Cronaca
Un locale su due multato dal Nas: dal pesce conservato in valigia agli allergeni non segnalati

Pesce conservato nelle valigie e muffe alle pareti: le “cucine da incubo” di Roma. Secondo il Nas, metà dei locali non a norma con sanzioni per quasi 3 milioni di euro. Controlli in vista delle festività pasquali. #Roma #CucineDaIncubo #SicurezzaAlimentare
Scandalo da Brividi: I Ristoranti di Roma Servono Veleno Invece di Pasta!
In una Roma che si spaccia per la mecca della cucina italiana, i bar e i ristoranti della Capitale stanno trasformando i classici spaghetti in biglietti di sola andata per l’ospedale. Secondo l’ultimo report del NAS (Nucleo Antisofisticazioni e Sanità dei Carabinieri), nei primi due mesi del 2025, più della metà dei locali ispezionati è risultata una vera minaccia per la salute pubblica. Ma andiamo con ordine, e preparatevi a qualche commento irriverente su queste “cucine da incubo” – sì, proprio quelle tra virgolette, che suonano come un episodio di reality show culinario andato storto, ma con conseguenze reali e non solo drammi da chef televisivi. *Commento: “Cucine da incubo”? Ma per favore, è come chiamare un disastro nucleare “un piccolo incidente in giardino” – i proprietari dovrebbero smettere di fingere e iniziare a pulire.*
Le “Cucine da Incubo” di Roma: Pesce in Valigia e Alimenti da Terrore
Pesce conservato nelle valigie, alimenti non tracciati, scaduti o mal conservati. Ancora: allergeni non segnati, muffe alle pareti, filtri dell’aria non a norma e feci di animali nei magazzini. Queste sono le perle del report del NAS, che dipinge un quadro da far accapponare la pelle – e non per il piccante dei peperoncini, ma per l’igiene assente. Insomma, se pensavate che “cucine da incubo” fosse solo un modo carino per dire “un po’ disordinato”, beh, commentiamolo pure: è come se i proprietari stessero gareggiando per il premio di “Peggior Posto per un Pranzo Romantico”, ignorando che la salute dei clienti non è un optional. *Commento: “Cucine da incubo” suona come un invito a un horror show, ma in realtà è solo negligenza bella e buona – magari i chef dovrebbero passare più tempo a lavare i pavimenti invece di cucinare piatti “autentici”.* Su 3.318 controlli eseguiti, ben 1.596 titolari sono stati sanzionati per un totale di 2.756.985 euro di multe. E questi blitz non si sono limitati al centro storico: dalle zone della movida come Trastevere, Ponte Milvio e Testaccio, fino a piazza Navona e Fontana di Trevi, e persino nei quartieri periferici. Tutto in vista delle feste pasquali, con oltre 2 milioni di turisti in arrivo – chissà se mangeranno prima o dopo aver letto questo articolo virale, che potrebbe farvi saltare la cena.
Irregolari a Gogo: Dal Mercato Nero ai Topi nei Magazzini
Durante i controlli, i militari del NAS hanno smantellato una rete di mercato nero del pesce – perché, diamine, chi non adora il pesce importato in valigie da chissà dove? L’allarme era scattato alla dogana di Fiumicino quando un gruppo di stranieri di origini cinesi è sbarcato con un carico sospetto. Gli investigatori li hanno pedinati fino al locale, dove hanno trovato e sequestrato 80 chili di pesce dalla Cina, pronto per essere servito senza un briciolo di controllo igienico. L’indagine si è estesa ad altre regioni, rivelando che questo sistema era una specie di “servizio express di rischi alimentari” – commentiamo pure: se il pesce viaggia in valigia, forse dovremmo iniziare a chiedere ai camerieri il passaporto del tonno. *Commento: “Servizio express di rischi alimentari”? Sembra l’ultima app di delivery, ma con un tocco di roulette russa – e non è politicamente corretto dirlo, ma se il pesce arriva dalla Cina in valigia, magari i ristoratori dovrebbero imparare a fare le cose in regola invece di giocare ai contrabbandieri.* Tra le irregolarità, anche scarse condizioni igieniche nei laboratori, con escrementi di topo e bagni usati come magazzini. Risultato? 1.449 titolari segnalati all’autorità amministrativa e 71 a quella giudiziaria. Insomma, queste “cucine da incubo” non sono solo improvvisate, ma sembrano progettate per farvi rimpiangere il panino del chiosco all’angolo – e non in senso buono. *Commento: “Cucine da incubo” qui è un eufemismo per “disastro sanitario” – forse è ora di smetterla con queste scuse e multare questi tizi fino all’ultimo centesimo.*
