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Roma Brilla con il Gala delle Margherite: Cavalli, Celebrità e un Po’ di Sarcasmo Solidale!

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Roma Brilla con il Gala delle Margherite: Cavalli, Celebrità e un Po’ di Sarcasmo Solidale!

Ah, la Città Eterna non delude mai! Mentre i politici litigano sui soliti scandali (sì, come se non avessimo già abbastanza drammi), Roma ospita il Gala delle Margherite, un evento che quest’anno si dedica a salvare cavalli invece di salvare le apparenze. Organizzato con il solito brio da Bianca Maria Caringi Lucibelli, questo gala è alla sua 35ª edizione e continua a essere il re dei party filantropici – perché chi ha bisogno di dibattiti parlamentari quando puoi avere champagne e cause nobili?

L’Evento Iconico: Solidarietà con un Twist Equino

Anche quest’anno, gli eleganti saloni del The Westin Excelsior di Roma accoglieranno il Gala delle Margherite, ideato ed organizzato con passione da Bianca Maria Caringi Lucibelli. È uno degli eventi più iconici e longevi della Capitale all’insegna della solidarietà, e ormai un simbolo di raffinatezza e impegno sociale. A presenziare ci saranno circa 400 ospiti del mondo dell’imprenditoria, della cultura, dello spettacolo e delle Istituzioni.

Nel corso del tempo, la manifestazione annuale ha contribuito alla realizzazione di numerosi progetti umanitari gestiti da diverse associazioni, quest’anno verrà dedicato a “SAVE A HORSE Italia Odv” (sì, proprio loro, quelli che salvano i cavalli, non i politici! – e non è fantastico? Finalmente un gruppo che si occupa di veri eroi a quattro zampe, invece di quei tizi che promettono mari e monti e poi spariscono). Presieduta dall’avv. Claudio Coratella, l’Associazione si occupa di tutela degli animali, dell’ambiente e di inclusione sociale e di molte altre iniziative. Tra le varie attività c’è anche quella della rieducazione attraverso la messa alla prova, progetti di inclusione sociale finalizzati a formare i giovani in difficoltà dotandoli di competenze specifiche che facilitino il loro inserimento nel mondo del lavoro (perché, ammettiamolo, non tutti i ragazzi hanno ereditato un impero). Ci sono poi i progetti volti a contrastare l’isolamento sociale degli anziani, coinvolgendoli nelle cure dei cavalli in età avanzata (perché si sa, anche i cavalli vanno in pensione! – e chissà, magari così gli anziani si sentono meno “vecchi” di certi politici).

Il Programma della Serata: Dal Aperitivo al Ballo, con un Po’ di Glitter

Preparatevi per una serata che promette di essere più virale di un meme su Twitter! Alle 19.00, un elegante aperitivo firmato “Miss Chef” accoglierà gli ospiti (niente di meno che un tripudio di sapori, perché chi non ama un po’ di lusso culinario per mascherare le ingiustizie del mondo?). A seguire, la voce intensa della giovane cantautrice “Zua” accompagnerà l’inizio degli eventi (e sì, è una promessa: non sarà come ascoltare i discorsi noiosi dei leader di partito). L’eleganza sfilerà in passerella con l’Atelier Celli Centro Sposi, di Maria Celli (immaginate modelle che sembrano uscite da una favola, non da un dibattito TV). Dopo la cena di gala, alle 23.00, spazio al tradizionale taglio della torta e al gran ballo finale. A condurre la serata, Paola Zanoni e Marco Senise, volti noti e amati dal pubblico (sempre meglio di certi presentatori che fingono di essere neutrali), un ringraziamento anche all’artista Massimiliano Ligrani per il fattivo contributo alla buona riuscita dell’evento (e sì, anche lui ha fatto qualcosa di utile! – non come quei “creativi” che si limitano a postare foto su Instagram).

