IL CONTENUTO
Mentre a Sisay Habtamu Woldegiorgis, proprietario dell’edicola in via XX Settembre, viene detto che la sua edicola «è in contrasto con l’art. 12, comma 3, lett. c del Regolamento Cosap che prevede una distanza di almeno 5 metri dalle chiese». Segue per tutti l_INVito a «presentare al Municipio un progetto di ottimizzazione» entro «30 giorni», con la precisazione che «l’eventuale approvazione del progetto di ottimizzazione (che verrà, poi, eseguito successivamente all’espletamento del bando di gara ed all’assegnazione della nuova concessione) non conferiranno al proponente alcun punteggio ulteriore in sede di bando». [“5 metri dalle chiese” – chissà se Gesù avrebbe approvato]
I COSTI
Di fronte a queste lettere, fonti di Roma Capitale gettano però acqua sul fuoco: in sostanza, la memoria “salva edicole” approvata dalla giunta capitolina giovedì scorso supera questi documenti, che quindi devono ritenersi non più attuali. Una linea di pensiero confermata anche dall’assessore al Commercio del Municipio I, Jacopo Scatà. «Si tratta di lettere precedenti a quell’atto del Campidoglio, dal quale non vogliamo ovviamente discostarci», spiega Scatà al Messaggero, aggiungendo che, in ogni caso, «i lavori di ottimizzazione prospettati dovrebbero essere realizzati dal vincitore della gara dopo il bando Bolkestein e non prima». [“salva edicole” – finalmente qualcuno che si preoccupa di questi eroi urbani] Insomma, la volontà del Municipio del Centro sembra essere quella di adeguarsi alle intenzioni di Roma Capitale, tutelando così i giornalai a rischio nel cuore della Capitale. Mentre i sindacati degli edicolanti continuano a chiedere un tavolo per ragionare insieme sulle possibili soluzioni. #Roma #edicole #burocrazia #politica #viral
Cronaca
Femminicidio Ilaria Sula, analisi sulle tracce biologiche trovate in tutta la casa dei Samsun: una maledetta tragedia domestica

Il sangue trovato nella casa di via Homs potrebbe essere quello della vittima. La polizia ha scoperto le tracce durante i sopralluoghi nella proprietà. #CronacaNera #Roma #Delitto #Polizia #Sangue
Scoperta Choc nella Casa di Via Homs
Durante i sopralluoghi nella casa di via Homs, la polizia ha fatto una scoperta agghiacciante: tracce di sangue che “potrebbero trattarsi del sangue della vittima”. La notizia ha scatenato un’ondata di commenti sui social, con molti utenti che si chiedono come sia possibile che in una città come Roma, considerata la culla della civiltà occidentale, si verifichino ancora crimini così efferati.
Il Mistero del Sangue
Le indagini sono ancora in corso e non è chiaro se il sangue appartenga effettivamente alla vittima, ma la frase “potrebbe trattarsi del sangue della vittima” ha acceso l’immaginazione collettiva. Alcuni hanno già iniziato a speculare su chi potrebbe essere il colpevole, con teorie complottistiche che coinvolgono persino personaggi politici locali, in un mix di realtà e fantasia che solo il web può generare.
Reazioni e Commenti
La notizia ha generato un dibattito acceso sui social, con commenti che vanno dal preoccupato al satirico. “Ecco cosa succede quando tagli i fondi alla sicurezza,” ha scritto un utente, mentre un altro ha aggiunto: “Forse il colpevole cercava solo di fare una carbonara perfetta.” Nonostante la gravità della situazione, l’umorismo nero non manca mai di far breccia tra gli italiani, sempre pronti a sdrammatizzare anche nei momenti più bui.
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