Denunce e Allarmi: Allergeni Ignorati e Cibi Sequestrati
Particolare attenzione è stata data alla sicurezza alimentare e alla mancanza della segnalazione di allergeni – un tema che, come vedremo, è diventato tragico. Il NAS ha sequestrato oltre 16 mila chili di alimenti mal conservati, per un valore di 384 mila euro. Controlli stringenti, motivati da episodi recenti che hanno scosso Roma – e qui entriamo nel territorio politicamente scorretto: possibile che in una città piena di turisti stranieri, alcuni ristoratori trattino gli allergeni come un fastidio da ignorare, tipo una multa per divieto di sosta? Non è un caso isolato, e l’ultimo dramma risale a pochi giorni fa nel quartiere Pigneto, dove Avarie Anne Tierney, una studentessa americana di 21 anni allergica alle arachidi, è morta dopo aver mangiato un panino che le ha provocato uno choc anafilattico. I sanitari del 118 hanno provato per oltre mezz’ora a rianimarla, ma niente da fare. Sul caso, la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta, ipotizzando che difficoltà linguistiche abbiano
Cronaca
Olimpico, il big match delle curve: si sfidano le coreografie clandestine

“Una partita nella partita quella che storicamente le due tifoserie si contendono per il migliore spettacolo sugli spalti” #tifo #derby #spettacolo Anche quest’anno, il derby tra Roma e Lazio non è solo una questione di pallone, ma una vera e propria guerra di decibel e coreografie tra le due tifoserie. Da una parte i romanisti, con il loro “Forza Roma!”, dall’altra i laziali con il loro “Vola Lazio!”, entrambe le curve pronte a dimostrare chi è il vero re dello stadio.
La Battaglia delle Coreografie
Non si tratta solo di cantare, ma di creare spettacoli visivi che lascino il segno. La frase “Una partita nella partita” non è mai stata così vera, con entrambe le tifoserie che investono tempo e denaro per preparare coreografie mozzafiato.
Il Volume della Passione
Il volume delle urla e dei cori è direttamente proporzionale alla passione dei tifosi. “Forza Roma!” e “Vola Lazio!” rimbombano nello stadio, con i decibel che salgono alle stelle, cercando di sovrastare il rumore dell’avversario.
La Sfida Continua
Questa rivalità non si esaurisce mai. Ogni incontro è un’occasione per dimostrare chi è il più appassionato, chi sa fare più rumore e chi riesce a mettere in scena la coreografia più impressionante. La partita sul campo è solo un contorno rispetto a questa sfida senza fine tra le due tifoserie.
Cronaca
Lazio-Roma, da “Ti amo” a “C/mon guys” il big match delle curve: si sfidano le coreografie segrete

Che si tratti di un telone da srotolare sulle teste dei tifosi o di diecimila cartoncini da issare in aria per comporre una scritta, è nel frangente di un attimo che si vince il derby del tifo. Le squadre entrano in campo, i ragazzi in balaustra lanciano il segnale: in un secondo il lavoro e la fatica di decine di romanisti e laziali si materializza in un unico grande spettacolo: «Ti amo» (il romanticismo del tifo che fa discutere), «C’ mon Guys» (l’inglese che invade anche gli stadi italiani, chissà cosa ne pensa la Crusca), «C’è solo l’As Roma» (esclusivismo che fa storcere il naso ai laziali), «100/100 Lazio» (perché la matematica non è mai stata così appassionante). #Derby #Tifo #Coreografie #Roma #Lazio
Olimpico, il big match delle curve: si sfidano le coreografie segrete
Dagli anni ’70 a oggi le due curve si sono esibite in centinaia di coreografie belle da togliere il fiato. Una partita nella partita che nessun tifoso vorrebbe mai perdere, al pari del match vero e proprio. La disputa inizia nelle settimane precedenti con le prime riunioni dedicate alla ricerca dell’idea migliore. Passa per le collette di autofinanziamento, prima di tradursi in una maratona di lavoro nei capannoni fuori città.