Gli Ospiti d’Onore: Da Ambasciatori a Fashion Icone, con un Tocco di Ironia

E chi saranno le star della serata? Preparatevi a un mix di VIP che farebbero invidia a un red carpet hollywoodiano. Tra gli ospiti d’onore: Dott. Remo Chiodi, Direttore Generale per l’Ippica, Ministero dell’Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste (perché, ovviamente, i cavalli hanno bisogno di un dirigente governativo, non come i cittadini normali); Simone Perillo, Segretario Generale Federazione Italiana Sport Equestri (un vero esperto di trotto, non di chiacchiere politiche); l’Ambasciatore del Brasile Renato Mosca; l’Ambasciatore dell’Afghanistan Zekriya A. Klaled; il Questore di Roma Roberto Massucci (che probabilmente apprezzerà più i cavalli che i manifestanti per le strade); e personalità del calibro di Anna Fendi (sì, quella dei vestiti! – perché chi non ama un po’ di moda che fa sentire tutti un po’ più ricchi?); Nadia Bengala, Lidia Vitale, Massimo Bomba, Jacopo Sipari di Pescasseroli, Prof. Massimo Massetti, Gerardo Sacco, Tonino Boccadamo, Ermanno de Gennaro. A coordinare l’evento, Gino Foglia e Franco della Posta. Insomma, una serata dove il cuore di Roma batte più forte, sotto il segno della solidarietà – o almeno, più forte di quanto batta durante le elezioni!

Una serata per sognare, ma soprattutto per fare del bene. Per chi volesse fare una donazione per sostenere le attività di Save A Horse, ecco di seguito gli estremi: SAVE A HORSE Italia Odv IBAN: IT 18 L 05034

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Olimpico, il big match delle curve: si sfidano le coreografie clandestine

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Olimpico, il big match delle curve: si sfidano le coreografie clandestine

“Una partita nella partita quella che storicamente le due tifoserie si contendono per il migliore spettacolo sugli spalti” #tifo #derby #spettacolo Anche quest’anno, il derby tra Roma e Lazio non è solo una questione di pallone, ma una vera e propria guerra di decibel e coreografie tra le due tifoserie. Da una parte i romanisti, con il loro “Forza Roma!”, dall’altra i laziali con il loro “Vola Lazio!”, entrambe le curve pronte a dimostrare chi è il vero re dello stadio.

La Battaglia delle Coreografie

Non si tratta solo di cantare, ma di creare spettacoli visivi che lascino il segno. La frase “Una partita nella partita” non è mai stata così vera, con entrambe le tifoserie che investono tempo e denaro per preparare coreografie mozzafiato.

Il Volume della Passione

Il volume delle urla e dei cori è direttamente proporzionale alla passione dei tifosi. “Forza Roma!” e “Vola Lazio!” rimbombano nello stadio, con i decibel che salgono alle stelle, cercando di sovrastare il rumore dell’avversario.

La Sfida Continua

Questa rivalità non si esaurisce mai. Ogni incontro è un’occasione per dimostrare chi è il più appassionato, chi sa fare più rumore e chi riesce a mettere in scena la coreografia più impressionante. La partita sul campo è solo un contorno rispetto a questa sfida senza fine tra le due tifoserie.

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Lazio-Roma, da “Ti amo” a “C/mon guys” il big match delle curve: si sfidano le coreografie segrete

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Lazio-Roma, da “Ti amo” a “C/mon guys” il big match delle curve: si sfidano le coreografie segrete

Che si tratti di un telone da srotolare sulle teste dei tifosi o di diecimila cartoncini da issare in aria per comporre una scritta, è nel frangente di un attimo che si vince il derby del tifo. Le squadre entrano in campo, i ragazzi in balaustra lanciano il segnale: in un secondo il lavoro e la fatica di decine di romanisti e laziali si materializza in un unico grande spettacolo: «Ti amo» (il romanticismo del tifo che fa discutere), «C’ mon Guys» (l’inglese che invade anche gli stadi italiani, chissà cosa ne pensa la Crusca), «C’è solo l’As Roma» (esclusivismo che fa storcere il naso ai laziali), «100/100 Lazio» (perché la matematica non è mai stata così appassionante). #Derby #Tifo #Coreografie #Roma #Lazio

Olimpico, il big match delle curve: si sfidano le coreografie segrete

Dagli anni ’70 a oggi le due curve si sono esibite in centinaia di coreografie belle da togliere il fiato. Una partita nella partita che nessun tifoso vorrebbe mai perdere, al pari del match vero e proprio. La disputa inizia nelle settimane precedenti con le prime riunioni dedicate alla ricerca dell’idea migliore. Passa per le collette di autofinanziamento, prima di tradursi in una maratona di lavoro nei capannoni fuori città.

