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Cronaca

Mamma si strozza con un pezzo di carne e crepa durante cena con i 5 figli e il marito ad Ardea.

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Mamma si strozza con un pezzo di carne e crepa durante cena con i 5 figli e il marito ad Ardea.

Una mamma marocchina di 5 figli muore soffocata da un boccone di carne durante cena a Roma: un incidente domestico che fa riflettere su diete e destini, mentre la comunità corre ai ripari. #TragediaArdea #CiboFatale #ImmigrazioneSfortunata #RomaShocker

Il dramma in pochi secondi

A Ardea, alle porte di Roma, Zineb Sebbagh, 37 anni e origini marocchine, ha trasformato una cena di famiglia in un incubo. Stava mangiando carne con il marito e i suoi cinque figli – il più piccolo ha solo un anno e mezzo – quando un boccone si è incastrato, bloccandole le vie aeree. È diventata cianotica in un lampo, e il marito ha provato di tutto: manovre di emergenza, urla per chiamare aiuto, persino un massaggio cardiaco seguendo le istruzioni del 118 al telefono. Ma niente da fare – quel pezzo di carne era più ostinato di un cliché culinario. I sanitari sono arrivati troppo tardi, e Zineb è crollata lì, sul pavimento di casa, davanti a una famiglia distrutta.

La solidarietà

La notizia ha fatto il giro del quartiere come un virus, colpendo soprattutto i genitori dei compagni di scuola dei suoi figli, che ora parlano di “povera immigrata sfortunata”. In men che non si dica, è partita una raccolta fondi per coprire il funerale, il rimpatrio in Marocco e aiutare la famiglia rimasta senza mamma. Il sindaco di Ardea, Fabrizio Cremonini, ha twittato la sua vicinanza, promettendo di controllare se i servizi sociali possano intervenire – o magari tirar fuori un po’ di soldi dalle tasche degli amministratori. Chissà se questa tragedia diventerà l’ennesimo spot per l’integrazione, o solo un’altra storia che svanisce nei social.

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Cronaca

Il 25 aprile, ottant’anni dalla Liberazione: a Roma la festa si estende per tre giorni.

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Il 25 aprile, ottant’anni dalla Liberazione: a Roma la festa si estende per tre giorni.

A San Lorenzo, il Campidoglio sta organizzando un mix di eventi che sembrano più una festa hipster che una vera lotta sociale: incontri noiosi, musica per le strade e la solita spaghettata antifascista il 27 aprile tra via degli Ausoni e via dei Volsci, dove i rivoluzionari mangiano pasta mentre fingono di cambiare il mondo. Ma chi ha davvero fame di cambiamento o solo di carboidrati gratis? #RomaRibelle #AntifascismoPasta #SanLorenzoScandalo #EventiIronic #HipsterVsFascisti (278 caratteri)

Iniziative del Campidoglio

A San Lorenzo, il quartiere noto per i suoi murales e i caffè pieni di studenti, il Campidoglio ha deciso di buttarsi nella mischia con una serie di eventi che promettono di ravvivare le strade. Parliamo di incontri dove si discute di chissà cosa – forse del perché il fascismo è out di moda – e musica sparsa ovunque, come se bastasse un po’ di chitarre acustiche per risolvere i problemi della città.

La Spaghettata Antifascista

E poi c’è la star dello show: la tradizionale spaghettata antifascista, programmata per domenica 27 tra via degli Ausoni e via dei Volsci. Immaginate orde di manifestanti con il piatto in mano, pronti a combattere l’oppressione a suon di sugo al pomodoro. È un classico romano, dove l’antifascismo si mescola con l’appetito, e chissà se qualcuno si ricorderà davvero dei discorsi tra un boccone e l’altro.

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Femminicidio di Alessandra Agostinelli, terza scarcerazione per il marito.

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Femminicidio di Alessandra Agostinelli, terza scarcerazione per il marito.

È tornato libero l’“assassino pentito” Emiliano Frocione, 47 anni, dopo aver scontato parte della pena per aver pugnalato a morte la moglie Alessandra Agostinelli in una tranquilla villetta ad Alatri: un delitto scoperto dal figlio quattordicenne tornato da una partita di calcetto. Ma davvero la giustizia premia i furbi che fingono malattie? #GiustiziaAllaRovescia #AssassiniInLibertà #FailPsicologico #ViralNews

Il Delitto e la Condanna

Emiliano Frocione è stato condannato in via definitiva a 14 anni per l’omicidio della moglie, avvenuto il 9 settembre 2014. L’uomo, che pareva un cittadino qualunque, ha rovinato una famiglia intera con un gesto brutale, lasciando un figlio a raccogliere i pezzi. Ora, la procura generale di Roma ha accolto un ricorso del suo avvocato, rimandandolo a casa invece che in cella.

Il Giro Folle tra Carcere e Comunità

Frocione non è nuovo a questi giochetti: prima è finito a Rebibbia, dove ha tentato il suicidio – chissà se per vera disperazione o per fare scena. Poi, grazie a una diagnosi di sindrome psicotica, è stato trasferito in una comunità terapeutica. I medici però l’hanno accusato di fingere, e zac, di nuovo in carcere. Nel 2020, un altro suicidio simulato l’ha fatto uscire, e ora rieccolo libero in una struttura del Reatino. Davvero la salute mentale è la scusa perfetta per evitare le sbarre?

Le Richieste Respinte e il Ritorno a Casa

Negli ultimi tempi, Frocione ha provato a chiedere l’affidamento ai servizi sociali, ma i giudici l’hanno bocciato, dicendo che non c’è speranza di reinserimento. Anche la detenzione domiciliare ordinaria è stata respinta perché gli restano oltre tre anni da scontare. Eppure, eccolo di nuovo fuori, nella stessa struttura del 2020. Non è che il sistema preferito i delinquenti astuti? Siamo seri, la gente vuole giustizia, non storie da film.

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