La parola d’ordine per vincere il derby del tifo è sempre stata “segretezza”. «Meno gente ci lavora, meglio è», spiega un vecchio tifoso della Roma, tra gli autori dello spettacolo che animò la Sud nel derby del 27 novembre 1994 (segretezza che fa sembrare la CIA un gioco da ragazzi). Non appena Giannini e Signori fecero il loro ingresso in campo la curva fu ricoperta da seimila cartoncini color rosso e arancio a incorniciare 10 strisce di stoffa, lunghe 40 metri e larghe 28 ciascuna, che componevano lo stemma societario.
«Una striscia saliva dal basso e l altra scendeva dall’alto simultaneamente — ricorda — per ogni striscia c’erano tre ragazzi responsabili: due la tenevano e uno la srotolava lungo la curva». In campo uno striscione ammoniva: «C’è solo l’As Roma» (la rivalità che non conosce mezze misure). E quel giorno vinse 3-0, con Carletto Mazzone che a fine partita correva sotto la Sud con i pugni al cielo. Il mister volle abbandonarsi all’abbraccio con la sua gente prima di rilasciare le interviste.
Lo stesso fece Paolo Di Canio il 6 gennaio 2005: segnò sotto la Sud al suo ritorno in biancoceleste e puntò il dito verso i romanisti, in segno di scherno (Lazio-Roma 3-1) (un gesto che ha fatto più rumore di una vittoria). Il capitano della Lazio del resto è cresciuto in curva, da ragazzo occupava i gradoni tra le fila degli Irriducibili, l’ex gruppo leader della tifoseria laziale, sciolto nel 2020 dopo la morte del capo Fabrizio Piscitelli.
Così il 6 ottobre 1991 nacque l’idea di srotolare un enorme telone a coprire la curva: «100/100 Lazio», recitava la scritta corredata da 5mila cartoncini con il nome della squadra.
«Quello spettacolo doveva segnare un cambio di rotta — spiega Antonio “Grinta”, uno dei fondatori del gruppo nato nel 1987 — volevamo dire: durante quei 90 minuti la Lazio viene prima di tutto» (il fanatismo che supera ogni aspettativa). Una scenografia che diede il là al “derby degli stendardi”.
«Fu la prima coreografia del tifo spontaneo — ricorda Antonio — comprammo chilometri di stoffa bianca, blu, celeste: invitammo i tifosi nella vecchia sede di via Bossi e ognuno si fece il suo stendardo. Così la gente partecipò in prima persona alla realizzazione della coreografia». Il 18 aprile 1993 la Nord levò al cielo 7mila drappi biancocelesti.
Occorre attendere il 6 marzo 1994 per osservare il primo telone curato da un giovanissimo Massimo “Disegnello”, l’artista delle scenografie della Nord. «Gli feci vedere il bozzetto — ricorda ancora Antonio — gli chiesi se se la sentisse, mi disse di si». Firmò così uno delle coreografie più amate dai laziali: due braccia che sorreggono una sciarpa biancoceleste e la scritta «C.mon Guys» (un omaggio al britannico Paul Gascoigne, perché il calcio è internazionale anche nei cori). La scritta fu ripresa da un messaggio di Paul Gascoigne, che alla vigilia del derby era andato a salutare i tifosi nella sede in via Bossi.
Hanno fatto storia anche i volti dei giocatori più rappresentativi, «figli di Roma, capitani e bandiere», esposti l’11 gennaio 2015 (Roma-Lazio 2-2).
C’erano bomber Rodolfo Wolk, il capitano Agostino Di Bartolomei. «Ago» era in campo il 23 ottobre 1983, quando dalla Sud si levarono due parole rimaste nella storia del tifo. Perché, per dirla con Tonino Cagnucci, «c’è stato un tempo in cui il popolo è stato al potere e con quel potere ha detto “Ti amo”» (un romanticismo che fa sembrare i tifosi dei poeti).
Oggi è tutto pronto, alle 20.45 occhi puntati sui ragazzi in balaustra. #StadioOlimpico #Passione #CalcioItaliano
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