La parola d’ordine per vincere il derby del tifo è sempre stata “segretezza”. «Meno gente ci lavora, meglio è», spiega un vecchio tifoso della Roma, tra gli autori dello spettacolo che animò la Sud nel derby del 27 novembre 1994 (segretezza che fa sembrare la CIA un gioco da ragazzi). Non appena Giannini e Signori fecero il loro ingresso in campo la curva fu ricoperta da seimila cartoncini color rosso e arancio a incorniciare 10 strisce di stoffa, lunghe 40 metri e larghe 28 ciascuna, che componevano lo stemma societario.

«Una striscia saliva dal basso e l altra scendeva dall’alto simultaneamente — ricorda — per ogni striscia c’erano tre ragazzi responsabili: due la tenevano e uno la srotolava lungo la curva». In campo uno striscione ammoniva: «C’è solo l’As Roma» (la rivalità che non conosce mezze misure). E quel giorno vinse 3-0, con Carletto Mazzone che a fine partita correva sotto la Sud con i pugni al cielo. Il mister volle abbandonarsi all’abbraccio con la sua gente prima di rilasciare le interviste.

Lo stesso fece Paolo Di Canio il 6 gennaio 2005: segnò sotto la Sud al suo ritorno in biancoceleste e puntò il dito verso i romanisti, in segno di scherno (Lazio-Roma 3-1) (un gesto che ha fatto più rumore di una vittoria). Il capitano della Lazio del resto è cresciuto in curva, da ragazzo occupava i gradoni tra le fila degli Irriducibili, l’ex gruppo leader della tifoseria laziale, sciolto nel 2020 dopo la morte del capo Fabrizio Piscitelli.

Così il 6 ottobre 1991 nacque l’idea di srotolare un enorme telone a coprire la curva: «100/100 Lazio», recitava la scritta corredata da 5mila cartoncini con il nome della squadra.

«Quello spettacolo doveva segnare un cambio di rotta — spiega Antonio “Grinta”, uno dei fondatori del gruppo nato nel 1987 — volevamo dire: durante quei 90 minuti la Lazio viene prima di tutto» (il fanatismo che supera ogni aspettativa). Una scenografia che diede il là al “derby degli stendardi”.

«Fu la prima coreografia del tifo spontaneo — ricorda Antonio — comprammo chilometri di stoffa bianca, blu, celeste: invitammo i tifosi nella vecchia sede di via Bossi e ognuno si fece il suo stendardo. Così la gente partecipò in prima persona alla realizzazione della coreografia». Il 18 aprile 1993 la Nord levò al cielo 7mila drappi biancocelesti.

Occorre attendere il 6 marzo 1994 per osservare il primo telone curato da un giovanissimo Massimo “Disegnello”, l’artista delle scenografie della Nord. «Gli feci vedere il bozzetto — ricorda ancora Antonio — gli chiesi se se la sentisse, mi disse di si». Firmò così uno delle coreografie più amate dai laziali: due braccia che sorreggono una sciarpa biancoceleste e la scritta «C.mon Guys» (un omaggio al britannico Paul Gascoigne, perché il calcio è internazionale anche nei cori). La scritta fu ripresa da un messaggio di Paul Gascoigne, che alla vigilia del derby era andato a salutare i tifosi nella sede in via Bossi.

Hanno fatto storia anche i volti dei giocatori più rappresentativi, «figli di Roma, capitani e bandiere», esposti l’11 gennaio 2015 (Roma-Lazio 2-2).

C’erano bomber Rodolfo Wolk, il capitano Agostino Di Bartolomei. «Ago» era in campo il 23 ottobre 1983, quando dalla Sud si levarono due parole rimaste nella storia del tifo. Perché, per dirla con Tonino Cagnucci, «c’è stato un tempo in cui il popolo è stato al potere e con quel potere ha detto “Ti amo”» (un romanticismo che fa sembrare i tifosi dei poeti).

Oggi è tutto pronto, alle 20.45 occhi puntati sui ragazzi in balaustra. #StadioOlimpico #Passione #CalcioItaliano

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